IL VOTO A TRENTO - Plotegher e Maestri da Palazzo Thun fino a Piazza Dante Super Borgonovo Re. Panetta e Lunelli vittime del crollo Upt. Dietro il Pd il vuoto, si direbbe in gergo ciclistico. Se infatti i risultati delle due principali coalizioni a livello provinciale e comunale sono sostanzialmente sovrapponibili, all’ombra del Nettuno è il peso specifico delle diverse forze a cambiare e in maniera netta.
L. Marognoli, "Trentino", 29 ottobre 2013
Il democratici sfiorano il 31%, cedendo un punto rispetto alla tornata del 2008 ma confermandosi leader indiscussi. Per trovare gli altri bisogna scendere di venti punti, dove si piazza il Patt, che sfiora l’11%, guidando un terzetto di inseguitori composto anche da Upt (9,68) e dal principale partito di minoranza, quel Progetto Trentino grisentiano che quattro anni fa ancora non esisteva e che alla vigilia del voto era circondato da molte aspettative (in gran parte tradite).
Il partito coordinato da Italo Gilmozzi riesce a riconfermarsi ai vertici, ma anche a portare in Piazza Dante le due assessore comunali Violetta Plotegher (1.971 delle sue quasi 3 mila preferenze incassate a Trento) e Lucia Maestri (1.625 su 2.675). Un risultato per nulla scontato alla vigilia, ottenuto anche con il supporto del sindaco Alessandro Andreatta, che è uscito dalle mura cittadine e si è messo a fare il globetrotter nelle valli per andare a caccia di voti per loro e la coalizione.
Ma la “miss preferenze” in città è stata Donata Borgonovo Re, che ne ha rastrellate ben 4.628 delle 10.453 provinciali, concedendosi il lusso di distanziare di quasi 1.600 voti il capolista Olivi.
Al terzo posto Sara Ferrari, di Mattarello, che è piaciuta nella sua città (2.056 voti), ma anche fuori (4.669 totali) e Mattia Civico, che nel capoluogo ha sfiorato quota 2 mila dei 3.476 voti complessivi. Sorprende che Bruno Dorigatti si sia fermato a soli 1.536 voti, settimo dopo le due assessore comunali, il che dimostra però che ha fatto il botto nelle altre città e nelle valli dove ha raccolto altri 3.500 voti. Tornando ai partiti, dopo l’exploit democratico, la notizia più rilevante è la progressione delle stelle alpine, che riescono quasi a triplicare il proprio malloppo di voti. E pensare che la precedente tornata avevano il 4%, un decimale in più dell’Italia dei Valori e un terzo dei consensi attribuiti alla Lega Nord.
Anche i trentini del capoluogo hanno dato le loro preferenze al sindaco di Vigolo Vattaro Walter Kaswalder (12,5%) e al mocheno Diego Moltrer (8,57%), ma la seconda posizione è occupata dal primo degli esclusi, Roberto Stanchina (8,86%) di Ravina, con 581 voti personali, mentre portano a casa quasi 500 voti Mauro Dallapè, segretario della sezione cittadina, e 400 tondi Sonia Leonardi. Esce ridimensionato dall’urna l’Upt, che subisce una consistente emorragia di voti, scendendo dal 13,8% del 2008 al 9,68% attuale: più del 4% in meno. Salvatore Panetta rimane il principale raccoglitore di preferenze con il 15,3%, ma non bastano a farlo entrare. Anche lui subisce le conseguenze del tracollo accusato dal partito di Dellai: si ferma a 1.035 voti contro i 1.458 della precedente tornata. Resta fuori anche Giorgio Lunelli, che dimezza le preferenze nella città dove vive, precipitando da 1.419 a 767.
E Grisenti? L’atteso ritorno dell’assessore bulldozer, dopo le disavventure giudiziarie e il tentativo di rifarsi una verginità con Progetto Trentino, lo vede raccogliere un voto su tre nella sua “creatura” a Trento, ma i suoi 2.117 voti sono meno della metà di quelli della Borgonovo Re. I 7.573 consensi personali ottenuti su scala provinciale non bastano a nasconderne la delusione davanti a taccuini e telecamere. Restando in casa di Pt, svanisce il sogno della consigliera comunale emergente Francesca Gerosa, seconda degli esclusi, ma quarta in città con 335 voti.
Tra i 5 Stelle niente seggio anche per Cristiano Zanella, già candidato senatore, che in città guadagna il secondo posto con 313 voti facendosi però superare anche “in casa” da Manuela Bottamedi, della valle dei Laghi. Nel Carroccio vittima di un vero e proprio tracollo è il coordinatore cittadino Vittorio Bridi a dimostrarsi il prediletto dagli elettori, con 195 preferenze (15,25%). In casa Forza Trentino, dice addio al seggio Claudio Eccher, che in città si fa battere dalla solandra Franca Penasa (anche lei fuori) ed incalzare da Gabriella Maffioletti che con 339 voti ne prende solo venti in meno del chirurgo-cacciatore. Bel risultato personale nella Civica Trentina per l’infermiere (anche lui di sala operatoria) Claudio Cia, che si prende la soddisfazione di raggiungere quota 594 voti, 150 più di Marco Sembenotti e dell’eletto Rodolfo Borga.
L’altra consigliera comunale Giovanna Giugni è nettamente prima con 228 voti in Sel. Analoga l’affermazione di Lucia coppola nei Verdi, con 347 preferenze. Una manciata in più di Alexander Schuster, che con 336 guida la pattuglia dei Riformisti per l’Autonomia. Tra i candidati presidente cittadini, delusione per Giuseppe Filippin, con il suo Mir fermo a 1.061 voti. Fa molto meglio di lui Ezio Casagranda, di Rifondazione, con 2.848 voti. Ma l’obiettivo di un seggio, sfuggito anche all’ex primario Emilio Arisi, resta un miraggio.
Il sindaco Andreatta:«Per noi una giornata da incorniciare»
TRENTO Vince il Pd, stravince la coalizione, entrano in consiglio le due assessore di Palazzo Thun. Il sindaco Alessandro Andreatta parla di «giornata da incorniciare». Sindaco, un’analisi a caldo partendo dall’astensionismo. Da domani tutti, vincitori e vinti dovranno lavorare per fare trionfare la politica e farla riavvicinare ai cittadini. É questa la grande sfida. Il secondo dato è che non funziona il “tanto per cambiare”: lo si vede nei numeri dei 5 Stelle, della Lega che comunque ha tenuto e nella proposta di pseudociviche che non sono locali ma localistiche. Il Trentino si è rivelato capace di smascherare chi non la racconta giusta e di riconoscere un trend positivo di governo. Terzo aspetto, il risultato molto buono della coalizione: 58% e rotti. Che sinceramente non mi aspettavo in questa misura.
Parliamo del Pd: il suo partito fa ancora incetta di voti. C’è stata una sostanziale conferma, con il 22%. Sulla città di Trento, eravamo al 31,5 nel 2008, ma vanno guardati anche i risultati successivi, il 29 e rotti sia delle comunali che delle politiche di quest’anno: vedo quindi dei miglioramenti.
Inoltre su nove eletti del Pd cinque sono della città: Borgonovo Re, Ferrari, Civico, Plotegher e Maestri.
L’elezione delle due assessore è un dato significativo. Le ha aiutate lei? Mi sono speso molto per la coalizione e penso che anche loro possano dire che da parte mia c’è stato un grande sostegno. Vorrei ricordare anche l’impegno di tutti i consiglieri comunali e della giunta. I risultati ci hanno premiato: è stata una giornata da incorniciare.
Come spiega il loro successo? Sono appassionate, competenti e generose: avevano tutte le caratteristiche per essere elette. E anche in Comune avevano ottenuto molti voti, quasi un migliaio.
Si aspettava un risultato così importante del Patt? É passato dall’8 e mezzo al 17%, raddoppiando i propri voti. Anche in città dal 4 al 10%. L’effetto trascinamento del presidente l’avevo messo in conto, ma pensavo che la lista si fermasse al 12 o 13%. É stata una delle sorprese, ma devo dire che il Patt aveva anche una buona lista: è stato premiato il coraggio di cambiare.
E l’Upt: un risultato così deludente si poteva prevedere? No, mi aspettavo che potesse mantenersi ai livelli precedenti. L’Upt aveva anche 5 o 6 candidati provenienti dal consiglio comunale dove è il terzo gruppo. Ora conferma la posizione, ma si colloca tra Patt e Progetto Trentino.
Grisenti ha ottenuto 7 mila voti, molti meno di Borgonovo Re... Bisogna guardare alle proporzioni, cioè ai voti di lista. Grisenti prende un voto su tre, quindi è comunque un uomo dei record.
Delle 6 donne consigliere, 4 sono espressione del Pd. In giunta comunale erano due. Il Pd è sempre stato attento a questo aspetto: in molte zone del Trentino si chiedeva di votare il candidato di valle ma anche una presenza femminile.
L’affermazione di Olivi, per nulla scontata alla vigilia, è segno di un Pd che ha smesso di farsi male da solo? É un voto al nostro capolista, l’unico nel segno della continuità, visto che Donata Borgonovo Re porta entusiasmo e voglia di cambiare. Continuità e discontinuità sono andate a braccetto.
Sindaco, che tipo di campagna elettorale ha fatto? Ho voluto andare nelle valli: Valsugana, Fassa, Non, Sole e Primiero. Noi magari ci lamentiamo, ma chi guarda la situazione da là ci considera dei privilegiati: abbiamo il Muse e loro magari non riescono ad avere un teatro. Un’esperienza bella, che mi ha dato motivo di ragionare.(l.m.)