Il Partito Democratico del Trentino ribadisce l'importanza della riforma istituzionale e il ruolo importante delle Comunità di valle come strumento per l'autonomia territoriale.
Trento, 17 ottobre 2013
Si è svolta questa mattina presso la sede del Pd in via Torre Verde a Trento la conferenza stampa dei candidati amministratori locali del Pd del Trentino.
Erano presenti il capolista Alessandro Olivi; Alessio Manica sindaco di Villa Lagarina; Rolando Valentini, assessore della Comunità di valle della Val di Non; Rudi Chisté, assessore della Comunità di valle Rotaliana; Luigi Olivieri, assessore della Comunità di Valle delle Giudicarie; Andrea Nardon, consigliere comunale di Baselga di Piné; Giacobbe Zortea vicesindaco di Siror e Giusi Tonini, vicesindaco di Storo.
Alessandro Olivi ha introdotto l’argomento, sottolineando come il Pd si presenti come forza di governo che però vuole dare una scossa alla riforma istituzionale; una riforma vera a propria, non un semplice cambiamento di nome dei Comprensori, che renda la Provincia meno accentratrice, che trasferisce le competenze, risorse e personale ai territori.
La Provincia è cambiata troppo poco, la prima cosa che vogliamo fare è rilanciare la riforma.
Non vogliamo contrapporre Comunità e Comuni, bensì rilanciare il governo dei territori e la loro autonomia, rendendo protagonisti i Comuni e le Comunità.
Alessio Manica, sindaco di Villa Lagarina: “L’attuale quadro istituzionale non è più sostenibile, i Comuni hanno capito che non possono da soli erogare i servizi che i cittadini si attendono, occorre puntare su unioni, associazioni, ma soprattutto sulle Comunità perché possono permettere ai territori di fare delle scelte che non sono imposte dalla Provincia”.
Luigi Olivieri, assessore della Comunità delle Giudicarie: “La Comunità è lo strumento per permettere ai territori di essere protagonisti, l’alternativa è il sindaco con il cappello in mano. Certo le Comunità devono avere veri poteri e le assemblee devono essere semplificate”.
Giacobbe Zortea, vicesindaco di Siror: “Da amministratore comunale ho sostenuto le Unioni dei Comuni, che rimane una strada giusta come lo è quella delle Comunità di valle, perché bisogna superare la logica della contrapposizione territoriale”.
Giusi Tonini, vicesindaco di Storo: “La prima sfida è quella culturale, per superare il campanilismo. Da Storo vorremmo poterci riferire alle Comunità perché le sentiamo più vicine rispetto alla Provincia che è troppo lontana”.
Andrea Nardon consigliere comunale di Baselga di Piné: “Importante è il ruolo degli amministratori locali che sono le gambe di una riforma necessaria. I Comuni non possono erogare tutti i servizi”.
Rudi Chisté, assessore della Comunità di Valle Rotaliana: “i Comuni non possono erogare tutti i servizi, ci vuole una dimensione di Comunità, ma ci vuole coraggio per fare una riforma, non bisogna lasciare il lavoro a metà”.
Rolando Valentini, assessore Val di Non: “Non deve valere la logica del ‘più grande mangia il più piccolo’, e i Comuni non vanno lasciati da soli. Ricordiamoci che le Comunità sono a servizio dei Comuni”.
Questo il documento condiviso dai candidati del PD del Trentino.
“Provincia, Comunità e Comuni, una riforma necessaria per il futuro dell’Autonomia”
Dobbiamo completare la profonda ricomposizione dell’assetto istituzionale, avviata in questa legislatura, attraverso una semplificazione/riorganizzazione della pubblica amministrazione, e il trasferimento delle funzioni dalla Provincia alle comunità locali per la cura dei territori; in una ottica di sussidiarietà verticale ma anche orizzontale per valorizzare privato sociale e privato.
Semplificazione istituzionale
Il “governo di valle” ha radici profonde per le caratteristiche orografiche nella storia del Trentino, come accade nel vicino Suedtirol, Austria e Svizzera, territori dove la Pubblica Amministrazione è un modello di efficienza. Dobbiamo trasferire funzioni ai territori riducendo il peso del potere della Provincia e, com'è espresso con chiarezza nel programma del PD, supportando i progetti di Unione dei Comuni volti alla loro riduzione. Le Comunità sono uno strumento per questo processo.
Semplificazione burocratica
Non bastano più i piccoli correttivi, occorre frantumare il macigno dell’eccesso di regolamentazione e di burocrazia, attraverso un profondo ripensamento dell’impianto normativo dell’autonomia. Il piano di semplificazione in corso sta dando i primi risultati, ma ormai non si tratta soltanto di leggi da sfoltire e di controlli ossessivi da abolire, è soprattutto una questione di coraggio: meno potere ai «controlli-freno», più potere ai «controlli-impulso», anche attraverso forme di affiancamento delle imprese, spingendosi fino alla sperimentazione di formule di autodisciplina ed autocontrollo affidate alle parti sociali ed imprenditoriali. Perché se un’impresa danneggia il territorio, o non rispetta i contratti, o aggira gli obblighi negoziati con la Provincia, i primi offesi non sono gli Assessori né i burocrati, sono gli imprenditori seri.
Le Comunità di valle
Non sono un’entità astratta o vuota ma che devono diventare sempre di più il raccordo stretto tra una Provincia snella e leggera ed i Comuni, ai quali è richiesto di farsi interpreti più prossimi del territorio. Come ogni grande riforma, anche quella delle Comunità di Valle ha bisogno di tempo e lavoro per poter entrare a regime; non é possibile tornare indietro, perché significherebbe sconvolgere anche il processo di ammodernamento della nostra stessa Autonomia, chiamata ad una trasformazione moderna che dovrebbe culminare con il Terzo Statuto.
Siamo convinti che le Comunità di Valle siano, assieme ai Comuni, uno strumento per rafforzare il ruolo dei territori, ripensare il modello di sviluppo locale su base territoriale, valorizzare le specificità ed i valori dei singoli sistemi territoriali, potenziare uno sviluppo in senso policentrico, decentrare competenze provinciali e gestire alcune funzioni in forma associata.
Ogni riforma istituzionale necessita di un lungo e complesso processo di cambiamento culturale ed organizzativo. Siamo quindi consapevoli che per dare piena attuazione alla riforma istituzionale sia necessario introdurre delle modifiche, anche dando maggiore flessibilità e variabilità all’attuazione della riforma tra un territorio e l’altro. Le nostre proposte operative sono:
1. aumento delle competenze trasferite dalla Provincia alle Comunità, anche in maniera differenziata sulla base della valutazioni delle reali capacità e necessità di ciascuna Comunità;
2. rafforzare il ruolo delle Comunità nella definizione di politiche di sviluppo, di animazione territoriale, di programmazione socio-economica e sviluppo locale;
3. attuare il trasferimento di personale anche dirigenziale alle Comunità sulla base delle competenze trasferite o delegate dalla Provincia o nell’ambito delle gestioni associate;
4. definire con maggior chiarezza la titolarità di competenze e funzioni tra Provincia, Comunità e Comuni, onde evitare sovrapposizioni e diseconomie;
5. coinvolgere maggiormente le Comunità nei processi di adozione di politiche pubbliche provinciali di pianificazione, programmazione e sviluppo;
6. definire i costi standard delle funzioni e dei servizi pubblici comunali, che se non vengono rispettati comportano l’obbligo della gestione associata;
7. fatte salve quelle già avviate, incentivare la gestione associata di funzioni, valutando la convenienza di gestione attraverso le Comunità;
8. rivedere la composizione delle Assemblee delle Comunità, in particolare riducendone il numero di componenti, mantenendo la sola elezione diretta;
9. semplificare i processi decisionali delle Comunità, anche in riferimento alle procedure di codecisione;
10. supportare, anche economicamente, nell’ambito di una stessa Comunità e per ambiti omogenei, i progetti di Unione dei Comuni volti alla fusione, eliminando le indennità di carica;
11. valorizzare, nell’ambito delle Comunità, il ruolo dei Comuni.