MATTEO RENZI «Trentino, una guida ma non s'accontenti»

Matteo Renzi ha trovato ieri a Trento un'accoglienza da pop star, sia per la folla straripante, che ha preso d'assalto la sala della cooperazione, nonostante l'orario infelice di primo pomeriggio, sia per il calore di giovani e anziani, pronti a restare schiacciati nella calca pur di potergli stringere la mano o anche solo toccarlo.
L. Patruno, "L'Adige", 15 ottobre 2013

E il sindaco di Firenze, ora candidato strafavorito alla segreteria del Pd nazionale, ha ricambiato questo entusiasmo non risparmiando elogi al Trentino e alla Provincia autonoma fino ad ora guidata dal centrosinistra autonomista, in cui il Pd è il primo partito.Si è dunque lasciato andare definendo il Trentino «punto di riferimento assoluto», «regione guida» e poi «terra straordinaria per qualità della vita e valore del tessuto economico e civile». Eppure, anche questa specie di paradiso in terra, secondo Renzi non è «immune dalla crisi del sistema Paese».
E dunque anche in Trentino ha detto: «C'è bisogno di una svolta e di non accontentarsi». Ha sorvolato sul fatto che il candidato presidente non è del Pd ma del Patt, limitandosi a dire: «È un'alleanza che credo esprimerà il futuro presidente». Ma poi rivolto ai rappresentanti locali del suo partito ha incalzato: «È importante che il Pd sia forte e che soprattutto parli dei problemi concreti quelli degli amministratori e della gente di tutti i giorni. Spero che il Partito democratico abbia la forza di mostrare il volto più bello, che non è quello dei litigi della politica romana, ma quello dei candidati che vanno casa per casa, comune per comune, piazza per piazza e provano a cambiare questo territorio per cambiare l'Italia». Autonomia integrale, problema vero. Prima del suo passaggio veloce a Trento, dove ha parlato per poco più di mezz'ora, Renzi era stato a Bolzano. In mattinata aveva tenuto il suo comizio e poi era andato a pranzo con Arno Kompatscher (Svp), governatore in pectore, e primo cittadino di Fiè, che in passato non aveva nascosto le sue simpatie per il collega sindaco in occasione delle primarie perse nel 2012. Con Kompatscher, il probabile futuro segretario del Pd, ha parlato naturalmente di autonomia e sulle aspettative delle Province di Trento e Bolzano di arrivare a un nuovo accordo con lo Stato, che definisca una volta per tutte i rapporti finanziari, con la disponibilità delle due autonomie speciali ad assumere maggiori competenze («autonomia integrale»), ieri Renzi si è mostrato interessato e ha commentato: «È un tema reale che poniamo all'attenzione della discussione politica, i problemi che ha la finanza nazionale ha portato ad avere anche degli scontri accesi nell'ultima riunione del ministro Saccomanni e i responsabili delle regioni autonome. Dal punto di vista concettuale penso che serva un'autonomia vera e un federalismo più forte a livello nazionale. Purtroppo abbiamo avuto un federalismo a parole.
Anche la Lega quando è arrivata al governo ha fatto tutto tranne che il federalismo, si pensi al finanziamento al Comune di Catania fatto nel modo più assurdo possibile appena Berlusconi diventò presidente».  Rossi aveva altri impegni. La Svp, del resto, alle elezioni politiche del febbraio scorso, aveva firmato un patto politico-elettorale a difesa dell'autonomia con l'allora segretario Pier Luigi Bersani, è chiaro che ora è interessata a sapere cosa le autonomie speciali possono attendersi da quello che sarà il prossimo segretario del Pd.Non ha colto, invece, la rilevanza politica del passaggio a Trento di Renzi, perdendosi l'occasione del bagno di folla, il candidato presidente del centrosinistra, Ugo Rossi, che ieri non ha incontrato Renzi. Rossi non si è visto nella sala della cooperazione, perché impegnato per altri appuntamenti elettorali in Vallagarina, e non lo ha potuto incontrare neppure dopo, visto che il sindaco di Firenze era atteso a Verona e la sua tappa trentina si è limitata all'incontro pubblico e via.
Evidentemente Rossi, da autonomista un po' allergico alla politica nazionale, benché il Pd sia un alleato sia a Roma che a Trento, non ha colto neppure l'opportunità di una stretta di mano con Renzi per rassicurare quell'elettorato del partito democratico che non ha ancora digerito l'idea di dover votare un candidato presidente delle Stelle alpine. Renziani? È una malattia. «Il Pd se vuole essere fedele al suo compleanno (ieri 14 ottobre del 2006 nacque il Pd, Ndr.) e iniziare a camminare sulle sue gambe a sei anni - ha detto ieri Renzi parlando della sua idea di partito - deve avere il coraggio di non rinviare più quello che non è stato fatto negli ultimi 20 anni. Deve dire alcune idee chiare. Accanto alle vostre elezioni ci saranno le primarie che faremo con altri tre candidati con cui c'è stima. Il primo impegno l'ho preso io: il giorno dopo le primarie io non voglio sentire parlare di correnti perché va bene stare insieme e anche litigare sulla base delle idee, ma non ti dividi sulla base di un cognome, dell'appartenenza o della fedeltà di un leader».
E questa affermazione ha scatenato l'applauso, anche perché poi il candidato segretario ha aggiunto: «Non pensate che dopo le primarie ci siano i renziani. Il renziano è una malattia, ma si guarisce con le idee, dicendo io non sono renziano ma penso questo e quest'altro.
Il congresso è importante anche per la vostra campagna elettorale. È importante che ci sia un Pd che dica con chiarezza cosa vuole fare contro gli sprechi della politica, sprechi di soldi sì, ma contro uno spreco più grande che può fare la politica che è quello della speranza dell'intelligenza e le capacità e il talento dei giovani. Se succede questo vuol dire che un partito ha perso la sua ragione d'essere».


RENZI E' ACCOLTO COME UNA ROCKSTAR
Il probabile futurosegretario del Pd accendel’interesse per questacampagna elettoralee il suo richiamo di folle dà la carica al partito. Non fa salire i candidati sul palco, tenendosi lontanodalle battaglie interne,ma si circonda di gentecomune che chiedesperanza alla politica.
L. Patruno, "L'Adige", 15 ottobre 2013
Matteo Renzi ha dato la scossa al Partito democratico trentino e insieme la carica ai candidati, un po' ammosciati e diffidenti tra loro, dopo la delusione della mancata conquista della leadership della coalizione andata all'autonomista Ugo Rossi. Il Pd c'è. È un grande partito e ha un grande obiettivo: dare speranza agli italiani, dimostrando di «saper fare». 
«Il "Trentino può" mi piace - esordisce Renzi citando lo slogan scelto dal partito per le elezioni provinciali - perché spinge a un nuovo inizio. Io vengo da Firenze dove, invece, c'è un sostanziale pessimismo cosmico. Il grande Bartali diceva "l'è tutto sbagliato, tutto da rifare", noi diciamo sempre "non se' pode", anche se poi le cose le facciamo. Ma si può è bello: è come il "Yes we can" di Obama e il "Si può fare" di Veltroni».ll giovane sindaco di Firenze e probabile futuro segretario nazionale del Pd è un istrione.
E ieri ha riempito fino all'inverosimile la sala della cooperazione, alle tre e mezza di pomeriggio di un lunedì di lavoro, cogliendo di sorpresa gli organizzatori del Pd trentino, che non si aspettavano che Renzi riuscisse a richiamare una tale folla di cittadini, tra cui tantissimi giovani, anche studenti delle superiori, mischiati a molti capelli bianchi. Alle 15.15 la sala è già strapiena e per ragioni di sicurezza gli organizzatori decidono di bloccare l'accesso lasciando in strada ancora decine di persone. Ma tempo un quarto d'ora e - puntuale - appare Renzi, fatto entrare da una porta laterale, il quale però vedendo l'assembramento e sentendo le urla degli esclusi, che cercavano di richiamare la sua attenzione, fa cenno di lasciarli entrare tutti e allora è stato un fiume in piena.
Alla fine Renzi si ritrova circondato sul palco dalla gente comune, mentre non ha voluto intorno a sè nessuno dei 34 candidati della lista del Pd, che era seduti - quasi tutti presenti - nelle prime file della platea. E forse era proprio quello che voleva. Sentire la gente intorno, mentre i candidati, i politici, gli stavano di fronte. Il Pd di Renzi parla ai delusi. «Abbiamo fatto una campagna l'altra volta - incalza  Matteo Renzi  - dicendo che il Pd doveva prendere i voti dei delusi del centrodestra e mi è stato detto: tu sei un pericoloso infiltrato. Io avevo solo detto che se vogliamo vincere le elezioni, avendo perso quelle della volta prima, o si prendono i voti degli altri o riperdi: è matematica. E se non prendi i voti degli elettori del centrodestra, poi va a finire che prendi il voto di Brunetta in Parlamento. Delle due, secondo me è meglio la prima».
Ed esplode l'applauso più fragoroso, dei numerosi che l'hanno interrotto. Poi il candidato segretario, dalla battuta pronta, oltre all'obiettivo del voto degli elettori berlusconiani delusi indirizza l'attenzione anche ai delusi da Beppe Grillo. «Devono votare per il Pd anche i delusi da Grillo» e chiede al pubblico se c'è qualcuno che ha votato M5S. E siccome tutti scoppiano a ridere, per quella che lui stesso definisce una gag, chiosa: «Evitiamo di fare gli splendidi, perché siccome Grillo ha preso il 25%, vuol dire che in famiglia uno su quattro, figlio, zio, nipote, ha votato per lui. Ma lo hanno fatto perché chiedeva un cambiamento radicale, una politica trasparente.
Questa scommessa Grillo l'ha persa in questi sei mesi. Possono nascondersi sui tetti quanto vogliono e scappare dalla realtà, ma l'hanno persa, se noi andremo casa per casa a riprendere i voti di Pdl, Grillo, Lega, ma anche dei delusi del Pd, che sei anni fa si misero in fila alle primarie per votare». 
Voto Trentino, basta polemiche. Matteo Renzi è stato bene attento a non farsi trascinare nella polemica interna tra i candidati Pd, anche se il renziano  Luca Zeni  lo ha seguito per tutto il giorno, andando persino a Bolzano la mattina, dove c'era l'incontro con il Pd altoatesino e la Svp, e si è fatto vedere al suo fianco all'arrivo alla sala della cooperazione, insieme al coordinatore provinciale del Pd,  Italo Gilmozzi , a  Elisa Filippi , responsabile del comitato trentino per Renzi, e al sindaco di Rovereto,  Andrea Miorandi , che è rimasto incollato a Renzi per tutto il tempo. I candidati c'erano quasi tutti. In prima fila il capolista del Alessandro Olivi , che lo ha salutato insieme agli altri. Al termine del comizio commenta: «Renzi ha uno straordinario talento comunicativo, la gente percepisce in lui l'energia e la capacità di portare elementi di innovazione della politica. E quello che mi è piaciuto molto è che rispetto al rottamatore, oggi il Renzi che si appresta a fare il leader del Pd ci dice che il cambiamento nella politica non passa necessariamente dall'antipolitica».
L'esortazione di Renzi al Pd trentino è chiara: «C'è bisogno che il Pd faccia un bel risultato, mettendosi alle spalle ciò che è accaduto, anche le polemiche e le discussioni, le cose che non hanno funzionato, perché evidentemente ci sono state. Dobbiamo spalancare il Pd, non credo a un Pd che si chiude nella riserva indiana, ma a un Pd curioso che va a prendersi i voti casa per casa. Non credete a chi vi lascia fuori. E ai ragazzi più giovani dico: andate da vostra zia e portatela ai seggi a votare Pd con voi, perché queste non sono le elezioni dei candidati, sono le vostre elezioni. I candidati sono al massimo i rappresentanti della vostra speranza, l'idea che oltre la crisi, con il lavoro il Trentino può».
Ripete lo slogan.Renzi parla poi di amnistia diseducativa, di lavoro, di delocalizzazione di aziende in Germania e Austria, di burocrazia da cambiare, anche se riconosce che «il Trentino è un territorio dove le cose vanno decisamente meglio in fatto di burocrazia», e di «recupero della dimensione di appartenenza alla comunità».
E citando la campagna di marketing della Nutella e della Coca cola, che mette il nome delle persone sui barattoli, dice: «Sembra una cosa banale, però dà l'idea che in tempo di anonimato tu hai bisogno di essere chiamato per nome. C'è bisogno di relazione. Hai bisogno di guardare l'altro come cittadino. E noi del Pd non siamo un'accozzaglia di gente, ma donne e uomini che pensano di poter cambiare la propria terra, il Trentino, per far diventare un luogo dove si sta bene in un luogo dove si sta meglio». 


LA SALA PRESA D'ASSALTO: "LUI SA DARCI SPERANZA"

Il «ciclone» Renzi ha colpito nuovamente. Sono state diverse centinaia le persone che ieri pomeriggio sono accorse a sentire il sindaco di Firenze arrivato a Trento per lanciare la volata del Pd alle provinciali. I primi sostenitori hanno raggiunto la sala della Cooperazione già un'ora prima che arrivasse Renzi. Uno dopo l'altro in pochissimo tempo i posti a disposizione si sono riempiti tanto da costringere l'organizzazione a liberare spazi nelle prime file originariamente riservati per i Vip. 
G. Fin, "L'Adige", 15 ottobre 2013
Il sindaco di Firenze, candidato alla segreteria nazionale del Pd, non si è fatto aspettare arrivando addirittura qualche minuto prima delle 15.30.Ad attenderlo all'esterno moltissime persone che, giunte in via Segantini, hanno dovuto fare i conti con gli uomini della sicurezza impegnati a sbarrare l'entrata a causa della capienza massima già raggiunta in sala. 

Tra cori da stadio di chi urlando «Matteo, Matteo» cercava di attirare l'attenzione, è stato proprio Renzi a far «saltare» la sicurezza.Senza pensarci due volte ha invitato la folla ad entrare ignorando i segni di disappunto arrivati dall'organizzazione. Ecco allora che pur di ascoltare il «verbo» di Matteo Renzi molti hanno trovato posto in piedi, appoggiati ai muri, oppure seduti per terra o sugli scalini esterni cercando di allungare l'orecchio per ascoltare qualche parola dell'intervento. 
«Non sono mica riuscita ad entrare - ci dice sconsolata Linda Cosser seduta sugli scalini appena fuori dalla sala - ma comunque ho sentito lo stesso quello che ha detto. Per me è un leader, riesce a dare entusiasmo e qui da noi serve. Poi è anche giovane e sa quello che dice. Anche qui da noi servirebbe una persona del genere e speriamo che arrivi». Ad ascoltare il sindaco di Firenze sono arrivati tantissimi ragazzi e ragazze, in pochi con la tessera di qualche partito, ma tutti curiosi di sentire quello che per molti sembra essere «l'Obama» italiano». 
«È la seconda volta che lo sento - dice Giovanni Zaniol - e quando esco da un suo intervento sono davvero entusiasta. Riesce davvero a creare la passione per far rialzare tutti assieme il nostro Paese e fa venire la voglia di mettersi in gioco e spendersi per cambiare qualcosa». 
In sala, papà, mamme con passeggini e anche anziani curiosi arrivati esclusivamente a sentire il leader fiorentino. Renzi riesce a stregare chi fino ad oggi non ha mai votato per il Pd. «Io sono di un altro partito - rivela Mario B. - ma Renzi ha belle idee e sa coinvolgere. Per tanto tempo abbiamo avuto politici che non sapevano sentire il polso della gente. Lui invece agita la folla e fa venir voglia di fare qualcosa». 
Anche per Elena Sattler, appena uscita dalla sala, «Renzi sa comunicare entusiasmo. Mi è piaciuto davvero tanto - dice - ed ha le idee chiare. È anche un viso fresco e per la nostra politica questo serve molto». Non tutti i commenti dei cittadini rimasti fuori dalla sala sono comunque positivi. Per Adriana di Trento, seduta su una panchina all'esterno, «Renzi è prima di tutto un amministratore essendo sindaco. Sarebbe stato più bello vedere a Trento qualche esponente centrale del Pd come Pierluigi Bersani oppure Walter Veltroni».