Diego Mosna, Grisenti, Viola e Borga? «Sono il centrodestra, sono forze che vogliono far tornare indietro il Trentino. Altro che nuovi: sono il vecchio e il passato. Il loro programma, come dice Lorenzo Dellai, è un mix di demagogia e fandonie». Bruno Dorigatti, Pd, presidente del consiglio provinciale, è all'inizio della sua giornata di candidato: alle 9 è a Pergine, davanti al gazebo del Pd, per convincere gli elettori.
A. Conte, "L'Adige", 14 ottobre 2013
Interrompe il volantinaggio per dare la sveglia al proprio partito e attaccare quella che considera la propaganda di chi è con Mosna.
Dorigatti, lei sta battendo il Trentino per ascoltare le richieste degli elettori. Che impressione ha? Incontro giornalmente gruppi di lavoratori, operai e pensionati che mi parlano della crisi, delle difficoltà economiche, di paura per il futuro. E mi accorgo che nel dibattito elettorale non sta emergendo con chiarezza la posta in gioco il 27 ottobre. Il Trentino, che su molti aspetti è un esempio per il resto d'Italia, deve andare avanti.
E invece? Invece vedo un rischio: che per colpa di una campagna elettorale apatica, gli elettori premino forze che vogliono farci tornare indietro, cosa che non ci possiamo permettere.
A quali forze fa riferimento? A quello che io definisco centrodestra: cioè a quelli che oggi sono con Mosna e al loro programma. Hanno provato a metterci una pezza, ma nelle proposte ufficiali parlano di mense e dormitori per i poveri, cioè di un welfare paternalistico che non promuove opportunità per le persone e che non è solidale. Vogliono poi smantellare anche la sanità pubblica, e parlano perciò di voucher. Dicono di voler abolire le Comunità di valle, ma non propongono l'alternativa per ridurre i costi o il numero dei Comuni, obbligandoli ad aggregarsi: la democrazia diffusa è un valore, ma resiste solo se si riducono i costi, non se li si aumenta.
Le civiche si dichiarano lontane dai partiti. Perché parla di centrodestra? Faccio notare che Viola e Borga fino all'altro giorno, legittimamente, erano con Berlusconi, con chi è responsabile del disastro finanziario dell'Italia che ora pesa anche sulle casse dell'autonomia trentina. Il passato non si cancella,
Ma Grisenti non apparteneva a quella parte... Mi chiedo con quale faccia si proponga come nuovo Grisenti che è stato al governo per anni e che dopo la trafila giudiziaria ha pensato bene di proporsi come «avversario del sistema»: non è credibile.
E del candidato presidente Mosna cosa pensa? Mosna è lo specchietto per le allodole, tanto che ha già detto che non rimarrà in consiglio se perde. Secondo me questo è uno schiaffo alla democrazia: non possiamo farci governare da queste persone. Non possiamo pensare che arrivi chi vuole smantellare le istituzioni democratiche e chi pensa di spazzare via un modello come quello della coesione e concertazione che ha dato forza al Trentino. Dobbiamo puntare a dare risposte nuove, salvaguardando quanto di buono è stato fatto dalla giunta uscente, per costruire una terra che sappia dare lavoro, crescita ed essere solidale.
Su tali temi però la campagna del suo partito, il Pd, appare poco presente. La premessa è che nel Pd nessuno deve remare contro o pensare di smantellare quanto fatto fino a oggi dalla giunta, una cosa che ha dell'incredibile: tutti dobbiamo impegnarci, invece, per il partito e per la coalizione, sostenendo Olivi, il capolista, e non boicottandolo. Se non faremo così, il centrodestra avanzerà e chi pensa che le elezioni servano solo a decidere chi farà il vicepresidente della giunta, non ha capito nulla di quello che sta accadendo in Italia e in Trentino.
In che senso? Prima di tutto, bisogna lavorare assieme, non andando uno per sé, per far vincere Ugo Rossi, la coalizione e la proposta del Pd. Poi vengono i destini personali: chi pensa che si sia già vinto, fa un errore clamoroso.
Cosa bisogna cambiare nella campagna elettorale? Occorre recuperare lo spirito del 2008, quando Pacher era il leader riconosciuto dai nostri militanti. Su welfare, lavoro e sviluppo eravamo davanti a tutti e le urne ci hanno premiato. Il Pd deve tornare a essere un progetto collettivo, come dice Pacher, in cui gli interessi personali vanno messi al servizio di obiettivi più grandi.
Cioè? Pacher ci ha insegnato una cosa: nessuno è indispensabile. Dovrebbero capirlo in molti nel Pd. Qui c'è in gioco il Trentino: dobbiamo andare avanti, mettere a frutto quanto fatto finora per tutelare i più deboli e per la crescita sostenibile. Va detto ai trentini che la crsi non è finita e che non bisogna cedere alle sirene della nostalgia di un passato che non può tornare. Bisogna convincere i trentini a guardare avanti con fiducia, speranza e determinazione.