Riforma istituzionale e amministrativa, la nostra sfida

Il Centrodestra, comprese le liste sedicente civiche, conferma la propria impostazione demagogica e superficiale: riforma istituzionale e amministrativa sono questioni troppo importanti per essere affrontate in modo semplicistico e per essere affidate a chi è in grado solo di produrre slogan. La destra, tipicamente, nel momento in cui si affrontano le elezioni, ripropone le classiche parole d'ordine: meno tasse, meno pubblico, meno regole. C'è differenza però tra enunciare i problemi ed essere in grado di risolverli. Per fare le riforme bisogna avere coscienza della complessità della realtà, costruire consenso e alleanze responsabili. Non è tutto semplice e facile.
Alessandro Olivi, "L'Adige", 6 ottobre 2013 

Il Partito Democratico, all'interno della collaudata e solida piattaforma del centrosinistra autonomista, ha gli strumenti, le capacità e la sensibilità per rispondere ai cambiamenti che i prossimi anni ci prospettano come inevitabili.

Sulla riforma istituzionale dobbiamo partire dalla consapevolezza che il “governo di valle” ha radici profonde, per le sue caratteristiche territoriali, nella storia del Trentino. Dobbiamo rivolgere lo sguardo verso queste "autonomie nell'Autonomia", prevedendo un assetto amministrativo centrale che sia leggero ed efficiente, che demanda ai territori responsabilità di governo e determinazione. Meno Provincia, più territori. Supporto ai progetti di Unione di Comuni, come è previsto nel programma del Partito Democratico, più efficienza e risorse.

È questo che mi chiedono con forza, anche in queste settimane, molti Sindaci, amministratori e cittadini negli incontri che teniamo in tutto il Trentino.

Subito dopo le elezioni occorre imprimere un'accelerazione coraggiosa e avviare subito il processo di migrazione di responsabilità decisionali e capitale umano dal centro, la Provincia, verso i territori.

Sul tema del rapporto tra pubblico, impresa e cittadini non aspettiamoci cure miracolose da improvvisati profeti, perché il Trentino non ha bisogno di miracoli, dati i suoi robusti equilibri economico-sociali; ha bisogno di farli emergere nel lavoro, nello studio e nella solidarietà.

Non bastano più i piccoli correttivi: occorre frantumare il macigno dell’eccesso di regolamentazione e di burocrazia, attraverso un profondo ripensamento dell’impianto normativo dell’autonomia. Il piano di semplificazione in corso sta dando i primi risultati, ma non si tratta soltanto di leggi da sfoltire e di controlli ossessivi da abolire, è soprattutto una questione di coraggio: meno freni e più impulsi, anche attraverso forme di affiancamento delle imprese, spingendosi fino alla sperimentazione di formule di autodisciplina ed autocontrollo affidate alle parti sociali ed imprenditoriali. Perché se un’impresa danneggia il territorio, o non rispetta i contratti, o aggira gli obblighi negoziati con la Provincia, i primi offesi non sono gli Assessori né i burocrati, sono gli imprenditori seri.

Vogliamo una Provincia meno ipertrofica e più efficiente, con poche regole, più chiare ed univocamente interpretabili, che investe con fiducia sulla responsabilità delle imprese e non su atteggiamenti oppressivi.

Questi sono temi che appartengono profondamente alla cultura del centrosinistra autonomista, e che fondano l'identità riformista del Partito Democratico del Trentino. Su questi argomenti non siamo intenzionati ad arretrare né tantomeno ad accettare la deriva semplicistica e populista dei nostri avversari.