TRENTO «In tutti gli incontri che ho avuto con i lavoratori, non ho mai avvertito alcun cedimento. L’unità è sempre stata massima. Forse però, ora, qualcuno vuole dividerli, questi lavoratori. E sarebbe un atto pericolosissimo». L’assessore provinciale all’industria Alessandro Olivi teme anche questo: che all’esterno della fabbrica si stia cercando di strumentalizzare la situazione, infiltrandosi nello stabilimento in prima persona. "Trentino", 18 settembre 2013
Ma è un’ipotesi estrema, anche per Olivi. Che preferisce invece pensare al gesto isolato dettato dall’esasperazione. «Un gesto che però fa male a una moltitudine di persone che non si sono scoraggiate - afferma - e che hanno manifestato la propria rabbia mobilitandosi, ma comunque nell’ambito di un confronto civile e democratico». E sono loro, aggiunge l’assessore, i primi ora ad essere preoccupati per eventuali ripercussioni dell’attentato sul percorso che Whirlpool, Provincia e sindacati hanno avviato per trovare un futuro al sito produttivo. Che però non dovrebbe subire contraccolpi: a giorni infatti le parti torneranno a sedersi a un tavolo per la stipula del contratto relativo ai 3 milioni di euro che saranno messi a disposizione dell’azienda proprio per azioni di “scouting” in chiave reindustrializzazione: la ricerca cioè di nuove attività produttive in grado di subentrare a Whirlpool, oltre che per ulteriori iniziative di formazione dei lavoratori. «Vivo questa vicenda con il ruolo di chi si è impegnato per dare una risposta in termini di futuro - afferma l’assessore - e non esagero nel dire che, fin dai giorni dell’annuncio choc della chiusura, la responsabilità e la dignità dei lavoratori, benché provati e scossi, sono stati gli elementi che in questi mesi ci hanno consentito di ragionare, e di progettare e costruire un concreto piano sociale di accompagnamento in grado di limitare l’effetto dell’amputazione di una realtà importante come la Whirpool dal tessuto produttivo trentino». Una prospettiva che ha permesso alle parti di sedersi a un tavolo, «superando le lacerazioni iniziali in una logica costruttiva di comune responsabilità». Ora, conclude Olivi, «quanto è stato fatto fino a questo momento va salvato, mantenendo la coesione fin qui dimostrata: i lavoratori sappiano che non lesineremo energie e mezzi per non lasciarli soli».
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