Sanità trentina, così va migliorata

Siamo ancora agli inizi della campagna elettorale e le varie forze politiche stanno perfezionando squadre e programmi, ma le prime avvisaglie del dibattito sui temi attinenti al Sistema Sanitario Provinciale (SSP) in generale, ed al futuro, suo o di alcuni suoi presidi, in particolare, ne fanno già intravedere le strategie.
Per il Centro Sinistra Autonomista (schieramento in cui mi riconosco) le principali esternazioni sono venute (e non poteva essere altrimenti dato il suo ruolo di Assessore alle politiche della salute in carica) dal candidato Presidente Ugo Rossi che pare muoversi su una precisa direttiva strategica: la rivendicazione della bontà del Servizio sanitario trentino e la rassicurazione sul suo mantenimento/ miglioramento.
Giuseppe Vergara, "L'Adige", 7 settembre 2013

La strategia degli altri schieramenti, al contrario, poggia sulla denuncia/ critica di qualche (dis)servizio e sulla preoccupazione, diffusa e non infondata, di un depotenziamento dei presidi ospedalieri di valle e di Rovereto.
Le due strategie hanno solide basi, ma hanno in sé il germe della degenerazione: verso il trionfalismo autoreferenziale e miope da una parte e verso la demagogia ed campanilismo inconcludente dall'altra.Non c'e dubbio che il nostro sia un buon Servizio sanitario e che sia giusto rivendicarlo in campagna elettorale.
Ma veicolare messaggi di supremazia in campo europeo e nazionale rifacendosi a «classifiche» che si riferiscono allo stato di salute della cittadinanza e non alla efficienza dei sistemi sanitari (l'European Regional Competitiveness Index) o a dati che per natura, fonte ed intendimenti non si prestano a stilare graduatorie (i dati 2012 del Laboratorio Management e Sanità della Scuola S.Anna di Pisa, per altro ancora non pubblicati) rischia di far perdere il contatto con la realtà e di non far vedere le criticità che ancora ci sono nel nostro Servizio sanitario: i punti nascita, le reti ospedaliere, le liste di attesa, la migrazione passiva, la medicina di base, la assistenza territoriale per le patologie croniche, per citarne alcune.
La assenza di un progetto chiaro ed organico del futuro assetto del Servizio sanitario con particolare riguardo al Servizio Ospedaliero Provinciale è verosimilmente legato alla fase iniziale del dibattito e sarà sicuramente colmata nel programma di coalizione.
Le forze politiche che non si riconoscono nel Centro Sinistra Autonomista fanno perno invece sulla «preoccupazione» per un possibile un depotenziamento delle strutture ospedaliere periferiche e di Rovereto. La preoccupazione è giustificata e bisogna adoperarsi perché ciò non avvenga. Ma bisogna farlo senza indulgere alla demagogia ed al campanile e senza drammatizzare scelte razionali come, ad esempio, la chiusura della Riabilitazione cardiologica di Ala (a patto, beninteso, che essa venga trasferita a Rovereto, in locali contigui alla Cardiologia).
L'Ospedale di Rovereto si difende argomentando e documentando che un sistema sanitario per più di 500.000 persone e con una forte migrazione passiva meglio si regge su due poli di riferimento: uno, il principale, a Trento, l'altro, integrativo del principale, a Rovereto, come è stato fino ad ora e con ottimi risultati. Non è vero che il volume di procedure (questa è una delle argomentazioni dei propugnatori dell'accentramento) sia in un indicatore affidabile di qualità del risultato (più fai, più fai bene), senza contare poi le positive ricadute sul paziente, sui familiari e sulla performance di tutto lo staff assistenziale (Medici, Infermieri e Operatori Socio-Sanitari), della conclusione dell'intero iter diagnostico e terapeutico in un unico Centro, per la maggior parte delle patologie (non per tutte, ovviamente).
Gli Ospedali di Valle, se vogliamo veramente garantire la equità di accesso alle prestazioni a tutti i cittadini del Trentino indipendentemente dal luogo in cui si manifesta il bisogno di assistenza, non si difendono sventolando la bandiera di attività chirurgiche di basso livello e/o superspecialistiche (non dico che queste non debbano esserci). Si difendono invece potenziando la possibilità di stabilizzazione e gestione temporanea delle emergenze (in attesa del trasferimento) e implementando la organizzazione a rete, ancora incompleta nel nostro Trentino.
Questo vuol dire potenziare i trasporti secondari e assegnare ad ogni Ospedale, per le patologie a più alto impatto clinico, epidemiologico e sociale, il livello soglia di complessità a cui la assistenza deve passare alla struttura di riferimento in base a protocolli concordati, condivisi e deliberati (è la deliberazione degli organi di governo della Azienda sanitaria o della giunta provinciale ciò che qualifica la rete ospedaliera e la differenzia dalla organizzazione basata su «accordi tra professionisti»).Tutto il sistema infine si difende dando concretezza, amministrativa e contrattuale, al Servizio Ospedaliero Provinciale: a cominciare dal DRG unico per ogni singolo ricovero pur se avviene in più Ospedali provinciali, per finire a nuovi assetti organizzativi e contrattuali che prevedano, promuovano ed incentivino (non solo dal punto di vista economico) la mobilità interospedaliera dei professionisti: perché il pericolo maggiore per gli Ospedali di Valle e, conseguentemente, per tutto il nostro Servizio Ospedaliero, può venire dall'impoverimento culturale dei professionisti e dalla difficoltà di reperirne per il necessario ricambio.