Tonini: «Un condannato lascia la politica»

TRENTO «In quale Paese un ex presidente del consiglio condannato in via definitiva per frode fiscale non lascia la politica ma chiede l’agibilità politica?». Il senatore del Pd Giorgio Tonini parte da qui, da una conclusione politica che viene prima della discussione su quello che succederà, da oggi, nella giunta per le immunità del Senato chiamata a decidere sulla decadenza di Berlusconi da senatore.
C. Bert, "Trentino", 9 settembre 2013



«Riconosco che in una parte della sinistra c’è un sentimento giustizialista, lo sappiamo - ammette Tonini - però io me ne sento estraneo, ho sempre pensato, come Renzi, che Berlusconi vada battuto politicamente e non per via giudiziaria. Ma onestamente in questo caso mi pare che si vada a cercare la pagliuzza nell’occhio del Pd e che non si veda la trave. E la trave è un leader politico, un ex presidente del consiglio, con una condanna passata in giudicato per il reato gravissimo di frode fiscale. Ecco, io penso che in questa situazione un leader lascia la politica, non chiede l’agibilità politica». 

«Il Pdl - continua Tonini - deve imparare a fare senza Berlusconi. Del resto la Cdu in Germania ha rinunciato a Kohl e i gollisti in Francia a Chirac». Sui prossimi sviluppi nella giunta per le elezioni, il senatore spiega: «La posizione del Pd è chiara, a Berlusconi va dato tutto lo spazio per produrre i propri argomenti dentro la giunta, mi sembra una richiesta legittima sua e del Pdl, ma non vedo motivi per non votare la decadenza. Il relatore Augello è del Pdl e questo è il massimo delle garanzie». Ma Tonini avverte: «Non è accettabile in nessun modo un ricatto sul governo da parte di Berlusconi perché questo violerebbe uno dei punti di quel patto, che le vicende giudiziarie del Cavaliere sarebbero rimaste separate dalle vicende dell’esecutivo».
Quanto a eventuali ricorsi che potrebbero bloccare i lavori della giunta, Tonini è scettico: «Da quel che mi risulta la Corte dei diritti dell’uomo esamina i provvedimenti ex post e non nel corso del loro svolgimento, mi sembra difficile sostenere questa strada». E su un eventuale ricorso alla Corte costituzionale sulla legge Severino, «deciderà la giunta nella sua autonomia - dice Tonini - ma a me pare una forzatura, non ha precedenti ed è contro il buon senso. Perché il parlamento se ritiene che una legge non sia costituzionale, la cambia, non va alla Corte».
Molto diversa la posizione del senatore della Lega Sergio Divina, per il quale il giudizio della giunta del Senato sulla decadenza di Berlusconi dovrà essere «un giudizio di responsabilità». «Si prenda il tempo necessario e si dia un giudizio tecnico, se farà così la giunta uscirà con un giudizio più sereno che eviterà di far saltare il governo». A sorpresa, Divina si schiera tra i sostenitori dell’esecutivo di larghe intese: «In un Paese che per la prima volta dopo anni intravede un po’ di respiro all’orizzonte sarebbe sciagurato far saltare il banco . Per rimettere in sesto l’Italia c’è bisogno di stabilità, allora mettiamola in sicurezza e facciamo le riforme, in primis quella elettorale». Sul piano giudiziario, il senatore leghista riconosce che «c’è una sentenza definitiva di condanna» ma avverte: «Le sentenze contro Berlusconi lasciano molti aloni. Abbiamo assistito ad un’accelerazione mai vista anche da parte della Cassazione». Ecco perché Divina il suo consiglio agli uomini Pdl vicini a Berlusconi lo ha dato (via sms): «Silvio vada in galera e faccia vedere che contro di lui c’è stata un’ingiustizia. Lo faranno uscire dopo tre giorni e ne uscirà con il popolo al suo fianco, più forte che non affidandosi ai cavilli legali». (ch.be.)