A 67 anni esatti dallo storico accordo di Parigi tra Alcide Degasperi e Karl Gruber, in un periodo di crisi economica ma anche di costruzione del Terzo Statuto, la ricorrenza del 5 settembre è stata salutata con la “Festa dell’Autonomia”. E il presidente del consiglio Bruno Dorigatti ha colto l’occasione per sottolineare la delicatezza dell’attuale periodo, in cui l’autonomia «rischia di essere sopravanzata da una crescente restaurazione neocentralista», un processo in atto da alcuni anni che si è manifestato, dice Dorigatti «soprattutto attraverso rilevanti condizionamenti sul piano finanziario anche se correlati ad uno stato di eccezionalità economica del Paese. "Trentino", 6 settembre 2013
Di fronte a ciò non possiamo tacere il senso di crescente disagio che pervade i livelli amministrativi, ma anche la comunità nel suo complesso, davanti al reiterarsi di onnivore e persistenti richieste di sacrifici. Si tratta di un percorso involutivo e quasi a ritroso nei nostri rapporti con lo Stato - procede il presidente del consiglio -. Un'involuzione resa ancor più evidente dalla crescita esponenziale del contenzioso in materia di applicazione dello Statuto». Per Dorigatti, anziché erodere l'esperienza autonomistica sarebbe « più attuale» allargare il modello autonomistico ad altre realtà territoriali, «in un effettivo spirito europeistico». Proprio negli ultimi anni l'autonomia trentina ha dato rilevanti segni di vitalità, insiste Dorigatti: dall'anticipazione «lungimirante» sul contenimento dei costi della politica, all'elaborazione di moderni modelli di risposta alle emergenze improvvise innescate dalla crisi. Dall'avvio di faticosi percorsi di riforma istituzionale agli sforzi per rendere a basso impatto le dinamiche di contrazione del mercato del lavoro, per giungere a «strategici investimenti sul versante culturale». Una tale «sinergia virtuosa non può interrompersi perché è essa stessa motore di forte coesione sociale e culturale, anziché del prevalere di interessi parziali e di parte». Certo, ha aggiunto, sono ormai necessarie «rivisitazioni organizzative e di competenze», ma «l'istituto regionale è e può divenire ancor più, una ricchezza in grado di garantire tutti». L'autonomia non è dunque ingiusto privilegio, ma «conquista di identità e di cultura che si fanno, ogni giorno, esperienza di civile progresso e di solidale aggregazione». Concetti ribaditi da Alberto Pacher. «Questa festa - ha esordito il presidente della Provincia - rappresenta ogni anno un’occasione preziosa nel consolidamento e nell’interiorizzazione di ciò che quel 5 settembre rappresentò: una tappa fondamentale di un percorso autonomistico che ha radici millenarie». La nostra autonomia è fondata su un «diffuso sentire» in quella che Pacher ha definito una sorta di «autonomia preterintenzionale: la vediamo ovunque la nostra autonomia, nel senso di responsabilità dei territori, nella qualità del sistema sanitario, scolastico, culturale, nel senso di appartenenza e di coesione, vero capitale sociale di questa terra». Ma questo, ha ricordato il presidente, è «il tempo per rinsaldare i rapporti con il governo». Il riferimento è all’incontro di ieri a Roma con il Ministero per la definizione dei rapporti finanziari con lo Stato. In vista, un nuovo assetto di responsabilità che sarà perfezionato entro ottobre e dovrebbe permetterci, attraverso l’assunzione di nuove deleghe, una programmazione economica stabile. Il presidente del Consiglio delle autonomie locali Marino Simoni ha ricordato invece come l'autonomia sia stata «una domanda venuta dal popolo e dal popolo concretizzata, che dovrà avere sempre nuovi interpreti, quale l'Euregio». Simoni ha aggiunto che «la sfida dell’autogoverno è un un’esigenza storica di questo popolo».
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