OLIVI: Non daremo ai veneti fondi per danneggiarci

ALTIPIANI CIMBRI - Un'eco importante quella generata dalle dichiarazioni del sindaco di Lavarone Mauro Lanzini, che qualche giorno fa sulle pagine dell'Adige denunciava l'incongruenza dell'utilizzo del fondo «Odi» (Fondo per lo Sviluppo dei Comuni di Confine). Tra le tante reazioni, spicca, per competenza diretta della materia e peso politico, quella dell'assessore provinciale all'Industria e Commercio Alessandro Olivi; che riprende e rilancia la partita in chiave di futura «contrattazione» istituzionale con Roma.
"L'Adige", 30 agosto 2013


«Il sindaco di Lavarone Mauro Lanzini - dichiara Olivi - ha posto il problema del finanziamento dei progetti di sviluppo che interessano i Comuni confinanti con la Provincia di Trento facendo specifico riferimento al progettato impianto di collegamento dalla Valdastico all'Altopiano dei Fiorentini. La questione è serissima. L'attuale previsione normativa contenuta nell' "Accordo di Milano", che modifica le norme finanziarie dello Statuto Speciale del Trentino Alto Adige prevede, nella sostanza, che le Province di Trento e di Bolzano debbano "concorrere al conseguimento di obiettivi di perequazione e solidarietà attraverso il finanziamento di progetti per la valorizzazione e lo sviluppo economico sociale, l'integrazione e la coesione dei territori dei Comuni appartenenti alle province a statuto ordinario confinanti." Ognuna delle due Province deve assicurare annualmente un intervento finanziario determinato in 40 milioni di euro».
«Un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2011 - sottolinea Olivi - che ha definito i criteri per la ripartizione dei suddetti finanziamenti, non solo esclude la possibilità che a beneficiare dei progetti di sviluppo siano i territori del Trentino e dell'Alto Adige, ma soprattutto non prevede meccanismi di valutazione e coordinamento tali da coinvolgere nelle scelte le comunità locali del nostro territorio. Così stando le cose, si corre il grave rischio, a danno delle suddette Comunità, di favorire investimenti non compatibili rispetto alle politiche di sviluppo autonomamente programmate sul versante trentino.
Non è infatti possibile prescindere da una valutazione preventiva circa il beneficio che i finanziamenti provenienti dal Trentino debbono produrre in favore di una vera competitività territoriale infraregionale. Non esiste infatti alcuna perequazione e solidarietà se lo sviluppo economico e sociale di un comune confinante produce un effetto di spiazzamento rispetto ai progetti del nostro territorio». Insomma, in linea con quanto già espresso da Lanzini, dirimpettaio di quei che con fondi del Trentino si apprestano di fatto ad attuare interventi che plausibilmente penalizzeranno il sistema provinciale, il Trentino pagherà perché ai suoi operatori sia fatta concorrenza.«Nel caso specifico - argomenta sul punto Olivi - non vi è dubbio che un impianto di arroccamento dalla Valdastico lederebbe gravemente il percorso che deve portare a costruire un baricentro di sviluppo integrato lungo la spina dorsale degli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. In ogni caso tale progetto non è e non dovrà essere finanziato! Ma è proprio nel merito di quanto previsto dall'Accordo di Milano che la Provincia interverrà per chiedere una revisione strutturale delle regole.
Da un lato occorre prevedere che tra i soggetti beneficiari al finanziamento possano essere coinvolti anche i Comuni trentini (e della provincia di Bolzano) che presentino iniziative progettuali che, ancorché ricadenti nel territorio dei comuni proponenti, favoriscano la valorizzazione allo sviluppo ed alla progettualità di confine.
Dall'altro lato è assolutamente imprescindibile che le risorse destinate ad implementare progetti di sviluppo infrastrutturale turistico del Veneto e della Lombardia non possano essere approvati senza il preventivo coinvolgimento delle comunità trentine confinanti. In questo senso la Provincia si è già attivata per inoltrare al governo, nell'ambito di una proposta di revisione complessiva delle norme finanziarie, una specifica modifica dell'Accordo di Milano nel recente incontro che abbiamo avuto con il Presidente del Consiglio Letta».