La manifestazione di sabato prossimo davanti al Santa Maria del Carmine? «Una boutade populista e demagogica». Lo stato di salute del Pd? «Rinfrancato e con tanta voglia di fare, dopo la mazzata delle primarie». Ztl in via Tartarotti: sì o no? «Al di là della risposta, visto che ognuno può avere la propria idea, la domanda secondo me va riformulata: "Chi ha diritto di esprimere la sua opinione sul destino del centro storico di Rovereto?" Io dico che oltre agli esercenti, che giustamente difendono i loro interessi, va sentita la voce dei residenti nel centro storico, e di tutti i roveretani». A meno due mesi dal voto, Fabiano Lorandi, segretario cittadino Pd, interviene a tutto tondo.
"L'Adige", 1 settembre 2013
Perché? «Perché è ovvio che la destra è entrata in campagna elettorale. E con il suo tipico piglio, demagogico e populista».
Per la "battaglia" sull'ospedale? «Soprattutto sull'ospedale. La contrazione delle risorse è un dato di fatto, con cui si dovrà fare i conti. Gridare contro Rossi per questo è populista, soprattutto alla luce del fatto che è stata la politica nazionale degli ultimi 20 anni, in mano a Pdl e Lega, a portare l'Italia sul baratro finanziario e, di conseguenza, anche il Trentino».
Il destino del Santa Maria però è un argomento indubbiamente sentito dai roveretani. «Certo che lo è. Ma domandiamoci: è davvero necessario un primario di anatomia patolologica? O è più sensato, come del resto esposto nel bando del Not, destinare le risorse per avere a Rovereto un presidio di primo intervento funzionale ed efficiente e dei reparti di eccellenza a Trento?».
Rossi è stato un buon assessore? «Direi di sì. Tanti prima di lui si sono scottati. E ha dimostrato di avere a cuore Rovereto e di mantenere la parola, visto che qualche settimana fa ha sbloccato i fondi per la quarta Rsa».
A sentirla si potrebbe dire che anche il Pd è entrato in campagna elettorale. «Sono considerazioni sincere. Comunque certo, convincere i nostri a votare Rossi, il numero uno del Patt, non sarà né facile né scontato. Da qui l'idea di campagna elettorale che stiamo mettendo a punto. Una strategia che parte da una considerazione: Rossi sarà votato nella misura in cui saprà essere portatore di una serie di istanze care alla cultura del Pd e di Rovereto. La prima parte della campagna elettorale, dal 16 settembre al primo di ottobre, sarà di "ascolto". Sette gazebi, uno per quartiere, raccoglieranno idee, proposte e anche critiche dai cittadini. Ribaltiamo la classica campagna elettorale: al comizio dal palco sostituiamo l'ascolto al gezebo. Poi si farà sintesi di quanto raccolto e si porterà Rossi a Rovereto e gli si presenteranno le idee».
Chi rappresenterà Rovereto in lista? «Oltre al capolista Alessandro Olivi? Troppo presto per dirlo. Posso però dire chi non ci sarà: nessun assessore e nessun consigliere».
Com'è il clima interno al Pd roveretano? Olivi ha perdonato a Miorandi il mancato sostegno nelle primarie? «Facciamo chiarezza: Miorandi ha colpa nella sconfitta di Olivi quanto Lorandi e ogni dirigente-amministratore del Pd. Ed è vero che dopo il risultato delle urne Olivi era molto arrabbiato con Miorandi. L'ha superata? Sul piano personale, non lo so, né mi interessa, in fondo. Però sul piano politico, l'altra settimana, in un incontro a tre, si è stabilito di andare avanti compatti».
Il fronte unito che è mancato in occasione delle primarie? «Già. Abbiamo perso perché in tanti, a cominciare dalla dirigenza Pd, non hanno capito l'importanza di quel voto. Continuo a incontrare elettori democratici che mi han detto che non sono andati a votare, tanto erano convinti "che tanto l'Olivi stravinceva di sicuro"».
Anche lo scenario nazionale ha certamente influito. «Eccome. E continua a farlo. Quando telefono ai nostri per proporgli la candidatura, sento rispondermi "ma a livello nazionale il partito che farà?". L'alleanza al governo col Pdl ci ha certamente danneggiato. Nel nostro piccolo, abbiamo cercato di prendere contromisure. Una mozione inviata alla segreteria nazionale, votata da tutto il direttivo Pd della Vallagarina, chiedeva di non cedere sull'incandidabilità di Berlusconi».