Risposta della consigliera Margherita Cogo al consigliere Alessandro Savoi sulla questione quote rosa. "Caro collega, a molti è nota la sua difficoltà a rapportarsi con il mondo femminile, in questi 5 anni ho cercato anche di aiutarla e mi rammarico di non esserci riuscita. Comunque ci tengo a chiarire che il mio disegno di legge è datato 2010 e che da sempre ho chiesto che fosse messo in discussione in tempo utile per la sua approvazione".
Trento, 28 agosto 2013
Comunque l’importante è che si stia discutendo di questo tema, cioè della “troppo poca” presenza di donne nelle istituzioni e che dunque l’elettore e le elettrici possano, con la libera scelta, riequilibrare la rappresentata dei generi anche in ambito politico.
Infine Le ricordo che da circa 20 anni mi batto per la questione femminile e che qualche traguardo penso di averlo raggiunto. Ascrivo anche a me l’attuale previsione normativa che impone almeno un terzo delle liste composto dal “secondo sesso”. Spero che anche Lei possa ascrivere al suo curriculum politico-istituzionale qualche risultato positivo e non solo azioni di boicottaggio come quella da lei profusa per impedire processi moderni ed innovativi quale quello che vede le donne protagoniste della vita economica, sociale e politica.
Con immutata pena
Margherita Cogo
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C. Bert, "Trentino", 28 agosto 2013
TRENTO «Il monopolio maschile ha vinto contro l’antitrust», attacca Margherita Cogo (Pd), prima firmataria di uno dei disegni di legge sulle cosiddette quote rosa. Erano due le proposte in campo: obbligo per i partiti di avere il 50% di donne in lista e preferenza di genere (ovvero se un elettore sceglie di esprimere due preferenze, una dev’essere per un uomo e una per una donna).
Ma lunedì i capigruppo hanno deciso di non mettere i disegni di legge all’ordine del giorno dell’ultima tornata del consiglio provinciale, la prossima settimana. «Del resto i capigruppo che hanno deciso così sono tutti splendidamente maschi», commenta tagliente la consigliera Pd. «E invece - incalza - il disegno di legge meritava di essere trattato, si era guadagnato il posto, io avevo chiesto che venisse calendarizzato in aula, a quel punto ognuno avrebbe dovuto prendersi la propria responsabilità. Qui invece sembra quasi che sia stata una scelta unanime, ci si nasconde dietro a una probabile vessazione di alcuni. Io sono perfettamente d’accordo a non fare figuracce come consiglio a fine legislatura, ma volevo proprio vedere chi avrebbe fatto ostruzionismo. Volevo almeno vederli lavorare e presentare 3 mila emendamenti».
Cogo resta però convinta che la battaglia andasse fatta: «Abbiamo posto la questione femminile alla ribalta». Ora, avverte, serve un doppio impegno. Il primo è che i partiti mettano nelle liste tante donne e donne competitive, quindi votabili, e quindi con chance di essere elette. Perché la verità è che, più ancora delle preferenze di genere, è il 50% di donne in lista che fa la differenza. Perché se sono tante, e possibilmente conosciute, le donne vengono anche elette». L’appello è dunque in primis rivolto al suo partito, il Pd: «L’assemblea ha approvato una mozione in cui chiede che la metà dei candidati siano donne, al momento non mi pare di vedere recepito questo invito. In alcuni territori, dove ci sono già due terzi di candidati uomini, sento dire che basta così, altrimenti si rischia di perdere tutti. Io invito a fare un passo indietro, uno ciascuno». E proviamo finalmente - è il secondo impegno - «ad investire su una donna oltre che su un uomo». «Ma noi donne dobbiamo avere uno scatto d’orgoglio e pretenderlo», conclude Cogo. «Diceva Pierre Carniti che se non puoi essere una risorsa, cerca almeno di essere un problema».
Sull’altra sponda politica, quella di centrodestra, anche Franca Penasa (ex Lega, oggi Forza Italia) si dice rammaricata per questo epilogo ma pronta, «se gli elettori mi confermeranno la loro fiducia», «a presentare il disegno di legge come primo atto della prossima legislatura». «A quel punto non ci saranno più scuse, avremo 5 anni di tempo per approvarlo». A due mesi dalle elezioni, ragiona la consigliera, «ognuno cerca visibilità alla propria maniera ed era facile aspettarsi che finisse su un binario morto. Qui la croce non va gettata solo addosso all’opposizione, mi sembra che in questa legislatura neanche dalla maggioranza i capigruppo abbiamo fatto nulla per promuovere questi disegni di legge». «Purtroppo - prosegue la consigliera - il nostro consiglio evidenzia che la tutela dell’effettiva parità delle donne è ancora di là da venire.
Siamo una Provincia autonoma che dovrebbe avere una legislazione all’avanguardia e aderente alla realtà, capace di garantire il diritto delle donne a competere». «Ammetto che non è facile per i partiti trovare disponibilità in ambito femminile, anche se personalmente ho ricevuto attenzione come consigliera da un’altra donna (Michaela Biancofiore, ndr) che mi ha proposto di candidarmi con Forza Italia alle prossime elezioni. Ma le cose non vanno sempre così, per questo a volte bisogna un po’ forzare. Gli interventi legislativi sulle quote che abbiamo approvato hanno condizionato le forze politiche e prodotto una maggiore partecipazione delle donne in politica».