Serracchiani e Nicoletti in tandem

"L'Adige", 2 giugno 2009
Debora Serracchiani (Pd) torna a Trento per incontrare il collega candidato Michele Nicoletti e, soprattutto, gli elettori.

Lo fa arrivando a piedi fino in centro storico dove la aspettano il segretario Maurizio Agostini, il suo predecessore ed ex sindaco Alberto Pacher, la senatrice Laura Froner e qualche simpatizzante. «In queste ultimi dieci giorni - osserva la 38enne avvocato di origini romane che abita a Udine e diventata una "star" dopo un suo intervento critico sui vertici del Pd - ho riscontrato una vitalità nuova. Ho visto la gente più partecipe e determinata nel voler rialzare la testa». Il Pd conta su questa tornata elettorale per ritrovare slancio e vigore: «Vogliamo onorare questa consultazione - esordisce l'aspirante europarlamentare trentino Nicoletti - anche per cercare di dare all'Europa una maggioranza di centrosinistra dopo quella di centrodestra che ha governato negli ultimi cinque anni facendo compiere un passo indietro nell'integrazione e cedendo al libero mercato». Nicoletti, 53enne docente universitario, motiva l'impegno anche con la volontà di rispondere in qualche modo a Berlusconi che ha concepito questa tornata come un sondaggio sulla propria popolarità: «Il nostro è un appello - insiste - per evitare l'indebolimento del sistema democratico e perché non vengano umiliate le sue istituzioni». Dalla scuola alla magistratura, dalle forze dell'ordine all'università, precisa il candidato. E se i portavoce del primo ministro continuano ad insistere che l'Italia, grazie a Berlusconi, è stimata all'estero, Serracchiani ribatte: «Ricevo centinaia di mail dall'estero - dice - Ci sono persone che si sentono imbarazzate. Se prima era il nostro simpatico presidente del consiglio, adesso non solo è poco credibile lui, ma sta facendo fare la stessa figura a tutti gli italiani: sta sfasciano la nostra immagine». I problemi non mancano nemmeno all'interno del Pd, nel quale la convivenza tra ex margheritini e diessini è ancora difficile e marcate sono ancora le correnti: «Il nostro è un partito nuovo - argomenta - e quindi non abbiamo alternative. Nel senso che dobbiamo dimenticare da dove veniamo e vedere solo dove vogliamo andare. Dobbiamo cambiare mentalità». Una bacchettata alla vecchia classe dirigente che ragiona ancora con il bilancino. «Nella nostra campagna elettorale - aggiunge - abbiamo riconquistato i luoghi, come il mercati e le piazze, ma anche le parole, come popolo, libertà e solidarietà… Le prime due erano finite dall'altra», sorride.