Dalla sua non ha il sostegno delle norme, ma la «moral suasion» che esprime a parole vale più dei diktat legislativi: «Per questioni di trasparenza, chiarezza e onestà è meglio che gli assessori del Comune che intendono presentarsi come candidati alle elezioni provinciali prima di iniziare la campagna elettorale si dimettano dalla giunta».D. Battistel, "L'Adige", 19 agosto 2013
Prima di concedersi qualche giorno di ferie (5 giorni nel Centro Italia e una settimana in Primiero) Alessandro Andreatta chiarisce con gli elettori ciò che un paio di settimane fa ha detto chiaro e tondo ai suoi assessori in giunta: è meglio, soprattutto in una fase delicata come questa, tenere distinto il piano dell'amministrazione da quello politico. Sindaco, pare che stavolta i partiti attingeranno a piene mani dalla sua giunta per comporre le liste elettorali per le provinciali. Tranne Gilmozzi e Marchesi, sembrerebbero coinvolti nelle trattative cinque se non sei assessori. Vediamo. A me, però, non risulta che sia stata chiesta la candidatura a Fabiano Condini (Patt). Per quanto riguarda il Pd le due assessore, Violetta Plotegher e Lucia Maestri, hanno dichiarato la loro disponibilità a candidarsi. Per l'Upt penso che alla fine verrà candidato uno solo dei tre assessori in carica (il vicesindaco Paolo Biasioli, Paolo Castelli e Renato Tomasi, ndr) Chiederà le loro dimissioni prima della candidatura? Ho già detto in giunta il mio pensiero. Se ci fosse una norma non staremmo nemmeno a parlarne, ma io, che vengo dall'esperienza del 98 quando il sindaco dimissionario Lorenzo Dellai chiese agli assessori della sua lista Grisenti e Nicolini di dimettersi per candidarsi, ho ribadito alla mia giunta che per me quello è il modo di comportarsi ideale. Ci si dimette per ragione di trasparenza, chiarezza, linearità. C'è anche più libertà nel fare campagna elettorale illustrando il proprio programma, raccontando la propria esperienza dedicandovi tutta la giornata. No, il gioco su due piani - la mattina in assessorato e il pomeriggio a fare politica - non mi piace. Rimaniamo in tema di elezioni. Dopo la brutta figura delle primarie lei era stato tirato in ballo per guidare il Pd fino alle provinciali, ma ha declinato. Teme una brutta performance ad ottobre? Io sono e rimango fiducioso. Come coalizione se proprio non facciamo una campagna elettorale disastrosa o con errori e cadute clamorose credo che potremo ancora una volta assumerci la responsabilità del governo del Trentino. L'importante sarà costruire un programma unitario ma dentro cui si possano cogliere alcune sfumature care al Pd in modo che i nostri elettori possano sentirsi meglio rappresentati ed inoltre procedere alla scelta dei migliori candidati possibili. Credo non sarà difficile. A proposito di candidati, pare che tutti vogliano Roberto De Laurentis. Anche il Pd? Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, molto franco ma sincero. C'è stima tra noi, pur nella diversità delle posizioni. Del resto quando hai a che fare con una persona intelligente, capace e leale posso capire che ci sia la fila di gente che cerca di accaparrarsela. Non dimentichiamoci poi che rappresenta una categoria importante quantitativamente e qualitativamente come quella degli artigiani. L'ha sorpresa la discesa in campo di Diego Mosna? Come imprenditore lo conosco poco, decisamente di più come presidente Trentino Volley. Mi è difficile immaginare come potrà essere in politica, però non mi ha stupito la sua scelta perché so che almeno da un anno in tanti gli facevano la corte.Stupisce di più che un imprenditore decida di fare il salto in politica in questi momento. Comunque, se crede, penso possa dare il suo apporto. Se devo fare un appunto dico che non mi è piaciuto quel suo esordio: «Se perdo mi dimetto subito». Credo che un candidato non debba dire così. Chi ha cultura di governo e responsabilità sa che anche se non si vince si resta a servizio di quella istituzione con un altro ruolo, quello del controllo. Dopo aver fatto campagna elettorale per Dellai l'ha meravigliata la sua candidatura con Progetto trentino? Mosna ha sempre detto che conosceva e stimava sia Dellai che Grisenti. Ora dice che con Grisenti vede più possibilità di cambiamento. Mi permetto di dubitarlo, anche perché, con l'addio a Lorenzo Dellai e alla sua stagione politica, le novità ci sono comunque. Passiamo al Comune, il bilancio 2014 sarà ancora da lacrime e sangue. Sarà in sintonia con l'anno scorso, ma non abbiamo intenzione di utilizzare leva fiscale, immaginando nuove tasse o l'aumento di quelle esistenti. Per quanto riguarda le tariffe cominceremo il ragionamento a settembre ma tendenzialmente ci adegueremo all'inflazione. Il principio sarà quello di non gravare ulteriormente sui cittadini in questo momento, visto che ci pensa già Roma. In Comune continueremo a lavorare su noi stessi riducendo le spese, non contraendo nuovi mutui - come ci impone il patto di stabilità -, utilizzando i piccoli risparmi per gli investimenti, anche piccoli, per far girare l'economia, contribuendo ad abbattere i debiti del Comune: dai 110 milioni di euro del 2009 a circa 70 di fine legislatura. A proposito di risorse, parecchi cittadini sostengono sia un controsenso spendere 70 milioni di euro per costruire il Muse e poi aumentare il costo del biglietto dell'autobus o togliere le bottigliette d'acqua dall'ospedale. È sbagliato mettere in contrapposizione aspetti così diversi. Ci sono spese per cui la compartecipazione dei cittadini è giusta, mentre per quanto riguarda il Muse ho la convinzione che sia una grande occasione per la città. Ho parlato proprio ieri con un paio di ristoratori che mi hanno confermato come grazie al Muse abbiano incrementato gli incassi del 20, 25 per cento. Dunque in termini di ricadute fa bene. Chiaro che un museo non si paga mai, né per quanto riguarda i costi di costruzione né per quelli di gestione. Però, a parte la grande valenza culturale, bisogna valutarne le ricadute: ristoranti, bar, alberghi e in generale per tutto il sistema trentino. Insomma, un moltiplicatore di occasioni per lanciare il turismo culturale.Mentre si inaugura il Muse restano comunque i problemi quotidiani della gente da risolvere. Non per nulla stiamo lavorando sul piano sociale, ribaltando però quella che era un tempo una convinzione diffusa. I problemi della società di oggi non sono solo «del Comune», in cui l'amministrazione da sola è chiamata a dare risposte, ma anche «in comune», cioè da affrontare assieme, con l'esperienza, l'aiuto e il supporto che i nostri servizi possono dare. Scelta per certi versi obbligata viste le risorse in calo. Noi abbiamo due fiori all'occhiello come gli asili nido e le case di riposo che non vanno toccati per non intaccarne la qualità, ma altri servizi possono essere rivisti per ridurre le spese coinvolgendo la città. A proposito di sociale, a Piedicastello la gente sembra piuttosto arrabbiata per l'arrivo del Csa Bruno. Si tratta di una decisione della Provincia. Di tutta la vicenda quello che mi sembra positivo è il fatto che si concede gratuitamente la struttura, ma a fronte di alcuni servizi che i giovani dovranno prestare alla comunità. Così, almeno, mi è stato spiegato.
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