Dopo il 13 luglio

L’analisi del voto delle primarie è stata ampiamente fatta e le ragioni per cui il Pd ha mancato questo fondamentale appuntamento sono evidentemente molte e tutte valide: rinuncia ad un percorso pienamente partecipativo, disimpegno di singoli, errori nella comunicazione, influsso negativo delle larghe intese, logorio da eccesso di “coalizionismo”, sottovalutazione dei competitor, supponenza e sopravalutazione delle proprie forze, ecc…..
Mattia Civico, 8 agosto 2013 

Vorrei però a questo punto suggerire al mio partito (e ad ognuno di noi) di uscire dall’atteggiamento esclusivo di autoflagellazione e di cogliere invece anche ciò che il nuovo quadro consegna. E non sono solo brutte notizie:

1) Il PD faccia il PD: la responsabilità di tenere unita la coalizione è ora primariamente in capo al candidato presidente. In questi cinque anni troppo spesso ho assistito a passi indietro, timidezze, autocensure per non irritare gli altri partiti,  in nome della responabilità. Sia a livello provinciale, che nei territori. Quante volte abbiamo sentito nostri amministratori svilire la propria appartenenza, per dichiararsi della coalizione, garanti di tutti, pronti a mettere in fondo alla lista delle priorità, punti programmatici che invece erano importanti per il nostro partito. Il valore innegabile della coalizione è stato confuso in alcuni casi con un atteggiamento di eccessiva timidezza. Dobbiamo recuperare l’orgoglio, la rivendicazione della nostra identità, dei valori per i quali siamo disponibili a spenderci davvero, senza sconti e senza arretramenti.

2) superare la logica dei veti: la coalizione vince se vince il PD e questa consapevolezza dobbiamo averla innanzitutto noi, ma indubbiamente deve averla tutta la coalizione (chiaramente anche UPT potrebbe fare la medesima riflessione, ma.. ad ognuno la propria parte). E’ vitale in questo momento che il PD recuperi nei territori forza e credibilità. E, a conti fatti, dobbiamo sapere che è ancora nelle nostre possibilità essere il primo partito di questa Provincia. A patto che si smetta con il gioco dei veti incrociati e delle battaglie interne e si recuperi il senso di solidarietà e di lavoro di squadra, finalizzato a realizzare concretamente condizioni di sviluppo e benessere. Dobbiamo valorizzare competenze, esperienze, riconoscerle come un patrimonio di tutto il partito. Basta veti! Scherzando con qualche collega ultimamente ho detto: vorrei che il mio partito avesse al primo punto dello statuto questo articolo: “gli amministratori del PD fanno a gara nello stimarsi a vicenda”. E’ una battuta, ma credo davvero che nel nostro partito e nella comunità vi siano risorse non valorizzate, non pienamente accolte. Questo deve finire. Se siamo chiusi all’ascolto delle sensibilità al nostro interno, come potremo ascoltare una intera comunità?

3) il Pd rivendichi competenze importanti e cruciali: nella prossima legislatura il PD deve (tornare ad) essere il punto di riferimento di mondi che garantiscono la coesione sociale, la piena cittadinanza di tutti, lo sviluppo della nostra comunità. Penso al lavoro fatto in questi anni in quarta commissione nell’ambito delle politiche per la sanità, welfare,  inclusione sociale. Questi sono ambiti sui quali abbiamo lavorato molto e che dobbiamo rivendicare e rispetto ai quali è urgente che definiamo la nostra agenda politica. Al candidato presidente dobbiamo far sapere che il PD non permetterà che servizi fondamentali per famiglie e cittadini siano affidati alle dinamiche del mercato. Siamo per una presa in carico piena delle persone più fragili, delle famiglie, degli anziani, di persone nonautosufficienti e rifiutiamo l’idea che il tema sia risolvibile integrando il reddito di queste persone. Dobbiamo investire in nuovi servizi (pubblici e privati), in risposte costruite insieme ai territori, per stringere le maglie di una rete di supporto che fa sentire ognuno membro di questa comunità.

4) il PD ritrovi il senso profondo della propria funzione. Se vogliamo essere compresi, credibili e affidabili dobbiamo ribadire il perché facciamo politica. E personalmente non vedo altro motivo se non quello di ”combattere” (il termine non è casuale: per cosa sei disposto a spenderti senza risparmiarti?) per più uguaglianza, più inclusione, più partecipazione. Se dovessi sintetizzare in uno slogan direi che il motto del PD dovrebbe essere “nessuno si senta escluso”. Non solo sul piano dei diritti e dell’inclusione, ma nel senso di una piena partecipazione basata sul riconoscimento di ognuno, come risorsa irrinunciabile per la nostra comunità. “Nessuno si senta escluso” sintetizza una visione che ha ache fare con una nuova idea di sanità, di welfare, di istruzione, di inclusione, di cultura… ogni ambito e ogni competenza deve essere vista, considerata, valorizzata e responsabilizzata. “Nessuno si senta escluso” è anche un forte richiamo a superare alcune politiche di assistenza (sociale, alle imprese, al turismo, …) per legare in maniera più vincolante ogni sostegno pubblico (di qualsiasi natura) ad una comune e piena assunzione di responsabilità nei confronti della collettività. “Nessuno si senta escluso” dalla costruzione del bene comune.

Se il PD farà questo e dimostrerà di essere pronto ad una dialettica forte, decisa ed orgogliosa con i propri alleati, se saprà confrontarsi a viso aperto con i cittadini chiarendo in maniera vincolante gli obiettivi della propria azione, allora potremo chiedere alla nostra comunità di essere ancora degni della loro fiducia. Dobbiamo farlo con “disciplina ed onore”, come ci dice la nostra Costituzione.

PS: l’immagine scelta penso sia eloquente… non buttiamo la matita! facciamo la punta e riprendiamo a scrivere una storia (in parte) nuova.