Fronza Crepaz al Pd «Non sono donna di parte»

"Io non rappresento una parte del Partito democratico. Quindi se si sta pensando a me come un nome per mettere insieme le componenti del partito, Dorigatti e Pinter hanno perfettamente ragione, io non sono la persona giusta". "Rimandiamo la discussione al congresso e adesso pensiamo alla campagna elettorale e tiriamo fuori nomi rappresentativi di chi guarda a questo partito, anche di chi si è avvicinato da poco come me".
C. Bert, "Trentino", 3 agosto 2013

Poche parole, dette così, destinate a spiazzare tutti. Quelli che in queste ore hanno posto il veto sul suo nome, «perché si è appena iscritta, perché non fa parte dell’assemblea, perché è troppo schierata con Donata Borgonovo Re e sarebbe come anticipare il congresso». Ma spiazzare anche quelli che spingono sul suo nome per la troika che dovrebbe traghettare il partito alle elezioni di ottobre e poi al congresso, dal segretario Michele Nicoletti a Luca Zeni, da Donata Borgonovo Re a Mattia Civico. Lucia Fronza Crepaz, ex parlamentare Dc, tesserata Pd solo pochi giorni prima delle primarie del 13 luglio, spiega che lo spirito con cui ha dato la sua disponibilità era tutt’altro. Intanto domani parte per la montagna.

Appena iscritta e già pronta a guidare il Pd. Non pensa che a molti il percorso possa sembrare un po’ troppo rapido ?

Infatti ci pensavo oggi, quando ho letto che Dorigatti e Pinter sono contrari al mio nome. E mi sono detta che hanno perfettamente ragione. La mia non è una boutade, davvero è così. Se loro stanno pensando a me come a un nome, accanto ad altri, per mettere insieme le diverse componenti del partito, allora io dico che non rappresento una parte del partito.

Eppure è un dato di fatto che in un Pd diviso in correnti è una parte a spingere su di lei...

Ma quando ho ricevuto l’invito di un segretario di circolo lo spirito che io ho colto era diverso. E io ho risposto questo: rimandiamo la discussione su di noi al congresso e adesso pensiamo alla campagna elettorale e tiriamo fuori nomi rappresentativi di chi guarda a questo partito, anche di chi si è avvicinato da poco come me e ha fatto la tessera pochi giorni fa e che per questo è stata al di fuori di certe dinamiche interne.

E quindi oggi è ancora disponibile?

Io capisco che per come si è sviluppata la cosa, è vero che io non ho le carte in regola, perché sono appena iscritta e non faccio parte dell’assemblea provinciale. Quindi i no al mio nome non li ho trovati affatto sbagliati. Se il mio nome non serve, parliamo d’altro. Io faccio campagna elettorale perché credo in questo progetto di Pd e di centrosinistra autonomista.

Veramente il Pd di queste settimane è apparso un partito allo sbando con fazioni in lotta. Da neoiscritta non è delusa?

Provengo da un partito, la Democrazia Cristiana, dove queste dinamiche erano all’ordine del giorno, ma poi alle elezioni ci si ritrovava.

Sta dicendo che era meglio la vecchia Dc?

Ci sono tante cose della Dc, come del Pci, che è stato bene abbandonare. Ma da quell’esperienza io mi porto una disciplina: certe cose diciamocele tra di noi prima che sui giornali, discutiamo al nostro interno in modo franco ma poi andiamo oltre. Non bisogna mai avere paura del dialogo e in effetti sono rimasta un po’ sconcertata di fronte a certe chiusure del Pd di questi giorni.

A cosa si riferisce?

Chiusure, da una parte e dall’altra. Il mio invito è questo: superiamo certi nervosismi e andiamo a fare campagna elettorale. Ci siamo messi insieme in un partito per un progetto, per offrire una risposta a una crisi gravissima. Patiamo una crisi sostanziale della politica, tutta, e il Pd che è un partito libero la soffre ancora di più.

C’è chi pensa che la sua sia in realtà una sorta di «Opa» su un Pd disastrato, in vista del congresso.

Io quando dico delle cose sul Pd le dico da tesserata, non da aspirante segretario.