La giunta provinciale ha saputo avere «uno sguardo lungo» grazie al quale «nonostante l'esplodere di una crisi di natura strutturale, la Provincia abbia voluto considerare gli investimenti sulla conoscenza come parte integrante delle politiche di risposta alla crisi o, meglio, al nuovo contesto economico e finanziario che si ripercuote anche questa nostra terra». Inizia così la riflessione di Michele Nardelli, consigliere provinciale del Pd, sul bilancio di quanto fatto dalla Provincia.
"L'Adige", 3 agosto 2013
Un giudizio positivo il suo, anche se non si nasconde che molto ancora è da fare. Proprio per questo, Nardelli critica le amnesie del collega di partito Luca Zeni, che nel suo intervento sulla finanziaria provinciale non ha mai fatto cenno ai risultati della giunta. «Appare dunque singolare che il gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino, che pure rappresenta il soggetto politico di maggioranza relativa in Consiglio provinciale ed ossatura della coalizione che governa il Trentino, non rivendichi con forza questa azione amministrativa e politica» esordisce Nardelli nel criticare Zeni. «Per questo - continua - non mi sono riconosciuto nel diverso racconto che il capogruppo del Pd in consiglio provinciale Luca Zeni ha proposto in occasione di quest'ultima legge finanziaria. È un bilancio di legislatura che non corrisponde al lavoro svolto da tutta la coalizione e all'impegno che il Pd del Trentino ha portato sul piano delle idee e dell'azione di governo».
Per Nardelli, invece, «il Trentino ha saputo infatti mettere in campo in questi anni iniziative importanti che hanno attenuato, nei numeri come nella vita reale delle persone, gli effetti della crisi». Con un occhio attento alla cultura: «Fra queste politiche, gli investimenti nella ricerca, nell'innovazione e nella conoscenza (e la cultura fra questi) sono stati tratti caratterizzanti e originali».
Per Nardelli «tutto questo, non dimentichiamolo, è avvenuto a fronte di un contesto di contrazione delle risorse finanziarie disponibili per effetto in primo luogo della nostra assunzione di responsabilità verso il debito del paese. Anche in questo caso cercando di fare di necessità virtù, assumendo nuove competenze e dunque ambiti di maggiore autogoverno in settori strategici come l'Università e la tutela del reddito». «Di queste scelte - conclude Nardelli - dovremmo essere orgogliosi».