Proposta Cogo: una Regione più snella ma più salda e feconda sia nel suo ruolo di indirizzo e raccordo fra le due Province, sia come catalizzatore della cooperazione del Trentino Alto Adige con i territori circostanti, specie il Tirolo e l'area dolomitica bellunese. Una Regione da riformare, per rispondere alle mutate condizioni storiche, ma attraverso un vasto processo partecipativo. Z. Sovilla, "L'Adige", 31 luglio 2013
È la visione politica contenuta nel disegno di legge che prevede la nascita di una Convenzione come strumento per coinvolgere direttamente le forze sociali nella scrittura del nuovo Statuto speciale di autonomia. La proposta, di cui è prima firmataria Margherita Cogo (Pd), è condivisa dal centrosinistra trentino e bolzanino, esclusa però la Svp che invece preferirebbe la creazione di due Convenzioni provinciali.«Ma in questo modo - commenta Cogo - tutto sarebbe più complicato, molto meglio partire sùbito col piede giusto costituendo un organismo regionale, anziché trovarsi alla fine a dover fare la sintesi del lavoro svolto separatamente dai due territori. Peraltro la stessa Svp ha appena presentato in Parlamento un proprio disegno di legge costituzionale sul nuovo Statuto (vedi il box accanto, ndr): certamente non un gesto elegante». Perché affidarsi a una Convenzione? «Le ragioni sono molteplici, compresa l'opportunità di dare un supporto qualificato alle assemblee legislative chiamate a occuparsi di un passaggio delicato, come la riforma istituzionale, parallelamente ai sempre più stringenti impegni ordinari. Il ricorso a questo strumento di elaborazione legislativa è ormai molto diffuso, anche in Italia abbiamo esperienze interessanti, come la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia che ha riscritto lo Statuto grazie al lavoro di una Convenzione». Che tipo di rappresentanza immaginate? «Prevediamo un organismo con una ventina di componenti scelti sia nel mondo politico sia nel resto della società, comprese espressioni dell'associazionismo, dell'università e della cooperazione. L'idea di fondo è che per modificare lo Statuto è necessario, a monte, un largo consenso sociale, non possiamo certo fare come sta facerndo il governo nazionale con la Costituzione... Lavoriamo da due anni a questo progetto, c'è stato anche chi ha cercato di rallentarlo, ma ora siamo qui e lo presentiamo come programma per la prossima legislatura, per ridisegnare la Regione attraverso un percorso condiviso». Alla presentazione per la stampa (oggi alle 11) con lei, i consiglieri Nardelli, Dallapiccola, Lunelli, Magnani e Bombarda, ci sarà anche una delegazione del movimento Belluno autonoma regione Dolomiti (Bard): sembra un segnale preciso di estensione della concertazione territoriale. «Oggi è già coinvolto il Tirolo, con l'Euregio e il suo bracico operativo (il Gect); riteniamo che lo sguardo vada allargato all'area dolomitica. Da tempo in proposito dialoghiamo con gli amici bellunesi, è importante trovare forme di cooperazione fruttuose per entrambi i territori. Loro aspirano con forza a una forma di governo locale coerente con i bisogni della montagna. Tuttavia, al contrario, vivono da due anni addirittura il commissariamento della Provincia ordinaria, destinata, peraltro, a sparire, secondo le leggi appena riproposte a Roma. Il Bellunese è in una situazione assurda, con molte energie sociali dedicate all'autonomia e alla gestione del territorio, mortificate però da un assetto istituzionale centralista che rischia addirittura di aggravarsi».Per parte sua, il presidente del Bard, Moreno Broccon , sottolinea che questo deficit di autogoverno si misura anche in termini di sofferenza economica e sociale. «L'alternativa alla progressiva dissoluzione delle nostre comunità alpine - commenta - è la creazione di uno spazio istituzionale speciale per Belluno, sulla falsariga delle autonomie di Trento e Bolzano con le quali desideriamo collaborare in un contesto da definire insieme. Per noi è vitale rispondere immediatamente alla nostra emergenza istituzionale ma anche coltivare il progetto dolomitico da far crescere via via, con trentini e bolzanini. La sfida affascinante è una visione unitaria delle Dolomiti: con Belluno, che da sola ne comprende oltre la metà, nascerebbe la zona turistica di montagna più importante del mondo, sia per ricchezza naturalistica sia antropologica e culturale. Una regione dialogante, a sua volta aperta al resto dell'arco alpino, che rafforzerebbe anche le sue future certezze istituzionali, economiche e sociali».
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