«Mancano tre mesi alle elezioni e ora al Pd serve una figura di garanzia e capace di equilibrio. Visto che sarà difficile trovare il consenso due terzi dell'assemblea per eleggere un nuovo segretario ritengo che potremmo pensare a un coordinatore della campagna elettorale con un ruolo più organizzativo che politico: i nodi politici non potranno che essere sciolti dal congresso, dopo le elezioni. E per questo ruolo penso a figure come Maurizio Agostini, Laura Froner o Italo Gilmozzi».
L Patruno, "L'Adige", 31 luglio 2013
L'assessore provinciale Alessandro Olivi e candidato sconfitto alle primarie per la presidenza, interviene dopo le dimissioni irrevocabili presentate lunedì dal segretario Michele Nicoletti per proporre la sua soluzione a questa situazione di crisi del partito. «Mi ha molto colpito - dice - come in assemblea Nicoletti sia stato criticato aspramente superando ogni soglia mentre aveva fatto una proposta di mediazione e sintesi». Le dimissioni di Nicoletti non necessariamente, però, secondo l'assessore devono portare con sè anche le dimissioni del presidente del partito Roberto Pinter: «Io non sono per le epurazioni. Ognuno è libero: quello che vale per Nicoletti non è detto che valga per Pinter, decida lui».
Olivi, che ha appena incassato dalla commissione elettorale l'investitura a fare il capolista, scelta contestata duramente da Luca Zeni, osserva: «La mia designazione a capolista è la naturale conseguenza della scelta fatta dall'assemblea quasi all'unanimità, salvo una persona, di chiedere a me di correre alle primarie per il Pd, e io avevo messo in guardia sul fatto che le primarie erano una brutta bestia e la vittoria era tutt'altro che scontata. Eccetto Zeni sento molto incoraggiamento intorno a me per proseguire nel percorso avviato». Luca Zeni dice acido: «E stata una forzatura irrituale la decisione della commissione elettorale di indicare subito in Olivi il capolista, comunque se serve per tranquillizzare chi è più proeccupato di avere garanzie personali che altro facciano come credano». Sull'annuncio di Nicoletti di dimissioni irrevocabili Zeni commenta: «Non è una questione personale: ma la sconfitta va riconosciuta se si vuole recuperare credibilità e servono segnali di cambiamento, per questo anche Pinter deve dimettersi e si deve cercare un accordo non al ribasso su una nuova dirigenza. Per questo mi auguro che Pinter convochi l'assemblea al più presto».
Anche Mattia Civico si aspetta che Pinter si dimetta: «Solo così possiamo chiudere la discussione sulle responsabilità politiche e pensare a un nuovo assetto funzionale. Credo che anche Pinter se ne renda conto».
Ma il presidente del partito Roberto Pinter dà tutt'altro che per scontate le sue dimissioni e dice: «Il problema è politico. È evidente che ci sono due visioni: c'è chi dice abbiamo perso perché tutti siamo responsabili di non aver lavorato abbastanza per portare voti e difende le scelte politiche fatte e chi invece dice abbiamo perso perché la linea politica era sbagliata e si deve cambiare rotta». Insomma, Pinter non lascia se la dimissioni vengono interpretate come una sconfessione delle scelte fatte.
Intanto, Andrea Rudari cerca di verificare ancora la disponibilità su un accordo per una gestione a tre (Gilmozzi, Fronza e un pinteriano).