L'esito delle primarie di sabato 13 luglio segna la fine della fase politica iniziata con l'elezione nell'ottobre 2009 di Michele Nicoletti a segretario del Partito Democratico del Trentino.
Un'elezione atipica perchè nel nome di un presunto principio di “unitarietà” si decise di non dar luogo al 2° turno di ballottaggio tra i due candidati più votati (Nicoletti e Tonini) e lasciare che fosse l'assemblea provinciale a proclamare con voto plebiscitario il nuovo segretario. Nella realtà dietro l'enunciazione di questo principio c'era la pratica del suo esatto contrario e cioè la divisione.
Trento, Pasquale Mormile e Piergiorgio Cattani, 22 luglio 2013
Una divisione di cariche, di poteri e di funzioni che hanno reso debole il segretario eletto.
D'altra parte lo sforzo di Nicoletti di caratterizzare il suo mandato proprio attraverso la prassi della collegialità, dividendo tra le componenti del partito cariche, poteri e funzioni, si è rivelato, alla prova dei fatti, un forte limite per la concreta proposta politica e per l’organizzazione interna.
Ci si e' trovati spesso di fronte a compromessi al ribasso, a sordi litigi, a dissidi non ricomposti apertamente che hanno nuociuto tanto al partito quanto ai nostri amministratori provinciali i quali, in più di un'occasione, hanno dimostrato uno scarso coordinamento delle loro azioni sia tra di loro che con il partito, e in particolare con chi avrebbe dovuto rappresentarlo al più alto livello.
In questi anni il partito non è stato all’altezza della responsabilità di essere la prima forza politica provinciale. Si sono creati sottogruppi interni, si sono logorate le relazioni. Mentre si perdeva tempo in discussioni sulle virgole il Partito Democratico non riusciva a parlare di cose concrete delegate esclusivamente alla Giunta provinciale. Occorre invece ripartire dai contenuti.
Pertanto, alla luce della situazione attuale, la scelta compiuta durante le primarie del 2009 si è rivelata strategicamente devastante, perchè non ha permesso l'evoluzione del Partito Democratico che è rimasto congelato in uno stato embrionale sia dal punto di vista politico che da quello organizzativo e soprattutto relazionale.
La competizione interna tra i vari sottogruppi ha generato un partito più simile ad una partnership tra questi ultimi, piuttosto che a una loro sintesi. In questo ha pienamente ragione Alessandro Olivi nel ritenere che il Partito Democratico deve decidere se diventare un soggetto politico o se essere uno spazio politico.
Noi non possiamo più aspettare. È giunto il momento di far partire una nuova fase politica che sia un deciso passo avanti nella creazione di un vero soggetto politico, autonomo, internamente solidale, organizzato e funzionale, capace di esprimere un'idea di leadership politica di stampo riformista.
Affinché queste dinamiche abbiano luogo è necessario l'avvio di una fase nuova, che sia costituente e a tempo determinato, al fine di riprendere il discorso fermo al 2009 attraverso l'avvicendamento degli attuali dirigenti con figure dotate di autorevolezza politica e sociale, con competenze specifiche nel campo dell'organizzazione e che siano distaccate dalle lotte intestine tra le varie componenti interne del partito per la realizzazione dei seguenti obiettivi strategici:
Infine, al fine di rendere più credibile quest'opera costituente di ricucitura delle fratture interne al partito, è necessario che la nuova segreteria premetta, nel momento del suo insediamento, l'intenzione categorica di non partecipare direttamente all'elezione del nuovo segretario durante la fase congressuale ne ad altra carica elettiva all'interno del territorio provinciale.
Pasquale Mormile, segretario circolo PD Trento-Gardolo
Piergiorgio Cattani, già membro del coordinamento provinciale del Partito Democratico Trentino