Care e cari tutti,
Vedo circolare fantasiose e interessate ricostruzioni della posizione da me espressa ieri sera in Assemblea Provinciale del Partito Democratico del Trentino relativamente alla prosecuzione del mio mandato come segretario provinciale. E voglio precisare quanto segue.
Michele Nicoletti, 29 luglio 2013
Ho ribadito nella mia relazione di apertura quanto annunciato alla stampa dopo il mancato successo del PD del Trentino nelle primarie di coalizione e cioè la mia decisione di dimettermi dall’incarico. La scelta di proporre la candidatura di Alessandro Olivi alle primarie di coalizione del 13 luglio scorso come candidato del PD del Trentino è stata assunta dall’Assemblea Provinciale quasi all’unanimità, con un’unica astensione. Ciò non toglie che quando le cose vanno male, chi deve trarre le conseguenze è, innanzitutto, chi porta la responsabilità più alta. Per questo mi è sembrato doveroso lasciare l’incarico. Una delle ragioni che mi hanno spinto all’impegno politico attivo, qualche anno fa, è stato il desiderio di fare qualcosa per restituire la politica italiana alla sua serietà rispetto alla tragica superficialità in cui è stata fatta precipitare.
Ieri sera ho accompagnato le mie dimissioni alla richiesta rivolta a ogni membro dell’assemblea si facesse carico di trovare un punto di equilibrio tra le diverse posizioni, facendo, se necessario, un passo indietro e rinunciando a un po’ di sé, nella convinzione che l’elettorato del PD, la coalizione e anche l’opinione pubblica trentina si aspettano dal maggiore partito una seria autocritica, ma anche una forte unità. La mozione sulla cui base sono stato eletto segretario quattro anni fa insisteva sull’importanza di questa unità e la mia segreteria, non frutto di una maggioranza ma di una gestione unitaria, ha cercato di rispettare la varietà di posizioni politiche di cui era espressione.
Infine mi sono permesso di aggiungere una proposta – a titolo personale – relativa al futuro assetto del partito. Non spetta certo a un segretario dimissionario determinare la soluzione del futuro, ma avanzare delle proposte quale contributo alla discussione non gli dovrebbe essere vietato. Con questo spirito ho proposto che la gestione del partito in questi tre mesi prima delle elezioni (di questo si parla: dell’assunzione di incarichi a titolo gratuito per la durata di 100 giorni dopo i quali sarà il congresso provinciale autunnale a determinare linea politica e nuova dirigenza) venisse affidata a un gruppo di lavoro composto da persone scelte sulla base delle loro competenze, coordinato da Alessandro Olivi, considerata anche la primaria necessità di lavorare al programma di coalizione del centrosinistra autonomista. Accanto a lui persone vecchie e nuove, espressione di amministrazioni e territori, avrebbero potuto dare l’idea di un coinvolgimento corale di competenze collaudate e di facce nuove. Le stesse che, ci auguriamo, sapranno caratterizzare la lista del PD per le elezioni provinciali.
La lunga discussione che è seguita ha testimoniato l’esistenza di valutazioni diverse sul passato e sul futuro che richiedono, come in ogni seria riflessione, ulteriori approfondimenti.
Di fronte all’emergere di questa diversità di vedute al termine dell’assemblea ho riconfermato le mie dimissioni, rafforzate dal venir meno di quella condivisione che è stata alla base della mia segreteria.
In conclusione dei lavori è stato votato a maggioranza un invito al segretario a ripensarci e a ritirare le dimissioni. Ringrazio per la fiducia che anche in questa occasione mi è stata espressa, ma ribadisco la mia decisione e prego l’assemblea di prendere atto della irrevocabilità delle mie dimissioni.
Svolgere l’incarico di segretario provinciale - dal novembre del 2009 al marzo 2013 da volontario - è stata un’esperienza che mi ha fatto conoscere dall’interno non solo le difficoltà e le povertà della politica, ma anche la straordinaria ricchezza di umanità che essa custodisce, persone in carne ed ossa, ben radicate nelle fatiche quotidiane, che, nonostante le delusioni, ogni volta rinnovano la loro speranza e il loro impegno per un po’ più di libertà e di giustizia. È questa umanità che i partiti dovrebbero onorare, perché è la ricchezza di ogni democrazia.
Michele Nicoletti