Nessuna rivoluzione nel Pd di Rovereto. Né del resto la si aspettava. Fabiano Lorandi, dopo aver messo il suo mandato di segretario cittadino nelle mani del direttivo «allargato», se lo è visto restituire. Un po' per mancanza di alternativa: è stato confermato nel ruolo meno di due mesi fa da un'assemblea che non aveva altri nomi da votare, non essendoci altri candidati. E un po' perché prendersela «solo» con Lorandi sarebbe stato un insulto alla logica visto che la debacle delle Primarie del centrosinistra autonomista non può essere ascritta alla sola Rovereto che, numeri alla mano, ha anzi demeritato in proporzione meno di quanto non sia successo a Trento, dove Olivi ha incamerato il 50% dei consensi contro il 66% di Rovereto. M. Pfaender, "L'Adige", 19 luglio 2013
L'obiezione dei detrattori, cioè che Alessandro Olivi, essendo roveretano, avrebbe dovuto ottenere un oceano di voti, è stata mitigata dallo stesso assessore provinciale all'Industria. «Non ce l'ho con Lorandi - il suo commento a caldo dopo il trionfo di Rossi - ma con Miorandi». Tesi ripresa e cavalcata da parte del direttivo allargato che l'altra sera, soprattutto e sorprendentemente per voce degli stessi consiglieri comunali democratici, ha rinfacciato a Miorandi tutto ciò che in tre anni di amministrazione forse non si era mai detto chiaramente. La sconfitta nelle primarie di coalizione, evidentemente, ha scatenato le lingue. «Magari ci fosse sempre questa passione politica ai direttivi - ha commentato Miorandi - spero di vedere altrettanto impegno quando presenterò il bilancio 2014». Quello che con obbligo di etichetta Lorandi definisce «dibattito franco e animato», dalle 9 all'una del mattino, ha visto in alcune fasi un fuoco di fila contro il sindaco. «Nell'accettare di mantenere l'incarico - dice Lorandi - ho messo la condizione di un cambio del Pd e dell'amministrazione». Cambio di passo in cosa? «Occore riprendere un rapporto più diretto con i cittadini, il cambio di passo deve essere comunicativo. Miorandi deve tornare a parlare ai roveretani, e non dalle pagine dei giornali, ma nei negozi, per strada. Siamo una città, ma tante dinamiche sociali sono quelle di un paese». Il paradosso della giunta Miorandi è, nell'analisi di Lorandi, quello da un alto di essere stati capaci di mettere finalmente in campo riforme urbanistiche che stanno «rivoltando questa città come un calzino» mentre le amministrazioni precedenti «rimandavano il problema» in nome di «un quieto vivere di cui stiamo pagando oggi le conseguenze»: dall'altro però non ha saputo «comunicare quanto fatto ai cittadini. Le iniziative di questa giunta si faranno sentire negli anni, è un gruppo che sa fare, non possiamo perdere il valore di quanto fatto perché non si sa comuncarlo».Se il cambio da parte dell'amministrazione comunale non sembra una chimera, il discorso cambia se si allarga lo sguardo alla provincia. «Uscire dalle logiche delle correnti, che la base non capisce, anzi non sopporta. Darci e poi comunicare - detta l'agenda Lorandi - una linea unica di condotta, allargare il coordinamento provinciale perché comprenda più "territorio" e meno "correnti". Il circolo di Rovereto non chiede l'azzeramento dei vertici provinciali, ma la leadership non può continuare ad essere la stessa senza almeno delle integrazioni. E, soprattutto, occorre fare questo subito, perché le elezioni per la Provincia sono domani. E non saranno facili. Inutile nascondere che sarà dura spiegare ai nostri iscritti che votare Ugo Rossi è la scelta migliore. Rischiamo una "mazzata", in termini di astensionismo, ancora maggiore di questa».
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