Facciamo incontrare cultura e impresa

La cultura è una delle principali «industrie» non solo dell'Italia (con i suoi 300mila addetti per 17mila imprese e un fatturato annuo di 16 miliardi di euro), ma anche del Trentino. Un'osservazione banale in sé, che in questi giorni in Trentino, alla vigilia dell'apertura del Muse a Trento, trova un'ulteriore importante conferma.
Luisa Filippi e Lucia Maestri, 19 luglio 2013


È un'osservazione che da sola basterebbe a smentire chi periodicamente si ostina ad affermare che «con la cultura non si mangia». È rimasta tristemente famosa l'osservazione in questo senso dell'ex ministro Tremonti. Vero è che spesso il nostro Paese fatica a trasformare questo immenso «giacimento» in un sistema economico strutturato, capace di una visione di largo respiro. Quando invece l'Italia fa l'Italia e scommette su innovazione, ricerca e green economy e le incrocia con bellezza, qualità, legame con i territori, con la forza del made in Italy, è un Paese forte, capace di competere sui mercati internazionali.È fin troppo scontato rilevare che spesso, troppo spesso, non è così.
E il Trentino? È in grado la nostra Autonomia di creare questo circolo virtuoso che metta in campo cultura, innovazione, impresa?Per affrontare la crisi e guardare al futuro la cultura è l'infrastruttura immateriale fondamentale. A patto che si abbia il coraggio e la lungimiranza di guardare oltre gli steccati, oltre i confini dei propri «orticelli» e si dia vita per davvero a un sistema diffuso sul territorio.Il manifatturiero può ancora oggi trainare l'economia. Non sembri fuori luogo un'affermazione del genere, pur in un contesto che vede anche in Trentino grandi imprese chiudere un sito produttivo o limitare il proprio investimento sul nostro territorio.
È proprio in un contesto di questo genere, anzi, che si rafforza la necessità di incrociare in modo virtuoso impresa e qualità, innovazione e cultura. Mai come oggi il mondo del «fare» e il mondo dei «saperi» devono trovare una sintesi e un terreno comune di crescita.In questo senso, il Trentino – a partire dai due poli di Trento e Rovereto – può e deve tornare ad essere un laboratorio di sperimentazione o di consolidamento di esperienze già maturate anche in altri contesti internazionali. Si tratta di giocare al meglio le nostre carte, che sono soprattutto tre: un sistema culturale non ancora maturo, ma di grande livello qualitativo, che ha i propri capisaldi nel Mart, nel Muse, negli altri musei del Trentino e nelle sue istituzioni di pregio; un distretto dell'alta formazione e della ricerca che è di indiscusso livello e che è già inserito da protagonista nella rete della ricerca mondiale; una capacità di investimento (non solo economica, ma anche in termini di risorse umane) che altrove invece non c'è.Trento e Rovereto hanno già cominciato, com'è noto, un percorso comune nella direzione di un «distretto culturale» che metta a sistema la promozione, lo scambio di idee e di progetti.
Il matrimonio dunque fra il mondo dell'impresa e della cultura in Trentino non solo è possibile, ma auspicabile. Occorre però creare le precondizioni affinchè questo possa avvenire. È appena il caso di ricordare come, ad esempio, in altri Paesi l'investimento in cultura da parte delle imprese sia premiato da importanti incentivi fiscali. Ma più in generale, va creata o ricreata una moderna e consapevole cultura d'impresa; va fatto lo sforzo, anche da parte degli stessi operatori culturali, di accostarsi alle imprese offrendo un contributo creativo e innovativo in favore anche del profitto; e occorre dare vita a un contesto in cui tutto questo trovi radici solide, creare un indotto, favorire la nascita di nuove figure professionali legate alla cultura che si pone al servizio dello sviluppo del territorio.
Non sono passati molti anni da quando Charles Landry ha coniato il termine di Creative Cities: la creatività non solo come valore aggiunto per un territorio, ma come requisito fondamentale per aprirsi al futuro e percorrere nuove strade di sviluppo, di allargamento del proprio mercato, di attrattività di imprese e di risorse umane, di turismo, di innalzamento della qualità generale della vita di una comunità.