«Quando si scommette sulla democrazia, occorre tenere fermo il punto che gli elettori hanno sempre ragione. Quelli delle primarie il 13 luglio non sono stati pochi e questo risultato rafforza la coalizione di centrosinistra. Hanno scelto Rossi e ora è lui il candidato presidente e tutti dobbiamo lavorare con lui e per lui, con un metodo di squadra per far vincere la proposta della coalizione per il Trentino del futuro».
A. Conte, "L'Adige", 18 luglio 2013
Giorgio Tonini, senatore del Pd eletto con l'aiuto di Patt e Upt alle ultime politiche, mette in archivio le primarie e guarda avanti, invitando il proprio partito a fare lo stesso. E a non «aprire la telenovela dell'assetto interno del partito». Le primarie, per Tonini, sono state «il primo tempo della partita. Il secondo, e più importante, è quello delle elezioni di ottobre. Eviterei di usare l'intervallo per accapigliarci» come Pd «negli spogliatoi. Il nostro capitano ora è Rossi, aiutiamolo a vincere».
Per farlo, Tonini spiega che «il Pd deve proseguire nella fase di maturazione. Il messaggio delle primarie evidenzia il fatto che non hanno giudicato il Pd compiutamente adeguato alla sfida di rappresentare la forza baricentrica del governo del Trentino. Occorre accettare questo responso con grande umiltà e come uno sprone». Ma perché il Pd non viene considerato all'altezza di governare? «La questione riguarda il profondo rapporto con la dimensione popolare del Trentino che ancora non è completato. Ci sono alcune personalità che sono popolari come Pacher, ovvero riconosciuti, non solo dall'elite più politicizzata e che si occupa della vita interna dei partiti, ma anche da chi vive nei quartieri popolari e nelle valli. Il Pd nel suo insieme non è riuscito ad accreditarsi in questo ambito».
Il ko alle primarie è stato «una grande secchiata d'acqua fredda che ci deve far riflettere».
La sconfitta legata a un Pd non unito e non solidale come dice Pacher non convince Tonini: «Secondo me è ineliminabile l'idea di una quota di dissenso interno. Pacher era circondato nel partito da consenso maggioritario, con lui ci sarebbe stato un altro clima».
Aver chiesto troppo a lungo un ripensamento a Pacher «è stato un errore tattico e questo ci ha indebolito».
Sulle fibrillazioni che si sono sviluppate nel Pd, Tonini dà un giudizio netto: «È uno degli elementi che dimostrano immaturità: lo spettacolo continuo delle nostre divisioni
interne e la gara a fare mea culpa sul petto degli altri non ci danno credibilità. Ognuno avrebbe potuto fare di più e di meglio per far crescere la credibilità del Pd, invece a ogni curva si mette in scena lo psicodramma delle divisioni interne e del "via questo" e "azzeriamo quello". Vorrei fossimo forza adulta e non adolescente che si occupa solo di se stessa». Il Pd per Tonini ha due responsabilità importanti, La prima: quella di «creare una squadra attorno a Ugo Rossi per vincere le provinciali che restano una partita aperta». La seconda: «riaffermare il primato elettorale del Pd tra le forze della coalizioni, dobbiamo e possiamo restare prima forza del centrosinistra per dare equilibrio alla coalizione». Per centrare l'obiettivo, Tonni spiega che ci vorrà «una lista del Pd fortemente competitiva con gli uscenti e altre figure proveniente da altri mondi, con nessuno che sia garantito e tutti capaci di correre per un obiettivo comune». Per Tonini «è una ambizione corretta quella di Olivi di fare il capolista», poi dobbiamo «monitorare le ragioni del mancato voto alle primarie a Trento e Rovereto. La Vallagarina aveva l'occasione storica di mandare un proprio rappresentante a gestire la Provincia, rompendo il dominio di Trento che proprio Rovereto ha spesso lamentato».
Alla luce di tutte queste considerazioni, Tonini chiede ai colleghi di evitare di mettere sotto processo i vertici in questa fase. «All'indomani delle elezioni del Trentino c'è il congresso del Pd e lì si faranno i conti, adesso invece occorre un time out».