«Se, nei prossimi giorni, Ugo Rossi confermasse l'intenzione di avere rapporti politici con Progetto Trentino si porrebbe un problema molto serio. La nostra coalizione sarebbe all'improvviso colpita da un virus che ne metterebbe a forte rischio la tenuta».
N. Marchesoni, "L'Adige", 8 luglio 2013
Alessandro Olivi , assessore provinciale alle attività produttive e candidato del Pd alle primarie, si augura che le voci secondo le quali Silvano Grisenti sta lavorando dietro le quinte per aiutare Ugo Rossi a vincere la tornata elettorale di sabato prossimo non siano vere. In caso contrario - anche se l'intervistato non lo dice (ma lo fa intendere, ndr) - si aprirebbero scenari fino a pochi giorni fa impensabili.
Impegnatissimo in queste ore a trovare un futuro lavorativo ai quasi 500 dipendenti Whirlpool che tra qualche mese, a causa della chiusura dello stabilimento di Gardolo, saranno senza un impiego, Olivi manda un messaggio ai suoi avversari delle primarie: «Nessuno ti appoggia senza volere niente in cambio. Mi sembra scontato. Progetto Trentino è alternativo al nostro schieramento. Qualsiasi suo tentativo di affiancarci è fatto con la precisa intenzione di indebolirlo».
Dopo le interviste rilasciate all'Adige da Ugo Rossi e da Lorenzo Dellai «è giusto - afferma - che intervenga io, colui cioè che rappresenterà l'unico partito che sta cercando di allargare la base elettorale parlando di programmi e non con "accordicchi" vari».
Assessore, nelle ultime ore c'è grande fermento nel centrosinistra. Rossi guarda oltre le Stelle Alpine per conquistare consensi, Dellai sostiene che solo Gilmozzi riuscirà a tenere compatto la vostra coalizione. Non lei. Cosa sta succedendo?
«Desidero che passi un messaggio: se fosse vero che qualche pezzo di elettorato cerca o viene indotto ad "inquinare" le primarie ci troveremmo di fronte a qualcosa di grave».
Perché?
«Si precostituirebbe una maggioranza fragile ancora prima di iniziare a governare. Sarebbe un pessimo inizio. Nei prossimi cinque anni la giunta e chi la sosterrà dovrà prendere decisioni complesse. Se non è solida addio riforme. Il baricentro deve essere fermo, non mobile come qualcuno vuole».
Non considera normale che ognuno porti avanti le sue strategie per aggiudicarsi le primarie?
«L'ansia di imporsi ad ogni costo spinge spesso i soggetti in campo a stringere intese che non hanno senso. Trovo illogico che una squadra che sia una squadra degna di tal nome abbia bisogno della minoranza già adesso. Non scherziamo».
Nelle ultime ore sta uscendo verso l'esterno, non può negarlo, l'immagine di un centrosinistra poco compatto. Non c'è il rischio che dopo sabato, chi perde possa scegliere percorsi nuovi?
«Il centrosinistra uscirà rafforzato - non prendetela come un'autopromozione - se vincerò io. La mia è, infatti, la candidatura che ha ricevuto meno sponsorizzazioni, meno patrocini. Il Pd è, poi, ci tengo a precisarlo, un partito compatto che punta al futuro e non guarda al passato».
Le pesa, dica la verità, non avere dietro di lei un sostenitore importante e influente in Trentino come Lorenzo Dellai?
«No,sono felice della rete che mi sostiene. Ho un profondo rispetto per Dellai e sono convinto che l'ex governatore sarà decisivo a Roma per tutelare l'autonomia. Ma si batta, gli lancio un appello, per rafforzare la coalizione e non a sostenere solo una parte di essa, l'Upt per inciso. Ci conto. Quando era presidente della Provincia ha tenuto insieme realtà profondamente diverse».
C'è chi imputa al Pd scarsa attenzione alle primarie.
«Falso. Io, sono, convinto che quello che succederà il 13 luglio sarà determinante per il futuro del Trentino. Gli ultimi 15 giorni per me sono stati terribili. Iniziano presto e finiscono a tarda notte. Devo coniugare l'attività istituzionale e quella politica. Prima di tutto sono un amministratore».
Si ha la sensazione che, visto la mancanza di una candidatura forte nel centrodestra locale, chi s'imporrà sabato sarà il nuovo numero uno della Provincia. Concorda?
«Ho troppo rispetto per l'elettorato per esprimermi. La partita sarà complessa. Starei molto attento ad avere certezze, potrebbero riservare pericolose sorprese».
Quale sarebbe il suo primo provvedimento da governatore?
«Mi batterei per l'immediata sottoscrizione di un patto comune tra categorie economiche, sindacati e mondo del volontariato per il rilancio dell'economia e per la creazione di lavoro. Ognuno deve finalmente responsabilizzarsi. Per uscire dalla crisi non ci sono bacchette magiche. Bisogna operare in modo sinergico».
Tenendo presente che il bilancio sarà sempre più povero.
«Esatto. La mancanza di soldi può addirittura far tornare protagonista quella politica che quando c'è abbondanza di denaro pubblico dà il peggio di sé. Bisogna invertire la tendenza».
Fiducioso per il futuro?
«Sì, abbiamo gli strumenti giusti per restare aggancianti all'Europa che sta bene. Finora la crisi non ci ha affondato».
Cosa replica a quanti sostengono che se in provincia ci fossero Ikea e più centri commerciali, forse sarebbe più facile trovare un posto di lavoro a quanti resteranno per strada con la chiusura di Whirlpool?
«In momenti come questi, mi rendo conto che c'è una profonda differenza tra l'essere di centrosinistra e di centrodestra. Abbiamo visioni diverse. Premesso che noi non abbiamo mai respinto Ikea, riterrei sbagliato, controproducente, importare sul territorio trentino modelli - mi riferisco alla grande distribuzione - che vanno bene altrove, non qui. Una delle cose di cui mi vanto è la riforma nel commercio. La rifarei senza esitazioni».
Continua: «Il lavoro va creato in modo alternativo. Venendo nel merito della questione dell'azienda americana che se ne sta andando via per sempre, vi confesso che baratterei volentieri una mia sconfitta alle primarie di sabato in cambio di vedere sistemate le persone che lavorano nello stabilimento a Gardolo e che stanno vivendo giornate terribili. Io e i miei colleghi di giunta stiamo facendo l'impossibile per venirne a capo. È una sfida che va vinta, non ci sono alternative ».