Si dice spesso che la visione politica di chi amministra il Trentino soffra di un certo «trento-centrismo». E allora, com'è il sistema-Trentino visto da un polo diverso, da Rovereto? Semplice: un sistema che ancora non è «sistema». Non è difficile cogliere questo aspetto: il Trentino sembra essere composto da tanti «Trentini», spesso poco dialoganti fra loro.
Andrea Miorandi, "L'Adige", 1 luglio 2013
Se dunque dovessi formulare un possibile identikit del prossimo presidente della Provincia, indicherei tre qualità: esperienza, capacità di visione, predisposizione all'apertura e alla sperimentazione.
La fase storica che vivremo nei prossimi anni è sicuramente complessa. Occorre un «timoniere» che abbia una visione di Trentino non arroccata in una sterile difesa della tradizione, che non faccia del «territorio» un feticcio, ma un'opportunità. Il recupero virtuoso della nostra identità non deve fondarsi su una base ideologica o quasi mitologica.
Deve però partire da qui per strutturare una «specialità» da spendere come carta vincente sui mercati internazionali.
Visto da Rovereto, il sistema-Trentino che ancora stenta a decollare deve essere ispirato necessariamente a tre grandi priorità: una qualificazione del settore produttivo, con un più stretto raccordo col mondo dell'alta formazione e della ricerca; un percorso di innovazione applicabile al settore delle imprese, con un surplus di creatività e di sostenibilità; una riformulazione di quel «laboratorio Trentino» che la nostra provincia è stata, innegabilmente, fino a qualche tempo fa in molti settori chiave e che oggi sembra avere smarrito per strada.
Vista da Rovereto, infine, la pianificazione territoriale del Trentino deve essere globalmente ripensata, a partire dal policentrismo che caratterizza questo territorio e individuando nuovi asset strategici che superino anche le tradizionali ripartizioni amministrative. Quando ho parlato, un paio di anni fa, di Trento e Rovereto in termini di «Città dell'Adige» era appunto per cercare di guardare noi tutti al territorio provinciale con sguardo nuovo. Per decenni la pianificazione territoriale in Trentino è stata fondata sul dato geografico (la vecchia dicotomia montagna / fondovalle) oppure su un dato per così dire antropologico (ad esempio città / campagna) o ancora su un dato politico (centro amministrativo decisionale / resto del territorio). Credo che sia giunto il tempo di ripartire dalle relazioni umane, dai rapporti che le persone instaurano fra loro e con il proprio territorio, dalla loro mobilità e dalle molte e complesse comunità virtuali. La nuova mappa del Trentino che ne scaturisce è una mappa per molti versi sorprendente e assolutamente inedita fino ad oggi.
Tutto questo ha un progetto simbolo: il distretto della Meccatronica che sta per nascere a Rovereto, un parco scientifico e tecnologico tematico dove meccanica ed elettronica si combineranno nel segno dell'innovazione.
È un progetto simbolico non solo perchè coniuga perfettamente le tre priorità che citavo prima, ma soprattutto perchè rappresenta bene in che modo il Trentino può diventare davvero, finalmente, un «sistema». La caratura di questo progetto è di livello provinciale. La scelta di individuare a Rovereto il nuovo polo della meccatronica è dettata dalla volontà di inserire quell'area e le future imprese nel cuore di quello che è già il distretto produttivo trentino.
Ed è innegabile che tutto questa debba poggiare su tre gambe: le imprese, le scuole professionali e l'Università. Solo in questo modo possiamo avere qualche chances di fare del nuovo polo un punto di riferimento nazionale e internazionale, capace di attrarre dall'esterno nuove imprese e nuove risorse. La compresenza, nello stesso polo, della formazione di base e dell'alta (o altissima) formazione, in stretto raccordo col mondo della ricerca, non è affatto il capriccio di un territorio, ma una sorta di pre-requisito senza il quale l'intero progetto nascerebbe morto già in partenza.
Il polo della Meccatronica, insomma, è già ora una cartina al tornasole per testare la capacità del Trentino di innovarsi e di stare al passo con altri territori e con altre realtà. I prossimi anni saranno cruciali, perchè dovremo - per la prima volta nella nostra storia - confrontarci con il mondo senza il paracadute di ingenti dotazioni economiche e di una Autonomia che oggi non ci protegge più come un tempo dai contraccolpi di una crisi economica epocale e gravissima.