«Cambiamento dal Patt? Discutibile»

L’assessore all’industria e candidato del Pd respinge i riferimenti del collega autonomista agli intrecci tra politica ed economia, ma non dà per scontato l’esito delle primarie: «Non mi sento per niente il favorito: chi ha costruito una fitta e meticolosa rete pro risultato non sono io ma gli autonomisti. Dobbiamo darci una scossa».
L. Patruno, "L'Adige", 26 giugno 2013

«Non mi sento per niente il favorito e lo dico anche alle amiche e agli amici del Pd: attenti a dare tutto per scontato perché nelle primarie c'è un sistema molto anomalo di intercettazione del consenso». L'assessore all'industria, artigianato e commercio, Alessandro Olivi, candidato del Pd alle primarie di coalizione per la conquista della leadership del centrosinistra autonomista, inizia a preoccuparsi. Nonostante sia proposto dal Partito democratico, che è la forza politica più consistente della coalizione e anche quella più avvezza al meccanismo delle primarie, Olivi non si sente affatto sicuro di avere la vittoria in tasca.
E la determinazione degli autonomisti, che da tempo stanno lavorando per l'affermazione del loro Ugo Rossi, ma anche il piglio deciso con cui Rossi ha avviato la campagna elettorale, senza risparmiare critiche a quello che ha definito «un modo di gestire il consenso che è superato» e proponendosi come «garante di indipendenza» rispetto agli «intrecci tra politica ed economia», ha messo in allarme il candidato Pd.
Anche se Rossi ieri ha smussato i toni precisando: «Non mi riferivo a niente o nessuno di specifico ma alla necessità di un nuovo modo di fare politica che non passi più solo dal confronto con categorie, sindaci, istituzioni, ma che cerchi il rapporto diretto con i cittadini». Sta di fatto che i termini «gestione del consenso» e «intrecci tra politica ed economia» sono stati letti come un'accusa a chi in questi anni ha avuto più di altri - per delega specifica - la gestione dei rapporti con i settori economici.
 Assessore Olivi, cosa pensa delle parole del suo collega Rossi che si propone come «garante di indipendenza» dai poteri forti?
 Che il Patt voglia porsi come la forza del cambiamento mi pare abbastanza discutibile, perché non vedo credenziali diverse e maggiori rispetto a quelle che possiamo proporre noi del Pd. Questa gara a chi si affranca di più dalla gestione di 5 anni di governo, dove tutte le scelte sono state condivise, mi pare elettoralistica. Io non so a cosa e a chi si riferisse Rossi. Per quanto mi riguarda, nel mio percorso politico quel poco di esperienza e competenza che ho accumulato le devo al fatto di aver lavorato duro. Non ho mai avuto dietro mondi, corporazioni, padrini politici. Spesso sono stato criticato, anzi, per essere un po' un solitario. Se qualcuno, duque, pensa di coinvolgermi dentro un dibattito sul detto e non detto io non ci sto.
 Lei è responsabile della delega sull'industria e di altri settori economici. Vuol dire che nessuna scelta della giunta è stata condizionata dagli interessi di qualche soggetto economico che ne ha beneficiato?
 Dico solo una cosa. Bastava essere presenti l'altro giorno all'assemblea degli industriali trentini per capire che nessuno ha lisciato il pelo all'assessore. Anzi. Io sono salito su quel palco e ho messo il punto su una serie di cose fatte, rivendicando l'impegno di questi anni in un rapporto dialettico. La totale indipendenza mia personale da qualsiasi tipo di condizionamento da parte di mondi, corporazioni e categorie è la mia carta di identità politica. Oggi, poi, non esiste più la possibilità da parte di alcun mondo di condizionare la politica, tanto più che imprese e lavoratori sono fortemente colpiti e indeboliti dalla crisi. Ci si conquista il consenso con la credibilità e le cose che fai. Spostare il dibattito su questo terreno è estremamente scivoloso e rischioso. Ognuno ha incrociato mondi e categorie differenti. Il Patt non vive in una dimensione eterea. L'importante è che l'indipendenza sia un atteggiamento mentale che tiene diviso il proprio destino politico dalle cose che si devono fare.
 Lei è il candidato del Pd, pensa di partire avvantaggiato o teme il rischio primarie tipo Genova e Milano?
 Non mi sento favorito. Anzi dico attenzione: dare per scontato che le primarie replichino in modo automatico i rapporti di forza avuti fin qui è un errore. Anzi, oggi penso che chi si è equipaggiato maggiormente per le primarie e ha costruito una fitta e meticolosa rete pro risultato non sono io ma il Patt. E se questo può essere da monito: diamoci una scossa.