«Non si può rinunciare a metà società»

Sara Ferrari, firmataria del ddl sulle preferenze di genere: "Donne ancora poco visibili nella società di oggi".
L. Pianesi, "Trentino", 24 giugno 2013

E' stata una delle tre firmatarie, assieme alle consigliere del Pd Margherita Cogo e del Patt Caterina Dominici, del disegno di legge sulle preferenze di genere presentato nel 2010. Sara Ferrari, consigliere provinciale del Partito democratico, non ha dubbi sull'importanza di introdurre nel nostro ordinamento provinciale una legge che garantisca le cosiddette “quote rosa”. «Lo hanno capito le grandi multinazionali – spiega - che è fondamentale avere nei loro organi decisionali e dirigenziali un pluralismo di pensiero, e quindi giovani, anziani, donne e uomini, per intercettare il mercato in maniera globale e per poter contare su energie e risorse varie. Perché in politica dovremmo rinunciare a una tale ricchezza?»

Ferrari, il fatto che ci siano così poche donne in politica è davvero un problema di leggi o c’è un gap culturale che al momento del voto spinge gli elettori a puntare più sugli uomini che sulle donne?

Ci sono entrambi i fattori. Il problema attuale è che le donne non hanno ruoli di grande visibilità, non solo in politica ma anche nel mondo del lavoro. Sono poche, infatti, quelle che si trovano a gestire posizioni di responsabilità e quelle poste a capo di aziende e strutture importanti.

Sono, quindi, meno riconoscibili?

Esatto, al momento del voto, per l’elettore è più difficile riconoscerle. E, se a livello comunale riescono spesso a farsi un nome, diventa molto più difficile quando ci si va a confrontare sul palcoscenico provinciale. Ora, se avessimo più donne in posizioni di maggiore visibilità nel mondo del lavoro, ne avremmo anche di più in quello della politica e viceversa. L’uno serve da esempio per l’altro. Per questo credo molto in una legge che promuova la presenza femminile in politica. Attiverebbe un circolo virtuoso.

Non si potrebbe partire, a contrario, dal mondo del lavoro?

Si, e infatti la legge che prevede nei Cda delle società partecipate la presenza di almeno una donna su 3 avrà effetti positivi quando sarà pienamente operativa.

Come mai la vostra proposta di legge sulle preferenze di genere, a oggi non ha avuto applicazione?

Perché è stata messa da parte. Quando la presentammo, nel 2010, in occasione della riforma elettorale, ci venne chiesto di tenerla nel cassetto per evitare di rompere gli equilibri in consiglio. Quando a novembre, io e Cogo, proponemmo due emendamenti alla legge sui comuni, per recepire la doppia preferenza, successe la stessa cosa: la minoranza minacciò ostruzionismo e chiese alla maggioranza di bocciare gli emendamenti. Tutti, tranne il Pd, seguirono la linea e gli emendamenti non passarono.

Secondo lei oggi il consiglio è pronto per una riforma così importante?

Lo spero, anche se mi sembra che stiano già iniziando gli ostruzionismi. Io temo che si perda una grande occasione. Come società, come si può uscire dalla crisi rinunciando alle conoscenze e alle competenze di metà della popolazione?