SALUTO ALL'ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRA - "Il piano di semplificazione in corso sta dando i primi risultati, ma ormai non si tratta soltanto di leggi da sfoltire e di controlli ossessivi da abolire, è soprattutto una questione di coraggio: meno potere ai «controlli-freno», più potere ai «controlli-impulso», anche attraverso forme di affiancamento delle imprese, spingendosi fino alla sperimentazione di formule di autodisciplina ed autocontrollo affidate alle parti sociali ed imprenditoriali."
Alessandro Olivi, 22 giugno 2013
"Portando il saluto della Giunta provinciale a questa importante Assemblea, vorrei anzitutto immaginare la via d’uscita dalla crisi come un’alleanza di sistema, che coinvolga le imprese, le istituzioni, le parti sociali e la politica: infatti, se a livello nazionale è di moda il «governo del fare», noi qui ci siamo piuttosto abituati, e dobbiamo fare il passo successivo e molto più lungo, cioè il «governo del fare meglio». Ciò significa focalizzare le risorse sulla priorità della ripartenza, disposti anche a scontentare qualcuno, pur di scuotere le potenzialità insite in tutte le componenti del sistema, mettendo al centro le imprese, perché la crisi ce la dobbiamo risolvere anzitutto noi. E’ sbagliato aspettarsi cure miracolose da improvvisati profeti, perché il Trentino non ha bisogno di miracoli, dati i suoi robusti equilibri economico-sociali; ha soltanto bisogno di farli emergere nel lavoro, nello studio e nella solidarietà.
Dobbiamo ricostruire la fiducia che si è affievolita in tutte le maglie del tessuto sociale; dal credito alle imprese, dalle istituzioni ai cittadini, tutti devono essere consapevoli che ce la possiamo fare: le basi del sistema sono solide, «basta» soltanto lavorare e studiare di più e meglio, affrettandoci a sgomberare la strada a chi ha più energie. A quest’ultimo fine non bastano più i piccoli correttivi, occorre frantumare il macigno dell’eccesso di regolamentazione e di burocrazia, attraverso un profondo ripensamento dell’impianto normativo dell’autonomia. Il piano di semplificazione in corso sta dando i primi risultati, ma ormai non si tratta soltanto di leggi da sfoltire e di controlli ossessivi da abolire, è soprattutto una questione di coraggio: meno potere ai «controlli-freno», più potere ai «controlli-impulso», anche attraverso forme di affiancamento delle imprese, spingendosi fino alla sperimentazione di formule di autodisciplina ed autocontrollo affidate alle parti sociali ed imprenditoriali. Perché se un’impresa danneggia il territorio, o non rispetta i contratti, o aggira gli obblighi negoziati con la Provincia, i primi offesi non sono gli Assessori né i burocrati, sono gli imprenditori seri.
Una proposta che è tutt’altro che provocatoria: nella prossima Legislatura si accetti la sfida di un unico Assessorato alle politiche produttive e all’ambiente.
A più forte ragione, dunque, dobbiamo guardare ad un patto di mutuo sostegno fra le forze sociali capace di riscattarci da quel deficit di produttività che è il nodo più critico del sistema.
Per questo, negli ultimi atti della legislatura abbiamo previsto lo sconto IRAP per gli incrementi salariali legati alla produttività, per le aziende «virtuose» e per i contratti di solidarietà «espansivi» ; inoltre abbiamo esteso l’esenzione quinquennale IRAP alle iniziative di rilancio di attività cessate, garantendo i livelli occupazionali, e previsto aiuti finanziari per le imprese che, non potendo più ricorrere agli ammortizzatori sociali, intendano comunque promuovere contratti di solidarietà nel contesto di progetti di riorganizzazione aziendale . Nel 2013 si calcolano agevolazioni IRAP per oltre 80 milioni di euro.
Sono misure emblematiche della nostra ferma volontà di valorizzare e sostenere la pluralistica vitalità innovativa del nostro tessuto imprenditoriale. Vogliamo tenerci strette le nostre aziende e rafforzarne la multiforme trama, che abbiamo permeato con alcune concentrazioni competitive, come le filiere dei prodotti tipici, legno e pietra, o le tecnologie abilitanti, come l’ICT e la meccatronica.
Su questo fronte, dobbiamo ignorare critiche e speculazioni qualunquistiche, che non esito a definire un chiaro esempio di autolesionismo, come quelle che con insistente ricorrenza intonano il de profundis della manifattura. Non sta a noi decidere quali imprese abbiano diritto di domicilio nell’economia del domani, perché non è la politica, ma il mercato, con tutti i suoi limiti, a temprare lo spirito imprenditoriale. Esperienze virtuose (come quella tedesca) dimostrano che il manifatturiero può ancora oggi trainare l’economia, costretto com’è a «nutrirsi» di crescita e di innovazione, specie se riusciremo ad incrementare la creazione di valore partendo dalla conoscenza, attraverso la ricerca e le imprese innovatrici. Il nostro obiettivo ultimo tutt’altro che utopistico è un sistema a «competitività integrata», diversificato ma fertilizzato dai poli di eccellenza. E ciò non «malgrado» ma «grazie» anche al manifatturiero, instancabile generatore e diffusore di competenze.
Per inciso, i dati sui progetti aziendali di ricerca sono incoraggianti: nel 2012, nonostante la crisi, abbiamo avuto 103 domande da parte di 110 imprese e una spesa prevista di 84 milioni, con un incremento di domande del 7% rispetto al 2011.
«Fiducia», per parte nostra, è anche valorizzare in tutte le sue declinazioni il principio di sussidiarietà; ciò significa completare la profonda ricomposizione dell’assetto istituzionale, avviata in questa legislatura, attraverso una triplice migrazione di poteri: dagli apparati burocratici agli enti «di sistema» per le funzioni specialistiche; dalla Provincia alle comunità locali per la cura dei territori; dal pubblico al privato per gli interventi affidabili al mercato. Queste riforme, così come il «piano di miglioramento dell’amministrazione», avranno senso se ci faranno recuperare dinamismo e sobrietà nella macchina pubblica per rilanciare l’impresa.
L’azione pubblica deve dunque curvare verso il sostegno delle libere scelte aziendali di investimento. Per questo riteniamo che il tempo degli incentivi non sia per nulla finito, ed abbiamo lavorato per riformarli, secondo alcune idee-guida, che hanno in comune la qualità: ricerca e innovazione, internazionalizzazione, imprenditorialità giovanile e femminile, reti d’impresa. In questo modo gli incentivi semineranno utile sociale, come attestano le 22 imprese che hanno sottoscritto con la Giunta provinciale e il Sindacato accordi negoziali consolidando 1.600 lavoratori.
Perciò, nonostante la contrazione delle risorse, abbiamo allocato a favore delle imprese circa 150 milioni di euro ogni anno, con prevalenti procedure «a sportello», che hanno consentito di accompagnare la quasi totalità delle imprese disposte ad investire sul territorio e di lasciare spazio a massicci interventi «di sistema», come attesta il patrimonio gestito da Trentino Sviluppo, che ne è la principale protagonista, pari oggi ad oltre 1 miliardo di euro.
Contiamo dunque di aver allestito vari strumenti per rinvigorire, grazie alla collaborazione di tutti, la «squadra» dell’imprenditoria trentina, nonostante infortuni e malattie stagionali. Contiamo anche di attirare nuovi «giocatori», cioè imprese a capitale esterno, visto che alcuni «campioni», così come giovani promettenti (sostenuti dai progetti per l’imprenditorialità giovanile e per le start-up), stanno fortunatamente guardando al Trentino come possibile approdo per nuove iniziative, con un positivo effetto di «contaminazione».
Poi, tutti in campo, a giocare la partita del mercato senza trucchi e ad armi pari, con appalti liberi e trasparenti, orientati a premiare la qualità dell’offerta.
La fiducia, in conclusione, non la vogliamo distribuire a parole, ma continuando a tirare il carro della nostra economia, un po’ impantanato, anche se meno di altri, ma carico di preziose risorse umane, tecnologiche e imprenditoriali che prima o poi potranno riprendere a marciare su un terreno meno impervio.
Insieme ce la faremo".