L'apprendimento permanente è legge provinciale

Il Consiglio provinciale di Trento, nella giornata di mercoledì 19 c.m., ha approvato una nuova  legge denominata: “Interventi per favorire l’apprendimento permanente e la certificazione delle competenze” legge che è il frutto dell’accorpamento dei disegni di legge n. 269, primo firmatario Michele Nardelli e n. 332,  primo firmatario  Mattia Civico.

Trento, 20 giugno 2013

La nuova legge parte dal concetto  che si deve  prendere atto che l’avvento della società globale dell’informazione e della conoscenza  ha interrotto la separatezza delle tre grandi stagioni della vita: quella giovanile della formazione, quella adulta del lavoro e quella della terza età.

La propensione ad apprendere non si esaurisce nella prima fase della vita, dove certamente è più effervescente ed estesa, ma si protrae nell’età e qui si affinano le capacità di discernimento e di scelta e l’apprendimento si consolida diventando personale visione del mondo e patrimonio culturale diffuso.

La legge appena approvata ha l’obiettivo di favorire l’apprendimento permanente delle persone in tutte le fasi della vita, quale strumento volto a sostenere la società della conoscenza, ad elevare la qualità dei saperi, delle abilità e delle competenze dei cittadini e il loro costante aggiornamento e ampliamento in una prospettiva personale, civica, sociale, occupazionale e di mobilità professionale.

Giova inoltre ricordare che tali processi di apprendimento hanno avuto a livello nazionale  un importante riconoscimento legislativo nella legge n. 92 del 28 giugno 2012 concernente “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita” (cd. legge Fornero), che all’articolo 4, commi 51 e ss., in linea con le  indicazioni dell’Unione europea, fornisce  definizioni dell’apprendimento permanente, formale, non formale e informale e rinvia a successivi decreti legislativi la disciplina delle relative modalità di riconoscimento e validazione.

Durante la discussione Michele Nardelli ha rilevato che  quando si parla di formazione la si associa alla scuola e all'università. La nuova legge esce da questo schema ponendo una domanda di fondo: è ancora possibile pensare all'apprendimento solo come parte della giovinezza? La risposta è no, perché il bagaglio culturale che una persona adulta si è costruito in gioventù  non è più sufficiente per affrontare le sfide del nostro tempo. Ed è proprio in momenti storici, come quello attuale, che serve un surplus di capacità cognitive. Nardelli, ha inoltre ricordato il significato che la formazione permanente  ha avuto, per gli adulti,  nel secondo dopoguerra.

Tra gli obiettivi di fondo del testo unificato c'è la creazione della società della conoscenza e quello di qualificare il Trentino come regione europea della conoscenza. Una prospettiva, ha sottolineato Nardelli, che serve per stare al passo con lo sviluppo e in linea con gli obiettivi del memorandum di Lisbona dell'Unione Europea, i quali prevedono la formazione permanente per il 15% della popolazione europea.

Percentuale che in Italia è oggi appena al 6%. Un Paese, il nostro, ha ricordato Nardelli culturalmente arretrato, dove il 56% della popolazione non legge nemmeno un libro all'anno. In Trentino, ha continuato il consigliere, potremmo raggiungere l'obiettivo delle 30 mila persone in formazione permanente. Tre le idee portanti del ddl: le comunità di studio per favorire uno spazio nella vita per lo studio; l'apprendimento permanente e l'accertamento delle competenze informali, recependo nel merito,  una parte della riforma del lavoro Fornero.

Sul piano dei costi il consigliere Pd ha ricordato che i 200 mila euro previsti  per il finanziamento della legge derivano dal recepimento della parte del decreto Fornero sulla certificazione delle competenze.

Il consigliere ha infine ricordato che questa nuova legge si inserisce sulla legge 5/2006, la legge Salvaterra, che ha previsto il tema dell'educazione degli adulti.

Il consigliere Mattia Civico, nel suo intervento,  ha ricordato come la legge offre nuove occasioni per la crescita culturale per le persone che stanno affrontando le difficoltà della crisi.

Il riconoscimento che la formazione non è solo il frutto di un percorso di studio certificato, ma è quello che uno sa fare, il risultato della propria esperienza, è un passo avanti di fondamentale importanza.

E' chiaro, ha sottolineato il consigliere Civico, che questo della certificazione rappresenta un passaggio delicato perché non ogni esperienza è una competenza e quindi c'è la necessità di avere norme precise. Ma su questo terreno il decreto Fornero, che in parte questa legge recepisce, ha però aperto nuovi spazi.

Il consigliere Civico, infine, ha riconosciuto all’Assessore Marta Dalmaso la sensibilità di aver favorito, una proposta maturata all’interno del Consiglio provinciale, senza che si giungesse alla presentazione di un disegno di legge della Giunta.

Durante la discussione è stato inoltra approvato un ordine del giorno, presentato da Mattia Civico, sulla revisione e la ricerca di nuovi percorsi formativi per l'inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, coinvolgendo coop e la costituenda Fondazione De Marchi, è stato accolto polemicamente da Civettini e da Franca Penasa. Quest'ultima ha affermato che un tempo l'ente pubblico, concretamente, riservava posti per queste persone. I due consiglieri del Pd hanno a loro volta replicato che non si vuole avviare un tavolo con le coop per aprire le borse di un'altra fettina di spesa pubblica. Civico, difendendo il lavoro delle cooperative, ha ricordato che la Provincia è soggetta al collocamento obbligatorio dei disabili, fissato al 7%, e che oggi è ben oltre questa percentuale.