Taffara: "Senza il Pd la coalizione perde" Zeni: "Il messaggio non è è divisi si perde, bensì rinnovando si vince".

PERGINE - «Complimenti a Oss Emer. Lo avevamo detto dopo il primo turno: l'elettorato del Pd, con il suo 20%, sarebbe stato l'ago della bilancia al ballottaggio. Così è stato» commenta  Marina Taffara, candidato-sindaco di Pd e Verdi sconfitto il 26 maggio.
"L'Adige", 11 giugno 2013


 Dunque, Oss Emer è sindaco anche grazie al Pd?
 «Il Pd ha dato la precisa indicazione di non sostenere il candidato Osler».
 Qual è il segnale che arriva dal voto di Pergine?
 «Che senza il Pd non c'è coalizione e non si vince. Anche a Trento ne devono essere coscienti. Qui si è voluto creare un grande equivoco chiamando coalizione di centro sinistra autonomista quella di Osler, che è solo un raggruppamento di quattro forze di centro. Ed è stato improponibile, poco rispettoso ed arrogante, nei confronti del Pd, dire: "Dateci solo un sostegno esterno, in cambio di nulla". A quel punto, abbiamo optato per il rinnovamento...».
 Oss Emer ve ne sarà grato?
 «Girano voci false e cattive, che parlano di sedie garantite. Primo, da parte del Pd, nessuna intenzione di garantire una coalizione, quella di Oss Emer, che non è la nostra; secondo, noi non avremo alcun rappresentante in giunta. Le responsabilità di governo devono essere chiare, nitide».
 Al voto il 47,78% degli elettori: un record negativo.
 «Una sconfitta per tutti. Anche per chi ha vinto. Con queste percentuali un sindaco è meno legittimato».
 Qual è stato l'errore di Osler?
 «Quello di non riaprire le porte per ricostruire la coalizione. Al ballottaggio non ha recuperato alcun voto, neanche con il sostegno di Diego Pintarelli».
 Quanti elettori del Pd possono aver sostenuto Oss Emer?
 «Almeno il 50%, forse più, è confluito su Oss Emer. Sicuramente nessuno ha sostenuto Osler. Il grosso delle delle civiche di Oss Emer è fatto di persone di centro sinistra».
 Da vicesindaco uscente si troverà in minoranza. Che opposizione farete?
 «Costruttiva e propositiva. Sarà, con 22 consiglieri compresi gli assessori, un consiglio più governabile. Due anni servono a conoscere la macchina. In bocca al lupo a Oss Emer: avrà da lavorare! La nostra esperienza potrà essergli d'aiuto. Per fare la giunta, tra le competenze che ha detto di privilegiare e le aspettative degli eletti, dovrà essere un buon equilibrista».
 Ricostruirete il centro sinistra autonomista stando all'opposizione?
 «Senza fretta. Prima, vogliamo vedere Oss Emer al lavoro, quali scelte farà. Con le civiche c'è da dialogare».
 Che direbbe a Oss Emer?
 «Di non avere fretta. Pergine è una città dilaniata: va ascoltata e governata con umiltà».
E a Marco Osler?
 «Mi dispiace sul piano personale. Sul mancato apparentamento, è stato malconsigliato (il riferimento è a Marco Morelli, ndr). Ma dobbiamo ripartire assieme, seppur dai banchi delle minoranze». 


LE REAZIONI


Il messaggio che ci arriva da Pergine non è «divisi si perde, bensì rinnovando si vince».
È il pensiero di  Luca Zeni, capogruppo Pd in consiglio provinciale. «I cittadini perginesi hanno scelto tra chi rappresentava una gestione consolidata di amministrazioni stanche e chi si proponeva come in grado di aprire,
di rinnovare, di rompere rendite di posizione pregresse».


TRENTO - «Un risultato ampiamente previsto e prevedibile: tutta la coalizione a livello provinciale se lo aspettava e purtroppo non siamo riusciti ad evitarlo, e questa è una responsabilità politica che dobbiamo assumerci tutti quanti». Non usa mezzi termini  Roberto Pinter , presidente del Pd trentino, nel commentare il voto dei perginesi che, in un clima deteriorato e con un'amministrazione uscita malconcia dall'esperienza di governo, hanno scelto di voltare pagina.
Ma poteva andare diversamente. «Quanto meno questo voto ha confermato quello che io dico da sempre - continua Pinter - e cioè che la forza di questa coalizione è stare assieme e che nessuno da solo va da nessuna parte. Ecco perché bisogna ripartire dalla coalizione e mettersi un po' più in sintonia con l'elettorato». L'analisi di Pinter parte da lontano: «Rifiutare l'apparentamento per il secondo turno è stato solo l'errore finale di chi pensava di avere la vittoria in tasca e non l'aveva, ma prima ancora c'è stato un errore di impostazione iniziale alla luce di una domanda che era evidente: c'era bisogno di un cambiamento netto per riconquistare la fiducia dell'elettorato. Invece con dissennatezza si sono consumati i tavoli per dividersi anziché unirsi». Ma il voto perginese, per Pinter, può avere anche ripercussioni positive «nel senso di costituire un richiamo alla responsabilità con l'effetto di spronarci a chiudere sul candidato alla presidenza della Provincia quanto prima e a ricostruire un legame di fiducia con gli elettori». Quanto a Pergine, conclude il presidente del Pd trentino, «spero che ognuno seppellisca le ragioni di ieri e trovi le ragioni di domani, senza cercare vendette e superando i protagonismi del passato per far nascere una nuova opportunità di centrosinistra».