Fravezzi avanza precise richieste agli alleati. Pinter: un pretesto per mettere una parte della coalizione contro di noi. la maggioranza si ritroverà domani. Il Patt: "Ci rimettiamo ai Democratici".A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 9 giugno 2013Leggi l'articolo in pdf!LEGGI ANCHE: Doppio turno, il Pd chiude all’Upt Domani si decide: rischio rottura, P. Morando, "Trentino", 9 giugno 2013
Tutto rinviato a domattina alle 10, all’ennesima riunione della coalizione: questa volta davvero decisiva, non fosse altro perché non c’è più altro tempo. Ma dopo il tavolo di ieri la rottura finale sembra farsi più vicina. Scelto per le primarie l’assessore Mauro Gilmozzi, l’Upt ha infatti tentato di riproporre agli alleati una candidatura unitaria, ma senza proporre nomi concreti dopo la mancata convergenza dei partner sul presidente della Cooperazione Diego Schelfi. Con il segretario del Patt Franco Panizza a commentare: «Siamo già fuori tempo massimo, un presidente non s’inventa dalla sera alla mattina». In subordine, ma questo è ora il vero nodo, la richiesta di primarie a doppio turno (domenica 30 giugno e ballottaggio il 7 luglio) formalizzata l’altra sera dal parlamentino. E avanzata a Pd e Patt con particolare vigore dal segretario Flavia Fontana e dal senatore Vittorio Fravezzi. Per fare in modo, così è stata giustificata, che il vincitore possa davvero contare su un’ampia maggioranza, uscendo così fortemente legittimato dalle primarie. Qui il Patt non ha eccepito sul principio, ma ha posto da un lato il problema dei tempi, dall’altro dubbi sulla possibilità di rimettere in discussione procedure già concordate. E rimettendosi alle decisioni del Pd. Il cui presidente Roberto Pinter si è detto decisamente sfavorevole, e la ragione è ovvia: la candidatura sostanzialmente unitaria dell’assessore Alessandro Olivi è infatti legata proprio a primarie secche, tanto che Luca Zeni e Donata Borgonovo Re si sono tirati indietro in extremis proprio perché non era passata in assemblea l’ipotesi doppio turno. Vista l’assenza del segretario Michele Nicoletti all’incontro di ieri mattina, Pinter alla fine ha proposto a tutti di rivedersi domattina, per un «supplemento di riflessione». Ma lo stesso Nicoletti chiude in maniera netta: «In questi mesi abbiamo sempre dimostrato la massima disponibilità nell’ascolto delle ragioni altrui e la massima volontà di concordia, ma ora non vedo i motivi per rimettere in discussione decisioni lungamente meditate assieme: a meno che non si voglia annullare un processo di convergenza». E il problema, per Nicoletti, non è legato al passaggio assembleare del Pd: «Tutte le nostre decisioni sono state prese nel rispetto delle posizioni degli alleati: chiedere ora di rimettere tutto in discussione tradisce una palese volontà di non concludere il percorso avviato». Parole dure, alle quali il senatore Fravezzi, di fronte all’ipotesi di una clamorosa uscita dell’Upt dalla coalizione, replica con ferma diplomazia: «A noi non piacciono gli ultimatum, riteniamo però che con il ballottaggio il vincitore potrà godere di maggiore autorevolezza: è una richiesta di buonsenso su regole che mai finora erano state approfondite collegialmente». Per quanto riguarda invece le componenti minori del centrosinistra autonomista, i Verdi con Marco Boato si sono detti contrari al doppio turno. E già che c’erano hanno già depositato formalmente l’annunciata candidatura di Lucia Coppola. I socialisti hanno invece cercato una mediazione, proponendo il turno unico “all’australiana”: due voti a disposizione di ogni elettore, per scegliere il nome candidato preferito e, in subordine, il secondo più vicino. Servirebbe così un doppio conteggio, con l’annullamento dei voti dei candidati minori e la somma delle seconde preferenze a loro associate a quelle espresse in prima battuta. Una mediazione, l’ha definita Alessandro Pietracci, «utile per evitare il rischio di una rottura». Domani la decisione finale. Nelle stesse ore in cui da Pergine, dove il centrosinistra al primo turno ha corso diviso, arriveranno i primi dati sulle comunali. Con effetti, se al ballottaggio Marco Osler non ce la dovesse fare, che potrebbero anche essere devastanti.
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