ROVERETO - Ricerca e nuove tecnologie saranno la seta del futuro

Il futuro è un’ipotesi, cantava ormai almeno 20 anni fa Ruggeri. Ma un cantante la fa facile, basta che la butti in poesia. Per parlare del futuro di Rovereto ieri alla Filarmonica i vertici amministrativi del Trentino tutto e dell’Università hanno scomodato l’intero glossario della modernità: start up, fare rete, green, mobilità, mettersi in gioco, reinventarsi, policentricità, integrazione delle funzioni, innovazione, competitors.
L. Marsilli, "Trentino", 7 giugno 2013

E avanti così. Ma alla fine se dall’incontro di ieri si dovesse trarre una sintesi, la si potrebbe rubare con un po’ di ironia all’assessore Giulia Robol, che stimolata sulla necessità di rivedere urbanistica e mobilità della città alla luce dei nascenti poli di Meccatronica e Progetto Manifattura, ha annuito con molta serietà: «Sono temi sui quali ci dobbiamo interrogare». Allora, per le risposte, verrebbe da dire, ripasseremo. Comunque.
Il Rotary ha lavorato un anno per studiare dal punto di vista economico e sociale la situazione di Rovereto, la sua evoluzione e le sue potenzialità. Partendo - ha detto Mirto Benoni - dalla consapevolezza che Rovereto ha il 16 per cento della popolazione del Trentino ed il 14 per cento delle attività produttive provinciali. Il polo industriale più grande della Provincia ed una ricchezza senza eguali in termini di cultura: tre musei, la Campana, una tradizione importante nella formazione. La conclusione dello studio - ha relazionato Renzo Michelini - è che i poli sui quali la nostra città si gioca le possibilità di avere un futuro degno del proprio passato sono tre: Meccatronica, Progetto Manifattura e Mart. Aggiungendo che fondamentale perché la città possa ricavarne lo slancio di cui ha bisogno è che tutte queste ricchezze siano sostenute, in risorse e fiducia, ma anche messe in rete tra loro. Creando quelle relazioni virtuose, assistite da strutture all’altezza (urbanistica, mobilità) che possano fare di questo nuovo substrato il terreno di coltura per la rinascita economica e sociale della città.
Nel concreto, le richieste agli amministratori locali sono state due: una facoltà universitaria nel polo della Meccatronica, una mobilità che permetta alla città di crescere e vivere senza sacche di isolamento. Le risposte sono state all’altezza della originalità dell’analisi.
Alessandro Olivi (arrivato in sostituzione di Pacher) ha avuto buon gioco nel ricordare come tra Meccatronica e Manifattura si stiano investendo a Rovereto 130 milioni di euro. Evidentemente, la Provincia ci crede. Quanto alla presenza universitaria, «nel polo della Meccatronica è presupposto irrinunciabile», ha detto. La condizione perché diventi quel polo di eccellenza e richiamo internazionale che giustifica i 70 milioni che costa. C’è un «preaccordo» con la rettrice De Pretis (ieri attesa, ma sostituita da Remo Job) per collocare in via Zeni i laboratori di Ingegneria. E in più le è stato chiesto di collocare qui anche il biennio di specializzazione, anche se su questo non c’è ancora nulla di definito. Per parte sua Job ha smorzato un po’ gli entusiasmi. «Non ci sono le risorse, in questo momento, per pensare a forti sviluppi nel breve periodo». Il sindaco Miorandi non c’era, sostituito da Robol (che garantisce massima attenzione al tema di urbanistica e mobilità) ) e Sirotti. Che ha invitato a superare la vecchia logica del dualismo Trento-Rovereto per pensare a una unica città multipolare. Con Rovereto che può offrire come specificità proprio la propria tradizione industriale e culturale in un futuro in cui sempre più produzione e cultura dovranno fare sintesi. «Se non proprio tutta ingegneria, almeno l’alta formazione è naturale che si faccia qui». Infine per la comunità di Valle, Stefano Bisoffi. Che ha fatto un figurone. Facendo notare come la Comunità, nel suo piccolo, del fare rete abbia fatto la propria ragione di essere. E lo fa davvero, offrendosi come «service» (tu quoque...) ai comuni lagarini in una serie sempre più lunga di gestioni associate che vanno dall’urbanistica ai rifiuti, dai tributi all’assistenza. E puntando anche su formazione (il master di architettura appena lanciato) territorio e mobilità, con un piano complessivo proposto per l’intera vallata.