Olivi: «Se il Pd sta unito, allora vinciamo»

«Ho bisogno di caricarmi sulle spalle tutto il Pd, voglio essere il garante di un percorso unitario. Perché dev’essere chiaro che qui vince o perde il Pd». Alessandro Olivi gioca la carta dell’unità del partito, dopo mesi di confronto-scontro interno tra le diverse anime su primarie e candidato presidente.
C. Bert, "Trentino", 4 giugno 2013

L’assessore all’industria si è ritrovato candidato unico del partito, dopo che Luca Zeni e Donata Borgonovo Re si sono chiamati fuori da una competizione, davanti all’assemblea del Pd, che hanno giudicato «non vera». E all’assemblea Olivi si è rivolto ieri sera nel giorno della sua investitura come candidato alle primarie di coalizione del 30 giugno. Assemblea che lo ha designato con un voto all’unanimità (Zeni era uscito dalla sala) e un forte applauso al termine del suo intervento. Sarà una gara in salita, l’assessore lo sa bene, se ai blocchi di partenza dovesse presentarsi anche il presidente della Cooperazione Diego Schelfi, corteggiato da Dellai.
 Assessore Olivi, un Pd viene da mesi di divisioni come affronterà le primarie? Fino a oggi il dibattito è stato interno, su quale percorso intraprendere per esprimere un candidato che fosse il più alto momento di convergenza. Da domani il piano cambia. Il Pd non parla più al suo interno, deve parlare al Trentino. Non sarà una competizione tra persone, ma tra Pd, Upt e Patt. E vince o perde il Pd. Vincerà se saprà essere forza matura che discute e anche si divide al suo interno ma poi sa fare uno scatto in avanti. Ricordiamoci che non c’è mai stato un momento in cui il nostro partito abbia avuto così vicina la chance di dimostrare di assumere la guida della coalizione e di dimostrare che è una forza matura di governo.
Pensa che il Pd si ricompatti su di lei dopo la rottura di Zeni e Borgonovo Re? Con Zeni ho fatto due chiacchiere nei giorni scorsi. Ma qui non si tratta di costruire un finto unanimismo fatto di accodi tra persone. Io chiedo una convergenza necessaria per vincere. Non mi ritengo esaustivo, nessuno lo è. La forza del Pd è di avere tante sensibilità diverse al suo interno e io voglio caricarmele tutte sulle spalle, anche la sensibilità di chi ha posto in queste settimane questioni che vanno affrontate.
Lei si propone come candidato di garanzia? Voglio essere il garante di un percorso unitario. In questi anni non ho costruito mie correnti, piuttosto ho sempre lavorato per costruire un profilo di governo del partito.
Diego Schelfi potrebbe drenare consensi anche nel Pd, soprattutto nell’ala cattolica, è preoccupato? Se ci fossero delle erosioni di questo tipo significa che il Pd non è capace di tenere insieme le sue diverse anime e che non diventeremo mai un grande partito.
Se la competizione fosse anche con Schelfi, come imposterebbe la sua campagna elettorale? Contro i poteri forti? Chiunque siano i candidati degli altri partiti, io non cambierò il mio stile, nessuno mi vedrà mai delegittimare gli avversari. Quello che cercherò di fare, in una competizione leale, è dimostrare che il Partito democratico e io come suo candidato presidente possiamo essere più forti degli altri.
Perché? Perché dimostreremo che il Pd è affidabile, ha governato in questi anni e ha portato il Trentino a un punto di partenza solido, ma al tempo stesso è il partito che ha dimostrato il più alto tasso di riformismo.