Addio ai rimborsi, ma i partiti trentini non si spaventano

Nel giro di tre anni spariranno. I finanziamenti pubblici ai partiti, quelli che finora venivano chiamati, con una buona dose di ipocrisia, rimborsi elettorali dovrebbero azzerarsi, secondo quanto deciso dal governo ieri. Ovviamente, quello che è accaduto finora in Italia autorizza, anzi impone, l’uso del condizionale. Da qui a tre anni potrebbe accadere di tutto, compreso che i partiti ci ripensino. Per ora, però, le formazioni politiche devono confrontarsi con il taglio dei finanziamenti.
"Trentino", 3 giugno 2013

La cosa, però, non sembra spaventare i partiti trentini. Tutti dicono di poter andare avanti anche senza il finanziamento pubblico. Spiegano che le spese vengono finanziate soprattutto con i versamenti degli eletti. Molti partiti contano proprio su una quota delle indennità incassate da consiglieri provinciali, parlamentari e, in quota molto minore, consiglieri comunali. Con questi soldi si pagano gli affitti e gli stipendi ai dipendenti.
Il segretario provinciale del Pdl Giorgio Leonardi spiega che per il suo partito non sarà un dramma: «Le nostre spese sono molto basse. La sede di Rovereto la pago io da 7 anni. Mi costa 900 euro al mese di affitto più le spese. Se c’è bisogno del lavoro di qualche collaboratore lo pago. La sede di Trento, invece, è a carico del partito nazionale che continuerà a pagare. Non abbiamo dipendenti e tutto è affidato al volontariato. Saranno chiuse, invece, tutte le sedi provinciali, ma da noi questo problema non si pone perché, appunto, a Rovereto pago io. Per quanto riguarda le spese elettorali, quelle le pagano i candidati. Ho appena depositato in Corte d’appello il rendiconto delle spese per la mia campagna. Ho speso 44 mila euro».
Il segretario del Pd Michele Nicoletti spiega che a livello locale il suo partito non avrà problemi: «Il nostro bilancio dipende solo per il 30 per cento dai rimborsi elettorali, mentre il bilancio del partito nazionale dipende all’80 per cento da quei rimborsi. Noi abbiamo una sede in affitto e tre dipendenti, ma solo uno a tempo pieno. Le nostre spese possono essere tranquillamente finanziate dagli eletti che versano nelle casse del partito locale una quota delle loro indennità».
Anche la Lega, come spiega il segretario Maurizio Fugatti, conta molto sui versamenti degli eletti: «Noi abbiamo due dipendenti, una sede principale a Trento e una dozzina di sezioni sul territorio per le quali paghiamo l’affitto. Lo facciamo grazie ai versamenti dei parlamentari, dei consiglieri provinciali e anche di quelli comunali. Dal partito centrale riceviamo solo dei rimborsi una tantum per spese particolari. L’organizzazione è tutta a carico nostro. Quindi l’eliminazione dei rimborsi non ci toccherà quasi per niente». Anche il Patt non sembra avere paura della novità. Attualmente il partito autonomista ha una sede per la quale paga 750 euro al mese di affitto e due dipendenti part-time. Spese che potrebbe sostenere ricorrendo ai versamenti degli eletti in Parlamento e in Consiglio provinciale.