«Schelfi non è candidato di coalizione»

No a Schelfi candidato di coalizione. Se l'Upt lo vuole lo proponga per le primarie come candidato del partito. Roberto Pinter, presidente dell'assemblea del Pd, esclude che dal vertice di questo pomeriggio possano uscire novità clamorose.
F. Gottardi, "L'Adige", 3 giugno 2013

 Come avete preso questa insistenza dell'Upt di prendere in considerazione il nome di Diego Schelfi come candidato di coalizione?
 L'insistenza su un accordo che possa evitare le primarie non la prendiamo negativamente. Non perchè bisogna evitarle a ogni costo ma perché ci rendiamo conto che la cosa migliore sarebbe stata per la coalizione fare una sintesi al proprio interno. Ma il nome di Schelfi non è esattamente tra quelli che non erano mai stati presi in considerazione, e devo dire che non c'era la possibilità di fare sintesi politica attorno alla sua figura.
 Era già stato valutato assieme agli altri partiti?
 Di fatto sì. Non formalmente ma è chiaro che da mesi si fanno delle ipotesi su quelle che possono essere le possibilità di guida di una coalizione. Il fatto è che la coalizione riteneva di poter trovare al proprio interno una sintesi politica. Non sembrava di essere in situazione tale da dover chiedere un intervento esterno. Mi pare che dopo Dellai la coalizione debba dimostrare anche il suo profilo e la sua autonomia valorizzando ciò che ha espresso a partire dalle forze politiche, che devono trovare una sintesi e una guida unitaria.
 Quindi un uomo già impegnato politicamente?
 Sì, tra coloro che hanno interpretato finora questa coalizione. Altrimenti sarebbe una sorta di commissariamento e per certi versi una sconfitta. Insomma, una cosa è cercare di evitare le primarie, altra cosa ricorrere a qualsiasi soluzione per farlo. Senza star qui a elencare tutte le controindicazioni del caso che comunque con Schelfi ci sarebbero.
 Cioè?
 È una figura di sicuro prestigio nella dimensione socio-economica trentina ma che tra l'altro ha fatto tanto per svolgere una funzione in quella realtà (il cambio di statuto per rimanere ancora presidente della Cooperazione  ndr) che si comprenderebbe poco ora un passaggio diretto nella dimensione politica. Io credo sia più facile fare sintesi nella dimensione più politica della coalizione.
 Parla di sintesi nel senso che c'è ancora la possibilità di trovare un nome condiviso evitando le primarie?
 Certo. Non è che venerdì si è detto stop solo per valutare Schelfi. Si è detto che si verificava per l'ultima volta se comunque attorno a una delle figure indicate al tavolo, anche quelle di Raffaelli, di Rossi, di Olivi, di Coppola, si può verificare una convergenza.
 Intende dire che il Pd sarebbe anche disposto a rinunciare al suo candidato dopo tutto il percorso fatto?
 Certo che no. Noi abbiamo dall'assemblea un mandato preciso. Non è che ci giro intorno, io l'ho detto che non ci sono elementi di novità tali da far fare un passo indietro al Partito Democratico. Che non può imporre la propria leadership ma che per fare un passo indietro dovrebbe avere una proposta da tutti riconosciuta. Cosa che non mi pare possibile.
 Se si andrà alle primarie e l'Upt dovesse proporre Schelfi come suo candidato vi andrebbe bene?
 Noi abbiamo detto che i candidati devono essere rappresentativi delle forze politiche. Figuriamoci se possiamo dire che non ci va bene la proposta Schelfi da parte dell'Upt. Deve però essere chiaro che è la proposta dell'Upt, non deve essere il candidato della società civile contro gli sfigati proposti dai partiti.
 In casa Pd è rimasto Olivi. Gli altri possibili candidati, Borgonovo Re e Zeni, annunciando la rinuncia hanno criticato i vertici del partito, dicendo che non avete avuto coraggio perché temevate sorprese, come successo a Milano, Genova e Firenze. È così?
 C'è nel loro ragionamento un piccolo difetto di partenza perché si parla come se il Pd non avesse leadership o gruppo dirigente. Ricordo che le candidature sono nate in contrapposizione a quella che la stragrande maggioranza del partito riteneva la più logica che era quella di Pacher. Che non era un'invenzione del gruppo dirigente ma esattamente l'espressione del voto delle primarie del Partito Democratico prima e dell'elettorato poi, con numeri assolutamente non paragonabili a quelli di nessuno dei nuovi aspiranti alla guida della Provincia. Poi uno può benissimo porsi in alternativa, capisco perciò la delusione dei concorrenti per non aver potuto partecipare direttamente alla finale, mi dispiace che non abbiano partecipato alla semifinale perché questa è una mancanza di fiducia nei confronti del partito. Mi spiace che non abbiano mantenuto la candidatura come mi dispiace che a suo tempo non abbiano accettato il percorso che avevo proposto, cioè il confronto sul territorio con assemblee aperte. Se avessero accettato forse in tre settimane, invece di continue polemiche, avremmo anche un po' parlato delle differenze tra i candidati.