Due giugno: l'uomo e l'accumulo

Nella ricorrenza del 2 giugno, cioè della fondazione della Repubblica "una e indivisibile", credo si debba gettare lo sguardo ben oltre i confini della pura circostanza, per riflettere insieme attorno a questo lungo - e talora oltremodo complesso - cammino della democrazia, attraverso il quale si è potuto dare vita alla crescita civile, sociale, culturale ed economica del nostro Paese.
Bruno Dorigatti, "Trentino", 2 giugno 2013

ma se la democrazia si fonda sui concetti di libertà, di comunità e di partecipazione, per essere tale deve saper garantire a tutti i membri della sua società pari condizioni di partenza e di sviluppo e ciò è possibile solo qualora venga a trovare sostanza quotidiana quello straordinario principio alla base della nostra Repubblica, che è contenuto all’ art. 1 della Carta costituzionale laddove si proclama che l’ Italia è “fondata sul lavoro”, ovvero sulla funzione di riscatto sociale e di strumento dello sviluppo, appunto rappresentata dalla cancellazione di ogni disoccupazione.. Senza una simile premessa quindi non c’è democrazia e l’ idea stessa di “convivere”, ovvero di vivere e prosperare insieme, viene meno, dissolvendosi nell’ appannarsi della speranza e nel sacrificio dell’ individuo sull’ altare, sempre più onnivoro, del profitto e dei capricci dei mercati finanziari. Davanti a questo scenario, anche il 2 giugno deve diventare uno stimolo a reagire, a cercare nuove soluzioni, a rimettere al centro della politica l’ uomo, anziché l’ accumulo. E la politica, abbandonando lo sterile pantano dei tatticismi e delle convenienze, deve farsi carico di affrontare, con senso di responsabilità e di servizio vero all’ intera comunità, l’ oceano di un futuro ancora gonfio di incognite, ma fors’ anche di prospettive nuove.
La Festa della Repubblica può diventare insomma un ulteriore tassello nel processo di elaborazione di un modello diverso di sviluppo per la società italiana; un modello capace di stare dentro la modernità e di non smarrire la memoria delle sue radici; un modello dove l’ assetto nazionale sia anche equa divisione di costi e benefici e dove le diversità si trasformano in unità, attraverso una cultura civica che unifica ed assimila; un modello, infine, dove centrale sia veramente il tema del lavoro e della piena occupazione, per sconfiggere la precarietà e dare risposte alla domanda lavorativa delle giovani generazioni. Per ottenere ciò forse è importante riscoprire il valore del fare e dell’ essere comunità attiva, cioè protagonista del proprio destino, a Trento come a Roma ed a Bruxelles ed è con questo spirito che auguro di cuore a tutti una serena Festa della Repubblica ed un futuro migliore.