Olivi: «Io complementare a Pacher»

Dopo il voto dall'assemblea provinciale del Pd dell'altro ieri, che ha dato il via alle primarie di coalizione a turno unico e definito di scegliere lunedì prossimo il nome (uno solo) che sarà presentato dal partito, Alessandro Olivi ha deciso di ufficializzare la sua disponibilità a candidarsi a rappresentare il Pd nella sfida per la conquista della leadership dell'alleanza.
L. Patruno, "L'Adige", 29 maggio 2013

Entro venerdì, del resto, vanno depositate le candidature e l'assessore provinciale all'industria, commercio e artigianato si propone come «punto di cucitura» con il rifiuto del presidente Alberto Pacher. Ed escludendo «accordicchi» dell'ultima ora con gli altri candidati, Luca Zeni e Donata Borgonovo Re, per ottenere un'unanimità di facciata, si sente di voler «tentare una sintesi delle diverse sensibilità», per recuperare nel Pd quel «sentimento di complicità, senso di squadra e fiducia reciproca, necessari perché il partito abbia la forza di proporsi come architrave politica della coalizione, evitando di scivolare nella subalternità».
 Assessore Olivi, ora che si è chiuso ogni spiraglio su Pacher e il Pd deve scegliere il suo candidato alle primarie, ha deciso di annunciare che lunedì si proporrà all'assemblea del partito?
 Per me era giusto attendere fino a ieri (lunedì, Ndr.) per vedere che processo il Pd si dava per la scelta del candidato, anche perché fino a domenica il partito . io compreso - era impegnato su un altro fronte che era quello di rimotivare "la soluzione", ovvero la candidatura Pacher, che era quella che aveva il più alto grado di consenso, condivisione e autorevolezza sulla coalizione.
 Vuol dire che non è vero, come ha detto qualcuno, che lei si era infastidito quando si è riaffacciata l'ipotesi Pacher?
 Non è assolutamente vero. Io mi sono dispiaciuto, anche per Ale stesso, che una decisione così importante sia risultata compressa in un intervallo temporale così ridotto. Lui le questioni le aveva poste molto tempo fa. Sbagliava chi riteneva che lui cercasse l'unanimità e che i problemi politici e il suo non sentirsi più in sintonia con un certo habitat politico potessero essere risolti solo dal fargli capire che c'era intorno a sè il consenso della coalizione. Ma non era questo il problema, perché il consenso Pacher ce l'aveva. In questi mesi ho dunque mantenuto un atteggiamento di responsabilità, perché capivo che c'era una sorta di complementarietà con Pacher, non di sovrapposizione, perché non sono lui, non ne ho la forza, il consenso e sono diverso come persona. Ma il percorso che abbiamo fatto assieme ci ha reso abbastanza omogenei e fatto percepire come interlocutori di un percorso comune. Per me è importante essere un punto di sutura tra il suo rifiuto e la necessità di dare una prospettiva di sviluppo di un'esperienza al governo della Provincia che il Pd è giusto che rivendichi. Per questo, in questi mesi ho evitato di porre la mia candidatura come ulteriore elemento di polarizzazione di un dibattito interno che aveva bisogno di arrivare convergenze.
 Ora, è il momento di uscire allo scoperto?
 Ora è il momento di assumersi delle responsabilità ed è giusto, serio e responsabile che nelle prossime ore io completi e approfondisca alcuni confronti con chi in questi mesi ha chiesto un impegno da parte mia. Il Pd in questi mesi si è molto avvitato in discussioni interne. Serve una svolta: o ci appropriamo di un ruolo di protagonismo nel centrosinistra autonomista rivendicando la volontà di diventare forza propulsiva che non può prescindere da un'architrave che è il Pd oppure rischiamo di scivolare in una lenta subalternità.
 Il Pd rischia di non avere la leadership della coalizione?
 Senza dubbio. Avevamo una carta che era una leadership riconosciuta. Ora non c'è più e quindi il partito la deve costruire, provando a capire quali sono i punti di convergenza, piuttosto che la rappresentanza solo di una parte e uno spazio esclusivo.
 Da qui a lunedì pensa di trovare un'intesa con Borgonovo Re e Zeni per non andare alla conta?
 Non abbiamo bisogno di un'unanimità forzata o accordicchi tra persone; so che non sono esaustivo, ma voglio farmi carico di capire con generosità posizioni diverse per ricostruire quel sentimento di comune appartenenza che è mancato e il potersi fidare tra di noi, con reciproca legittimazione.
 Pensa che ci sia chi nel Pd possa preferire Rossi o un altro candidato di un altro partito se non passa il proprio preferito? Alle primarie di Trento tra Andreatta e Bortolotti è successo: Kessler aveva sostenuto Bortolotti, che poi ha perso.
 Ecco. Mi auguro che non si arrivi a questo autolesionismo, perché sarebbe la fine del Pd.
Teme che una eventuale convergenza tra Zeni e Borgonovo Re in assemblea possa farla perdere?
 Io fino ad oggi non ho fatto conti. Mi auguro ci sia una dialettica trasparente nel partito e non operazioni per fare perdere qualcuno.