Le autonomie territoriali, risorse per l'Europa

"La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà". Così scrivevano Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni nel Manifesto di Ventotene: parole citate dal presidente Napolitano, pochi giorni fa, rilanciando la scelta europeista e la volontà di giungere ad una vera unione politica dell'Europa.
Bruno Dorigatti, "Corriere del Trentino", 29 maggio 2013

In questi giorni comincia a Trento il Festival dell'Economia: la dimensione sovranazionale, il governo multilivello dei fenomeni economici e sociali, i problemi della sovranità nel nuovo contesto globale saranno messi al centro e analizzati in decine di incontri e confronti tra pubblico ed esperti, nei tanti luoghi messi a disposizione dalla città. A modo suo, il Festival rappresenta l'immagine simbolica di un Trentino - e della sua speciale Autonomia - a cavallo tra la dimensione globale e quella locale, alla ricerca di un incerto e non facile equilibrio.


La domanda che ha assunto assoluta priorità è semplice e ardita nel medesimo tempo: quale ruolo per le autonomie territoriali? Domanda non certo inedita: nuovi sono però gli attori in gioco, posti su livelli diversi con altrettanto diverse competenze e sfere di influenza. In primo luogo l'Unione Europea, che nel giro di due decenni ha conquistato un ruolo determinante, pur nelle sue contraddizioni politiche; poi gli Stati membri, in continua tensione tra "rinserramento" nazionale e apertura europeista; infine i territori, luoghi dove i fatti politici si fanno realtà, spazi dell'abitare e del lavorare attraversati dai flussi della globalizzazione.


In questo complesso "gioco" di "sovranità in conflitto", citando il bel titolo del Festival, sono proprio i territori, con le loro istituzioni e le loro comunità, a correre il rischio maggiore: da un lato, la marginalizzazione e l'isolamento, schiacciati da un rinnovato centralismo che, anche in Italia, ha trascurato il ruolo delle autonomie territoriali, considerandole elementi problematici e non risorse per una migliore governance del Paese; dall'altro, la radicalizzazione di discorsi politici che interpretano la richiesta di autonomia in una chiave ideologica, costruendo una sorta di nazionalismo localista che fa della chiusura identitaria la cifra della propria proposta politica.


È questo, ad esempio, il caso catalano, ben descritto qualche giorno fa da Steven Forti sulle pagine del Corriere del Trentino: nella tensione tra centro e periferia, sembra prevalere in quel contesto di una proposta di rottura, portata fino alla richiesta secessionista. Altre realtà, dalla Scozia al Belgio, vedono riaccendersi pulsioni indipendentiste. Stati centrali visti come soggetti sempre meno legittimi e come "predatori" delle risorse prodotte sul territorio; Istituzioni europee percepite come distanti, non legittimate democraticamente, governate dalle tecnocrazie e dai poteri finanziari; governi locali deboli, schiacciati dalle politiche di austerità e dai vincoli sui bilanci.

Questo mix di fattori economici, discorsi politici e carenze nella struttura istituzionale, rischia di far precipitare il processo europeista in una fase di stallo senza via d'uscita. Ciò su cui bisogna cominciare a intervenire, quindi, è proprio questo vuoto che si è andato creando tra le "politiche", ormai in buona parte determinate a livello europeo, e la "politica", che si avvita ancora su dinamiche nazionali ormai insufficienti.


Ridare forza e legittimità all'Europa significa dunque riprendere in mano contemporaneamente il suo assetto istituzionale, riconoscendo l'interdipendenza tra ogni livello di governo, e la sua dimensione politica, che sempre più va calibrata sul doppio binario delle specificità territoriali e dell'integrazione europea.


Che cosa può dire il Trentino in questa riflessione di portata europea? Come interpretare la nostra diversità senza cadere nel precipizio del localismo? La chiave giusta, a mio avviso, è quella della responsabilità: il Trentino ha dimostrato e deve continuare a dimostrare, prima di tutto, una grande maturità politica e amministrativa. Solo così l'autonomia potrà essere rivendicata non come mero interesse locale, ma come principale risorsa di governo nel complesso sistema europeo.

Il Consiglio provinciale - in collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza - ha deciso di dare un contributo al dibattito, organizzando nel contesto del Festival un incontro di analisi dei particolari modelli autonomistici di Trentino e Catalogna nel quadro europeo: appuntamento sabato 1 giugno, alle ore 18.00, presso Sala Depero. Economisti, costituzionalisti e storici a confronto, per un'occasione di dibattito aperta a tutti.