Il senatore del Pd, Giorgio Tonini, sostiene che il percorso che sta portando all'individuazione di Alberto Pacher come candidato di coalizione, seppure non ancora concluso, «piano piano sta producendo razionalità politica».
L. Patruno, "L?Adige", 26 maggio 2013
Tonini non si lascia spaventare dal Patt, che alza la voce, invocando le primarie «Pacher o non Pacher». È una voce grossa che ha già sentito in occasione delle trattative di quattro mesi fa sui candidati per il Senato. E a questo proposito il senatore, che è stato spostato nel collegio della Valsugana proprio per lasciare quello di Trento all'autonomista Franco Panizza dice: «Il Pd ha dimostrato grande attenzione nei confronti del Patt e io ne sono l'espressione vivente, oggi è giusto aspettarsi qualcosa di reciproco».
Senatore Tonini, ritiene che l'ipotesi di Alberto Pacher come candidato presidente possa andare in porto o non riuscirà a unire il Pd e la coalizione?
La coalizione si è data un programma di lavoro a due stadi. Primo, verificare (soprattutto su pressione dell'Upt) se c'è un'ipotesi condivisa. In caso contrario, primarie. È chiaro che il presidente in carica Pacher, che è stato vicepresidente per tre anni e mezzo, è la possibilità per eccellenza di soluzione condivisa. Pacher però aveva posto problemi politici al Pd e in generale alla coalizione per fare in modo che la coalizione sia in grado di affrontare i problemi difficili che il Trentino ha davanti a sé nei prossimi anni. Quindi credo che sia giusto e serio che il Pd e i singoli partiti della coalizione verifichino al loro interno se ci sono tutte le condizioni di una coesione che consenta di affrontare la prova del governo.
Perché? La coalizione non è coesa?
Pacher ha denunciato nei mesi scorsi una difficoltà sotto questo profilo. Ha osservato come vi fosse, in particolare nel Pd, il rischio della convivenza di visioni diverse che - l'esperienza nazionale ci insegna - se non vengono chiarite bene, prima del voto, poi danno luogo ad accordi che non reggono alla prova di governo. Diciamoci: pensiamo che Pd a vocazione maggioritaria significhi voler parlare all'universo della società trentina? O pensiamo che il problema si risolva all'interno di una cerchia più ristretta di elettorato militante? A livello nazionale questa illusione ottica ha portato ad amare sorprese. Io penso che adesso abbiamo questo percorso con Pacher che è tutt'altro che concluso ma che piano piano sta producendo razionalità politica e condivisione nella coalizione.
Il Patt ha detto subito no.
In questi mesi il Pd ha dimostrato sempre grande attenzione e rispetto nei confronti del Patt, quindi è giusto aspettarsi qualcosa di reciproco. Io lo posso dire. In un altro passaggio è stato il Pd a farsi carico dei problemi, mettendo in secondo piano le ambizioni personali e gli interessi di partito, ora ci aspettiamo che il Patt corrisponda a questo. Poi è chiaro che se invece ci fossero obiezioni del tipo: no Pacher non ci può rappresentare, sarebbero ragioni politiche di fondo. Per il resto, ripeto, si sta in coalizione se ci si fa carico gli uni dei problemi degli altri. La coalizione aveva deciso prima di verificare l'esistenza di una candidatura condivisa e la personalità che meglio potrebbe avere il massimo di consenso nella coalizione è Pacher.
Pacher continua però a dire che i nodi politici restano. Anche lei pensa che il Pd e la coalizione non abbiano risposto?
A me sembra che a questi problemi si stia dando risposta con la Carta d'intenti che le forze politiche stanno sottoscrivendo e con il programma che si definirà. Poi credo che sia giusto che ci sia nell'assemblea di lunedì del Pd un confronto chiaro nel partito. Mi sembra che si sia fatto molto cammino in questi mesi dalle politiche, dove siamo usciti in modo brillante proprio perché c'è qualcosa di profondo che unisce la coalizione e la coalizione al Trentino. C'è l'unanimità nel Pd nel voler tenere la coalizione come punto di forza.
Ma lunedì (domani, Ndr.) nell'assemblea Pd c'è chi chiederà le primarie comunque. Cosa si aspetta che deciderete?
È vero che il Pd ha nel suo dna l'idea di un partito aperto, costruito dal basso, ma è vero anche che non sempre il valore delle primarie è immediatamente mediabile con il valore della coalizione. Penso che la stragrande maggioranza del Pd voglia però mettere al primo posto il Trentino e questo vuol dire al primo posto la coalizione. Le regole interne del Pd, inoltre, stabiliscono che le primarie siano un'eccezione e non la regola quando il candidato è il presidente uscente.