Gli sforzi per il credito alle piccole imprese

Nei giorni scorsi Raffaele Lungarella e Francesco Vella hanno sviluppato su questo giornale una approfondita analisi tecnica sull'efficacia delle politiche di sostegno finanziario delle piccole imprese con particolare riguardo ad alcuni strumenti, anche sofisticati, attivati nel panorama europeo. L'argomento è di dirompente attualità, attese le difficoltà persistenti nelle quali versano le aziende nell'accedere a un mercato finanziario fattosi sempre più rigido. Non ne sono certo escluse quelle trentine.
Alessandro Olivi, "L'Adige", 24 maggio 2013

In sintesi emerge che il problema per le imprese non è soltanto connesso all'onerosità del tasso d'interesse ma pure alla stessa attivabilità di nuovo credito, indipendentemente dal costo dello stesso.
Le conclusioni a cui giungono i docenti non sono dissimili dagli indirizzi che la Giunta provinciale ha assunto in questi anni di crisi finanziaria nel proporre misure specifiche per sostenere la finanza d'impresa.
Già dall'autunno 2008 la Giunta ha intrapreso un percorso di costante monitoraggio e sostegno della situazione finanziaria delle imprese trentine attraverso la costituzione di un apposito tavolo del credito a cui siedono i tecnici dei maggiori istituti bancari trentini, dei confidi e dell'amministrazione provinciale.
 I numerosi interventi approvati sono andati inizialmente nella direzione della riduzione del costo dei finanziamenti: il riassetto in favore delle imprese di dimensione minore ed il riassetto finanziario delle imprese di maggiore dimensione, ma anche i prestiti partecipativi avviati nel 2009, proponevano un consistente abbattimento degli oneri finanziari a carico delle imprese. Allora infatti non si era ancora evidenziato un problema di «credit crunch» nei termini attuali.
Successivamente, proprio in considerazione della necessità di immettere nuova liquidità nel sistema finanziario trentino anziché intervenire sul costo dei finanziamenti, gli interventi si sono concentrati sulla necessità di trovare accordi tra gli attori istituzionali per far sì che fossero messe a disposizione da parte del sistema bancario maggiori risorse in favore delle imprese. In questa direzione vanno in particolare gli interventi attivati tramite Cassa del Trentino.
Tuttavia il problema della disponibilità di credito per le imprese è anche legato alla "cautela" con la quale le banche valutano le richieste di finanziamento in uno scenario economico di grande incertezza. Su questo versante il tema delle garanzie non è quindi meno importante della questione dell'iniezione di liquidità. Gli ultimi interventi decisi dalla Giunta provinciale coniugano perciò la volontà di fornire risorse al mercato e, al tempo stesso, sufficienti garanzie. Sono ispirati a tali criteri i nuovi strumenti attivati di recente.
La "cappatura" delle garanzie rilasciate dai Confidi è il primo in ordine di tempo. Si tratta di un meccanismo attraverso il quale la garanzia viene rilasciata a copertura di un portafoglio di operazioni anzichè su singole posizioni, con evidenti vantaggi sotto il profilo dell'attenuazione del rischio per il sistema del credito locale, dovuti soprattutto alla qualità delle garanzie offerte sui relativi finanziamenti.
Quasi contemporaneamente è stato attivato presso i Confidi un nuovo plafond di garanzie per la concessione di finanziamenti a breve termine (entro 18 mesi) per un ammontare di 100 milioni di euro, in favore di imprese che pur essendo in momentanee difficoltà finanziarie, hanno prospettive di continuità e di rilancio.
Infine è stata appena approvata dal Consiglio provinciale la attuazione di un fondo di rotazione ad alimentazione mista e paritetica tra pubblico e privato, di 100 milioni di euro, utilizzando, per la parte pubblica, una quota delle risorse regionali messe a disposizione della Provincia, in attesa dell'attivazione del fondo di sviluppo territoriale.
Sul fronte garanzie è comunque altrettanto importante il sostegno ordinario dei Confidi (7 milioni di euro all'anno) che si è sempre mantenuto costante negli ultimi anni.
Complessivamente tra strumenti ordinari e straordinari la Provincia ha destinato alla finanza di impresa dal 2009 a oggi oltre 60 milioni di euro; i contributi per ridurre gli interessi pagati dalle imprese costituiscono una cifra di circa 15 milioni di euro e, come detto, riguardano soltanto la prima fase degli interventi anticrisi.
Lo sforzo compiuto dal sistema pubblico trentino è stato enorme e non si trovano analoghi esempi in altra parte d'Italia.
Purtroppo, in linea con l'analisi dei prof. Vella e Lungarella, non tutti gli strumenti hanno avuto l'efficacia sperata.
Se in un primo momento i fondi di riassetto che beneficiavano di una riduzione del costo del finanziamento sono stati ampiamente utilizzati dalle imprese e il sistema bancario ha garantito le risorse finanziarie necessarie (quasi 500 milioni di euro di finanziamenti), successivamente si è visto che il contributo sugli interessi da solo non poteva costituire un aiuto a ottenere credito: è il caso dei prestiti partecipativi che sono stati richiesti in larga misura dalle imprese (oltre 200 milioni di euro di richieste) ma che hanno avuto un sostegno dal sistema bancario inferiore alle attese (attorno ai 130 milioni di euro).
Dall'analisi degli strumenti messi in campo emerge come la Provincia si sia progressivamente spostata da interventi diretti a ridurre i costo del denaro ad interventi più variegati che iniettano nuove risorse nel sistema, anche in via diretta come nel caso dei fondi di rotazione, e che al contempo forniscono maggiori garanzie agli istituti finanziatori.
Permangono evidenti tratti di criticità nella concessione di finanziamenti alle imprese soprattutto nei confronti dei settori più in crisi, vedi edilizia, con una sostanziale riduzione degli affidamenti nei confronti del tessuto imprenditoriale. Malgrado la situazione drammatica in cui versano moltissime imprese si fa spazio tuttavia qualche piccolo segnale a cui ancorare un briciolo di ottimismo: il primo trimestre del 2013 i dati dei Confidi evidenziano una crescita degli affidamenti in termini numerici e in valore, sia relativamente ai finanziamenti a breve che a medio lungo. Vedremo nei prossimi mesi se effettivamente si tratta di vera ripresa del sostegno creditizio alle imprese. Purtroppo è necessaria molta cautela poiché fino a oggi molte imprese non hanno ottenuto nuovo credito né per far fronte all'operatività né per nuovi investimenti se non con una copertura di garanzie esasperata e con tassi che superano in alcuni casi il 10%; spesso le imprese hanno subito un taglio sugli affidamenti in forza della riduzione del giro d'affari o soltanto per il mancato utilizzo dell'affidamento; in altri casi l'imprenditore è stato scoraggiato dal presentare la richiesta di nuovo credito. La situazione ha posto in evidenza la diversità tra il sistema delle banche locali (Casse Rurali) e gli istituti creditizi nazionali con rispettivi punti di forza e di debolezza che si accentuano in momenti di forte stress finanziario come quello vissuto.
Da un lato il sistema bancario locale nella definizione del merito di credito ha il pregio di saper affiancare a valutazioni puramente numeriche, anche la conoscenza diretta dell'impresa e delle persone. Tuttavia la crisi finanziaria globalizzata che stiamo vivendo, evidenzia come la dimensione ridotta possa costituire un limite nella capacità di credito e nel reperimento delle fonti finanziarie.
Differentemente le banche nazionali presentano problematiche opposte. L'apprezzamento del merito di credito è effettuato attraverso l'analisi automatica dei valori numerici di bilancio e le prospettive di sviluppo aziendale sono valutate in funzione di modelli settoriali e strutturali pre-costituiti; inoltre le decisioni sono prese da organi della banca lontani dall'impresa richiedente - non soltanto fisicamente. Se tali valutazioni possono apparire estremamente obiettive e non inficiate da aspetti soggettivi tuttavia spesso costituiscono soltanto un freno alla concessione del credito e portano a una tempistica decisionale incompatibile con le necessità finanziarie immediate. D'altra parte la dimensione e le economie di scala indubbiamente mettono le banche che hanno un mercato di riferimento più ampio in condizioni potenzialmente migliori di differenziazione del rischio e di capacità di recupero di risorse finanziarie in paesi dove la crisi non si fa sentire o si fa sentire meno.
Finché il mercato finanziario era in condizioni di efficienza, la presenza di intermediari finanziari con caratteristiche diverse permetteva un'offerta di credito adeguata alla domanda. Oggi con una totale mancanza di fiducia anche tra gli stessi soggetti finanziari questo non è più sufficiente. Ciò vale anche per il sistema Trentino malgrado la crisi da noi si sia fatta sentire meno che altrove, infatti il mercato ha dimensioni ridotte ma è comunque aperto alle opportunità e ai rischi della globalizzazione.
Le condizioni del nostro mercato locale in cui si fronteggiano alcuni grandi istituti e molte banche di ridotte dimensioni pone in evidenza come l'offerta di credito non sia completamente adeguata alla domanda. Non si tratta di cambiare un sistema così importante e forte come quello del credito cooperativo territoriale che si ispira ai concetti di «economia sociale» che obiettivamente costituiscono un punto di forza del nostro tessuto economico-sociale, ma piuttosto di incoraggiare la continuazione di un percorso di rafforzamento della struttura che il mondo delle Casse Rurali ha già intrapreso, soprattutto attraverso il perseguimento della massima coesione e l'approntamento di nuovi strumenti di coordinamento.
Se infatti è assolutamente impensabile la «territorializzazione» dei grandi istituti di credito, è proprio sulla messa in sistema del credito cooperativo che bisogna puntare con decisione, affinché i principi della mutualità trovino sempre più effettiva attuazione a livello intercooperativo, facendo leva sulle consolidate strutture di secondo livello, che suppliscono ai noti deficit strutturali, gestendo importanti finanziamenti in pool, fungendo da camera di compensazione e raccogliendo ingenti risorse anche utilizzando le forme tecniche più innovative.