Esuberi delle società spostati in provincia

Il capogruppo del Pd in consiglio provinciale denuncia incongruenze e sovrapposizioni in particolare fra il nuovo Centro unico dei servizi e l’Agenzia per gli appalti.
L. Patruno, "L'Adige", 22 maggio 2013

«La necessità di semplificare per ridurre costi e sovrapposizioni è sicuramente condivisa: ma la priorità è riordinare il sistema in modo da renderlo più efficiente, non tagliare per tagliare, perché se non è ben chiaro il disegno complessivo alla fine il risultato non sarebbe positivo. Quanti esuberi ci saranno per effetto di questa riorganizzazione? Al di là di un risparmio in stipendi, come cambierà il ruolo della pubblica amministrazione nei confronti della società e dell'economia?». A porre questi preoccupati interrogativi sulla riorganizzazione della Provincia e delle sue società è  Luca Zeni, capogruppo del Pd in consiglio provinciale, che evidenzia come «a metà aprile la giunta provinciale ha ordinato alle società controllate del sistema provinciale (Informatica Trentina, Itea, Cassa del Trentino, Patrimonio del Trentino, Trentino Sviluppo, etc.) di procedere entro il 30 giugno prossimo alla costituzione di un nucleo organizzativo consortile che si occupi di centralizzare le attività inerenti il settore legale, amministrativo, delle gare d'appalto, dell'internal auditing, trasferendovi il proprio personale. Il "Centro Unico di Servizi" è, sulla carta, una buona idea, risultato di un intervento legislativo approvato con la finanziaria del 2013. Pochi giorni fa, - prosegue Zeni - la giunta ha approvato una delibera per trasferire il personale delle società strumentali che si occupa di gare e approvvigionamenti all'Apac, Agenzia provinciale degli appalti e contratti. Un'altra buona idea, sulla carta, che mira a centralizzare con evidenti economie di scala, il sistema della committenza pubblica. È evidente tuttavia - sostiene il capogruppo del Pd - che le due delibere sono antinomiche, e i soggetti interessati rischiano di sovrapporsi». Secondo Zeni: «Il tema è più profondo del semplice risparmio. Quello che è in gioco è la nuova mission dell'amministrazione pubblica provinciale, che dovrà essere sempre di più motore dello sviluppo economico e sociale del territorio. È necessario e urgente definire una nuova visione della pubblica amministrazione come attore di governance dei cambiamenti, attivatore di sinergie, generatore di sviluppo, non semplicemente gestore dell'esistente. Nella nuova legislatura il problema non potrà più essere quello di allocare risorse. Ma non potrà consistere neanche in un'opera di semplice taglio».
E conclude: «La Provincia non può essere vissuta come un bancomat pubblico: questo vale per le molte partecipazioni di Trentino Sviluppo e per i tanti, troppi, contributi a pioggia al settore industriale e funiviario. Nell'economia, c'è stata a volte quella che definirei una visione spettatoriale del ruolo della Provincia (vediamo cosa succede e interveniamo quando occorre), con rischi di immobilismo e, peggio ancora, di prodigalità, a scapito dell'equità sociale. Io voglio che la Provincia  si metta realmente a fianco delle imprese ma deve capire e incoraggiare le potenzialità che vengono dal nuovo mondo imprenditoriale trentino».
La delibera citata da Zeni, approvata dalla giunta venerdì scorso, ha anche sollevato le proteste di Cgil e Uil funzione pubblica, che rivelano come i sindacati si siano trovati di fronte al fatto compiuto su esuberi che non si sa ancora quanti siano. «In pratica, questa norma - spiega  Stefano Galvagni  (Uil) - ha "anticipato" quando approvato dal consiglio provinciale di recente, con la norma della messa a disposizione (per massimo tre anni, Ndr.) del personale che risultasse in esubero presso le società di sistema. Ma un sistema di buone relazioni sindacali - sottolinea il sindacalista - si doveva e si poteva, come chiesto in particolare dalla Uil in più sedi, giungere alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa che impegnasse le parti, e io dico la Giunta in particolare, ad inserire nello schema di contratto individuale per la messa a disposizione alcuni criteri che tutelino questo personale. Inoltre, urge un approfondimento sulla riorganizzazione nel suo insieme. Si inizia ad intravedere l'architettura di quanto avviato, ma ci sono tante probabilmente e troppe variabili».
 Moreno Marighetti  (Cgil funzione pubblica) aggiunge: «Non c'è rispetto per le relazioni sindacali. Solo dieci giorni fa avevamo scritto come Cgil e Uil a Trentino Sviluppo sulla questione del Centro Servizi. Nella delibera poi non si parla di Itea. Ora chiediamo un tavolo permanente di confronto sulla riorganizzazione».