Immagino sia difficile, per chi assiste al dibattito sulle prossime elezioni provinciali, andar oltre quella che appare come un'ottusa insistenza sui nomi delle possibili candidature alla presidenza.
Per capire finalmente quali siano i progetti, le idee, le proposte in discussione per il Trentino di domani.
D. Borgonovo Re, "Trentino", 21 maggio 2013
In questi mesi, si è spesso ripetuto che bisognava dare spazio prima ai programmi e solo dopo alle persone chiamate a realizzarli: giusta preoccupazione, soprattutto perché l’elaborazione di un programma di governo richiede i tempi lunghi di un appassionato confronto non solo tra le diverse anime delle organizzazioni politiche coinvolte nella costruzione della futura maggioranza provinciale, ma anche tra i cittadini, le associazioni, le categorie economiche, i gruppi di opinione. E tuttavia, non possiamo dimenticare che la politica cammina sulle gambe delle persone: una proposta politica, per quanto teoricamente ineccepibile e dal contenuto condivisibile, ha bisogno di incarnarsi e di essere resa, così, concreta e credibile. Dunque ha bisogno di nomi e di volti che generino fiducia, che siano considerati dai cittadini affidabili, competenti ed autorevoli.
Per questo, discutere dei contenuti significa necessariamente discutere delle persone che li trasformeranno, nell’azione di governo, da idee in fatti. E’ oggi abbastanza evidente che il dibattito pubblico, cui la stampa certamente dà il proprio peculiare contributo, si concentra sul tema della ‘discontinuità’, intesa da alcuni come necessità di radicale cambiamento rispetto al passato metodo di governo e da altri come ‘riorientamento’ delle politiche provinciali reso necessario dalle trasformazioni che interessano globalmente la nostra società, e che non possiamo più considerare frutto indesiderato ma temporaneo di una ‘crisi passeggera’.
La discontinuità, prima ancora che essere una scelta di stile e di obiettivi politici, si pone come corollario inevitabile del significativo calo di risorse che anche la nostra Provincia subirà nell’immediato futuro: è già stato scritto chiaramente, anche su questo giornale, che nel 2015 il nostro bilancio passerà dagli attuali quattro miliardi e mezzo a tre miliardi e duecento milioni di euro. Il 30% in meno, equivalente grosso modo alla spesa per la sanità...
Questa sensibile diminuzione delle entrate renderà indispensabile aprire per tempo una riflessione pubblica e trasparente su quali debbano essere gli ambiti in cui l’intervento pubblico, in una dimensione di giustizia sociale, è irrinunciabile (istruzione, formazione, welfare, mobilità, protezione dell’ambiente e delle risorse naturali) e quali invece debbano essere i settori in cui la Provincia dovrà ridurre la propria presenza (oggi forse anche troppo invadente), restituendo al privato autonomia e responsabilità (iniziative economiche ed imprenditoriali nell’artigianato, nella cultura, nel turismo, nell’agricoltura). “Fare meglio con meno” è lo slogan spesso ripetuto a questo proposito: l’alto standard di qualità della vita cui il Trentino ci ha abituati, e del quale certamente dobbiamo ringraziare chi ha governato negli ultimi vent’anni questo territorio adagiato tra i monti, richiede ora, per essere mantenuto e rafforzato, un diverso approccio sia delle istituzioni rappresentative sia dei cittadini.
Le politiche di sostegno, che hanno trovato spazio in passato grazie alla disponibilità ampia di risorse, dovranno trasformarsi gradualmente in politiche di emancipazione, sollecitando e valorizzando le capacità, le competenze e le distinte responsabilità dei diversi protagonisti della vita economica e sociale. Per questo, credo che l’impegno della coalizione attualmente alla guida dell’esecutivo provinciale -e che comprensibilmente vuole presentarsi agli elettori trentini per proseguire la sua esperienza di governo- debba essere orientato, da un lato, a riconoscere con chiarezza e senza timori il severo cambiamento di condizioni che ci sta di fronte e, dall’altro, a proporre ai cittadini, con sobrietà e rigore, un progetto politico che guardi al futuro senza timore.
E le cui parole chiave mi piace pensare possano essere sostenibilità, innovazione, sussidiarietà, semplificazione e inclusione... parole che racchiudono l’idea di una società solidale, trasparente, corresponsabile, giusta.