Graziano Delrio, il nuovo ministro agli Affari regionali e alle autonomie, promette una svolta nei rapporti tra il governo e la Provincia. Si tornerà alla trattativa garantita dallo Statuto e non più alle decisioni imposte per legge che hanno contrassegnato il governo Monti. F. Gonzato, "Trentino", 8 maggio 2013
Delrio mette però in chiaro che le autonomie speciali non potranno tirarsi fuori dai sacrifici. Sindaco di Reggio Emilia, presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni, il ministro arriva a Roma portando con sé il bagaglio dell’amministratore locale. Con il presidente Durnwalder c’è già stata una telefonata. Questa la prima intervista con Delrio.
C'è molta attesa in Trentino Alto Adige per il suo incarico a ministro degli Affari regionali. Come presidente dell'Anci lei conosce molto bene le autonomie speciali. Quale sarà il suo approccio? Le considera enti privilegiati?
«Ho già avuto modo da ministro di incontrare i grandi elettori delle autonomie speciali in Parlamento durante il voto al governo e di sentire al telefono il presidente Durnwalder. Le autonomie speciali incarnano una storia, una cultura e un’istanza che è giusto continuino a essere riconosciute e sostenute. È altrettanto giusto che le autonomie si sentano parte del nuovo Patto per la Repubblica, da riscrivere insieme, con tutti i livelli delle autonomie, come un unico corpo in cui ci sia corrispondenza tra risorse e responsabilità».
I rapporti con il governo Monti sono stati tesi, a causa dei tagli di bilancio attuati senza la concertazione prevista dallo Statuto di autonomia. Lei ritiene che si potrà ripristinare un rapporto più sereno e corretto, pur nelle difficoltà della crisi finanziaria?
«Le parole di stima e fiducia rivoltemi dal presidente Durnwalder e dal candidato Svp alla presidenza Kompatscher in occasione del mio insediamento, oltre a farmi piacere confermano la necessità di riavviare con la Provincia autonoma e con l’intero Trentino Alto Adige un rapporto improntato ad una sempre più stretta collaborazione. Inoltre penso sia importante riaprire il tavolo sulle scelte di politica economica che riguardano le autonomie speciali e che andranno rivisitate alla luce delle prossime decisioni cui a breve sarà chiamato il governo in materia fiscale. Il confronto dovrà riprendere con il prossimo presidente della Provincia autonoma da dove si era interrotto, nel rispetto dello Statuto di autonomia ma alla luce dell’esigenza di recuperare risorse in un momento di profonda crisi economica».
Come vede il rapporto tra Stato e autonomie locali?
«Ritengo sia indispensabile attuare completamente la riforma federalista avviata ed in alcuni casi, come il federalismo demaniale e i costi standard, sostenuta da un corredo normativo e solo in attesa di applicazione. Il percorso federalista è uno snodo fondamentale per fare in modo che il nostro governo sia davvero il governo delle riforme. E’ necessario semplificare e riorganizzare i livelli di governo, partendo dalle Regioni e, garantendo, come previsto dall’art.114 della Costituzione, la massima attenzione alle autonomie speciali ed alle minoranze. Sarebbe singolare il contrario: che da una riforma fiscale in senso federale dello Stato si chiamino fuori alcuni territori. Non sfuggono le ragioni della specialità di ogni regione autonoma e in particolare dell’Alto Adige. Ma andranno sempre valutate le necessità caso per caso. Non c’è e non ci sarà un’aggressione alle autonomie, sarebbe sbagliata, ma sarebbe altrettanto errato volersi chiamare fuori da questo processo di riforma. Inoltre ritengo altrettanto importante modificare il Titolo V della Costituzione e rivedere la legislazione esclusiva e quella concorrente in numerose materie, che ha causato e continua a causare un eccesso di contenzioso davanti alla Suprema Corte tra Stato e Regioni».
Cosa porterà a Roma della sua esperienza di sindaco?
«Il dialogo ed il confronto rimarranno le mie linee guida anche nell’incarico che il presidente Letta ha voluto assegnarmi, e che ho letto come un incoraggiamento al lavoro svolto finora con le amministrazioni locali. Conosco i problemi ed i sacrifici cui le autonomie sono state chiamate in questi anni dalle scelte di politica economica e dalla morsa del patto di stabilità. Rimango fortemente autonomista e convinto che attraverso un sistema federalista autonomo e solidale, un patto grazie al quale chi ha di più dovrà venire incontro alle esigenze di chi si trova in difficoltà, e questo dovrà valere anche per le autonomie speciali come l’Alto Adige, si possa giungere in tempi brevi ad un nuovo equilibrio tra Stato, Regioni e Comuni che segni l’inizio di un nuovo modello di Repubblica».
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