«Rompere con le distorsioni del potere»

Il consigliere provinciale spiega cosa sta dietro la battaglia per le primarie per il leader che sta dividendo il partito e la coalizione di centrosinistra autonomista.
L. Patruno, "L'Adige", 9 maggio 2013

Dietro al tormentone «primarie sì o primarie no», che sta dividendo il Pd e la coalizione di centrosinistra, c'è qualcosa di più profondo e fino ad ora di «non detto», che finalmente viene fuori - anche se quasi a tempo scaduto - e che misurerà la tenuta stessa del Partito democratico e soprattutto se l'alleanza che ha governato il Trentino negli ultimi 15 anni potrà essere ancora la stessa oppure no. E questo «nodo» è la messa in discussione - da una parte del Pd - del modo di esercitare il potere espresso in questi anni dalla giunta Dellai.
A venire allo scoperto, rispondendo anche alle sollecitazioni proprio dell'ex governatore Lorenzo Dellai, che chiedeva nei giorni scorsi al Pd di anteporre alla discussione sulle primarie quella di una verifica di una «comune visione su come andare avanti insieme», è il consigliere provinciale Mattia Civico, che è tra i dirigenti del Pd più vicini alle figure degli aspiranti candidati alla presidenza, Donata Borgonovo Re e Luca Zeni.
 «È ora che i nodi vengano al pettine - dichiara Civico - prima ancora del metodo di selezione del candidato presidente, diciamoci non solo verso dove, ma soprattutto come vogliamo camminare insieme».
 Consigliere Civico, qual è la critica di fondo che lei ed altri chiedete al Pd di affrontare su come la vostra giunta ha governato il Trentino in questi anni e per la quale ritenete necessario un cambio di rotta?
 Più che la buona amministrazione, la bontà dei programmi e la continuità di entrambe le cose, la solidità della coalizione, vi è da indagare la dimensione delle dinamiche di potere che hanno accompagnato queste scelte. Questo oggi necessità una riflessione ulteriore e, a mio parere, una qualche discontinuità.
 Per questo secondo lei non sarebbe andato bene Pacher come candidato presidente? È contento che abbia confermato la sua indisponibilità?
 Un evento nuovo è affiorato e per me è stato un elemento chiarificatore: Pacher nel ribadire la sua indisponibilità ha fornito un tassello in assenza del quale mi risultava impossibile comprendere le reali motivazioni al suo passo indietro. Ci sono nodi politici, ha detto, non affrontati, che riguardano il giudizio non unanime sugli ultimi 15 anni di governo. È vero. 
 Pacher si riferiva al Pd. Lei pensa che in realtà abbia detto no a Dellai più che al Pd?
 Non sono nella testa di Pacher, ma non escludo che si sia tirato indietro proprio perché non voleva rappresentare la continuità con questo esercizio del potere che ha visto da vicino.
 Può farci qualche esempio di queste dinamiche di potere che volete cambiare?
 In questi anni abbiamo condiviso orientamenti, indirizzi, contenuti dell'azione di governo. Personalmente non è su questo piano che sento l'esigenza della discontinuità. La contraddizione che abbiamo vissuto, e che penso tutta la coalizione abbia in modi differenti vissuto, è fra il carattere certamente innovativo e riformista delle scelte che abbiamo fatto e in alcuni casi la profonda conservazione con cui sono state realizzate. Posso fare tre piccoli esempi che conosco da vicino, essendomene occupato.
 Quali sono?
 Primo, la progettazione e realizzazione del Not-Nuovo ospedale di Trento (contestata anche dalle opposizioni, oggi ci sarà un consiglio straordinario sul tema, Ndr). Abbiamo condiviso la necessità di farlo, abbiamo preso atto e quindi difeso la sua collocazione, abbiamo presidiato il tema della finanza di progetto e della sua declinazione. Fin qui nessuno può dire che ci siamo opposti o che abbiamo ostacolato. Ma è evidente che l'iter di assegnazione e le sovrapposizioni nelle fasi di predisposizione del bando e valutazione dei progetti poteva essere affrontata in maniera più trasparente. Sarà anche tutto corretto dal punto di vista formale, non ne dubito, ma, ripeto, si poteva essere più evidentemente trasparenti.
 Gli altri due esempi?
La Medical School. Che il Trentino possa e debba investire nella formazione sanitaria è fuori dubbio. Che si debbano e possano promuove corsi di specializzazione e la sinergia nell'ambito dell'Euregio mi pare non solo opportuno ma condiviso. Quello che è incomprensibile è che per realizzarlo si coinvolga l'università di Firenze, contro ogni logica, invece che mettere a sistema le risorse interne e presenti sull'asse Verona- Innsbruck, nel quadro euroregionale, mettendo in campo lo strumento del Gect. Il terzo esempio è la protonterapia. Nessuno di noi può mettere oggi in discussione questo investimento. A fine anno l'edificio e la tecnologia saranno collaudate e messe a disposizione dell'Azienda sanitaria. Quello che ho sempre contestato è la modalità di realizzazione, con poca permeabilità con il sistema sanitario provinciale. Anche in questo ultimo caso la contestazione era sul piano delle modalità concrete per la reale attuazione di quanto abbiamo condiviso.
 Vede dietro questi casi una gestione del potere poco limpida?
 Personalmente penso che il Pd debba essere forza di governo, in continuità con i programmi e le scelte fatte, nella capacità di ripensare e ridefinire le priorità, ma in discontinuità con alcune evidenti distorsioni che la politica ha esercitato con il suo potere. Non penso che le primarie siano l'unico strumento per dirimere questo tema. Può essere certamente più il simbolo della sfida che abbiamo di fronte. Se non affrontiamo questo tema, possiamo parlare a lungo di regole, di primarie e di percorsi di selezione, ma la vera questione rischia di essere elusa. La conferma di dirigenti in pensione, la allergia verso la trasparenza nel processo di nomina nelle società partecipate sono state il segno di una resistenza a superare alcune dinamiche che non sono salutari per la nostra comunità.


Zeni: «Fatte scelte discutibili», "L'Adige", 10 maggio 2013

Luca Zeni, capogruppo del Pd in consiglio provinciale e aspirante candidato alle primarie per la leadership del centrosinistra, si riconosce molto nelle parole espresse dal consigliere Civico su un'esigenza di discontinuità nel modo di fare politica e gestire il potere, ma smussa gli spigoli e invita a leggere le critiche «non come un'accusa, ma un'analisi per migliorare».
«Il sistema istituzionale trentino - osserva Zeni - oggi prevede una forte separazione tra legislativo ed esecutivo, e questo comporta una dialettica in parte fisiologica. La centralità dell'esecutivo ha portato a far sì che le decisioni della giunta non siano soltanto una applicazione dei principi condivisi, fissati nelle leggi e negli atti di indirizzo del consiglio, ma diventino un luogo di forte decisione politica. Questo non è un giudizio, è un dato di fatto».
E più nello specifico, Zeni aggiunge: «Così come è innegabile che il forte carisma di Dellai ha accentuato questa centralità dell'esecutivo come luogo delle scelte politiche. La maggior parte di alto o altissimo profilo, altre più discutibili. Gli esempi possono essere molti (nomine, politica economica, banda larga, protonterapia) ma questa non va vissuta come una accusa, ma come una analisi che ci permetta di migliorare per il futuro; è in quella direzione che dobbiamo essere proiettati».
Insomma, Zeni fa proprie le osservazioni di Civico e affronta questo «nodo» sul quale il consigliere provinciale ha invitato tutto il Pd a fare una riflessione.
«Credo - sostiene Zeni - che quello che deve interessare ora al Pd, che si propone per governare il Trentino nei prossimi anni, è che la nostra vocazione, la nostra stessa ragione sociale, è il volere una politica aperta, condivisa, partecipata, trasparente. Probabilmente la scelta di aver eliminato la incompatibilità tra consiglieri e assessori favorirà il dialogo e la condivisione, e la prossima giunta dovrà essere una squadra aperta, che in maniera trasparente coinvolge i cittadini nelle scelte».


Pacher definisce «una cretinata» l'interpretazione data sul suo addio, "L'Adige", 10 maggio 2013
«È una interpretazione bizzarra, in sostanza una cretinata». Il presidente della Provincia, Alberto Pacher, senza troppi giri di parole bolla come cretina la lettura data ieri sull' Adige  dal suo compagno di partito Mattia Civico, alla sua decisione di ritirarsi dalla politica alla fine della legislatura rifiutando di candidarsi come leader della coalizione alla presidenza della Provincia. Ma preferisce non aggiungere altro, ritenendo esaustiva la risposta.
Il consigliere provinciale del Pd aveva infatti dichiarato: «Non escludo che Pacher si sia tirato indietro proprio perché non voleva rappresentare la continuità con questo esercizio del potere che ha visto da vicino». A questa deduzione Civico sarebbe arrivato perché ha spiegato: «Pacher nel ribadire la sua indisponibilità ha detto che ci sono nodi politici non affrontati che riguardano il giudizio non unanime sugli ultimi 15 anni di governo. È vero». Civico l'aveva valutato come un elemento chiarificatore delle reali motivazioni.