"L'Adige", 9 maggio 2009
Tanja Vukic , classe 1976, è stata eletta in consiglio comunale con «Mezzolombardo democratica» e sarà la prima donna straniera a sedere sui banchi del consiglio.
Con tutta probabilità potrebbe assumere anche qualche delega, qualora il centro sinistra vincesse al secondo turno. La sua storia è la vita di una ragazza di Belgrado che si è trovata d'improvviso «grande», allo scoppio della guerra, nei primi anni '90, che ha sconvolto il suo paese, creando morti e poi odio e rancore. Oggi è sposata, mamma di due bambini e ricorda con commozione il distacco dal suo paese e i problemi incontrati. «Nel 1993 in agosto - racconta - i miei genitori si sono presi due settimane di ferie dai rispettivi lavori: c'era la possibilità di andare a raccogliere le mele in Trentino. Dovevano fermarsi due settimane». «A casa - ci rivela Tanja - conservo un biglietto da 500 miliardi, con il quale si poteva acquistare un kg di pane in quel tempo di guerra». Le due settimane si trasformano prima in due mesi e, poi, nella decisione di trasferirsi definitivamente. «Con mamma e papà si sono trasferiti prima mio fratello e mia sorella. Io sono arrivata nel 1995, dopo aver terminato le superiori». Il primo impatto con il paese di Mezzolombardo è traumatico. «Non sapevo mettere insieme una frase - si racconta - il primo giorno, mia sorella prima di andare a scuola, mi scrisse un biglietto che feci vedere alla commessa di un panificio del paese, per farle sapere quanti e quali panini volevo comprare. Una volta dissi ad una vicina che "Devo lavatrice i capelli" e capii dalla sua espressione che questa frase le aveva messo buonumore!». Tanja, però, non si è mai persa d'animo. Si iscrisse all'università e, dopo l'inizio un po' travagliato, riuscì a ingranare: nel giro di due anni superò 10 esami, fra i quali Storia del Trentino. Nel 1999, un altro trauma: le bombe della Nato cadono su Belgrado. Ancora immagini di dolore, di morte, di disorientamento. Ma Tanja poteva contare non solo sui propri genitori ma anche sulla sua nuova famiglia: si era sposata e aveva messo al mondo due bambini. Oggi la donna parla come una trentina doc. La ragazza impacciata del «Devo lavatrice i capelli» è lontana ma la vicinanza verso i tanti migranti, costretti a lasciare la propria terra per un futuro migliore, è forte. «Quello che bisognerebbe capire è che tutti abbiamo bisogno degli altri, perché insieme possiamo costruire qualcosa di solido per i nostri figli, nel rispetto reciproco delle proprie tradizioni, della propria provenienza e dei propri pensieri. La fatica quotidiana è la stessa per tutti, i problemi e i pensieri ci accomunano; cerchiamo di fare in modo che anche la gioia e la felicità del vivere possano essere condivise!».