Provincia, Nicoletti si chiama fuori

Alberto Pacher garantisce che oggi non ci saranno sorprese. E che quindi il suo no a una ricandidatura, come leader della coalizione, è destinato a restare tale. Di certo non sarà l’unico argomento di discussione, quando nel pomeriggio incontrerà Michele Nicoletti, il segretario del Pd cui l’assemblea del partito ha affidato l’incarico di “sondare” l’attuale governatore, per poi riferirne lunedì prossimo allo stato maggiore democratico. Un appuntamento a cui il Pd si sta avvicinando in un clima di tensione crescente.
P. Morando, "Trentino", 4 maggio 2013

Soprattutto dopo che Giovanni Kessler ha gettato sul tavolo l’ipotesi di una candidatura dello stesso Nicoletti: presentata come opzione istituzionale per ricompattare il partito ma, dicono i critici, in realtà mossa estrema vista le scarse chances dei vari Zeni e Borgonovo Re. Per sbarrare quindi la strada con più efficacia a un possibile ripensamento dello stesso Pacher e, in subordine, a una candidatura dell’assessore Alessandro Olivi. Nicoletti ieri ha chiarito che si tratta di un’ipotesi «che non ha alcun riscontro nella realtà: l’ho appresa dai giornali, ma è del tutto incongrua rispetto al cammino che abbiamo fissato in assemblea». Sgombrato così il campo, Nicoletti non si sbilancia comunque circa la posibilità di riuscire a far cambiare al presidente della Provincia: «Il mandato che ho ricevuto è quello di cercare una candidatura unitaria, a partire da Pacher, per poi renderne conto al partito. Ed è ciò che farò».

A esporsi maggiormente è invece Olivi. Secondo il quale «non è stata una buona mossa quella di chiedere ora a Pacher quello che aveva già chiarito lo scorso ottobre». Cioè l’indisponibilità ad accettare di guidare un partito diviso e rissoso. E in larga parte più propenso a ragionare sui nomi piuttosto che sui programmi. Comunque sia, assunto questo impegno da parte dell’assemblea, «il confronto con Pacher si deve svolgere senza che vi siano ulteriori interferenze: non credo all’ipotesi Nicoletti, l’uomo ha un rigore e coerenza che gli fanno certamente capire che la gente non comprenderebbe un’operazione di questo tipo. E poi è stato appena eletto in parlamento. Ma soprattutto credo che una soluzione del genere sia l’opposto di quanto dovremmo fare: cercare cioè convergenze sostanziali su una proposta politica, attorno alla quale cercare poi persone in grado di interpretarla, in un’ottica di sintesi». Per Olivi, insomma, «candidature, autocandidature o addirittura patrocini rischiano di fare un male enorme al Pd: perché i cittadini che stanno fuori dagli apparati vogliono solo sapere se c’è una squadra coesa pronta ad assumersi responsabilità di governo». E per senza nominarlo, l’assessore lancia a Kessler un’accusa pesante: «C’è chi aumenta il numero delle proposte non per creare convergenze, ma per continuare a dividere. C’è chi guarda al governo del Trentino come a un obiettivo di corresponsabilità e chi invece è più interessato a posizionarsi all’interno della geografia del partito».