Nei circoli la protesta dei militanti. Ioris (Argentario): «Io non potrei restare» Brugnara (Povo): «Un abbraccio mortale». Ma c’è chi dice: «Bisogna provarci».
C. Bert, "Trentino", 27 aprile 2013
Il governo con il Caimano. L’inciucio impronunciabile. Il tradimento del Pd. Le espulsioni dei dissidenti. Nelle ore che precedono il varo del governo Letta, anche in Trentino la base democratica vive il suo travaglio, fa i conti con il principio di realtà, si interroga sulle possibili vie d’uscita. Anche nella sede del partito di via Torre Verde sono arrivate in questi giorni telefonate di militanti arrabbiati e delusi, ma non si sono viste le proteste di OccupyPd che stanno attraversando l’Italia contro le larghe intese.
Qualche commento su Facebook piuttosto, per ringraziare il segretario Nicoletti astenuto nella direzione nazionale che dava il via libera al governissimo: «Era il minimo che si potesse fare», scrive Enrico Flor. «Ha rispettato il mandato dei suoi elettori che escludeva accordi politici con il signor B.», risponde Daniela Filbier. «Io proprio non ce la faccio», si lascia andare Andrea La Malfa, giovane coordinatore del comitato Bersani alle primarie: «Abbiamo già dato col governo Monti, abbiamo già visto dove ci porta. Che cosa può cambiare oggi? La nostra gente è incazzata, giustamente incazzata. Si parla del compromesso sull’Imu ma sarà solo quello o ci sarà anche il compromesso sui destini personali di Berlusconi che ha 40 processi a carico? La battuta l’ha fatta La Russa, “noi per il Colle abbiamo una candidata, si chiama Salva Condotto”».
«La prospettiva - dice La Malfa - sarebbe un po’ diversa se si facesse un governo di scopo per 4 mesi, per affrontare alcune emergenze e approvare una nuova legge elettorale. Se invece si vuol fare anche la riforma costituzionale...». Monica Ioris, segretaria del circolo dell’Argentario, la sua l’aveva detta via Twitter già il 6 aprile: «Governo con il Pdl? No. Già sperimentato l'impraticabilità. Se accadesse, la mia esperienza nel Pd finirebbe. Definitivamente». Oggi confessa tutto il suo «dilemma etico», «perchè io sono una nativa Pd e in questo progetto ci credo ancora». «Ma la contrarietà a un governo insieme al Pdl non è più ideologica, è logica», «nel governo Monti siamo stati in coalizione 15 mesi e non abbiamo potuto realizzare nulla delle riforme necessarie. Il Pdl di oggi è sempre lo stesso, identico a 8 mesi fa. Cosa potremmo realizzare insieme? In queste ore vediamo già che il prezzo si sta alzando, c’è il ricatto dell’Imu. Così non è pensabile. Servirebbe un governo rapido che risolva i problemi dell’aumento Iva, che trovi i soldi per la cassa integrazione e gli esodati, ma poi si torni a votare». «La coerenza per me è un valore, se ci fosse il governissimo sarebbe impossibile restare, lo dico con grandissimo rammarico».
Dall’Argentario a Povo, la musica cambia poco. Michele Brugnara, neosegretario di circolo, è sulla linea Puppato. «Ne abbiamo parlato tra di noi, e vedere un esecutivo con tanti politici non ci pare proprio il caso. Meglio sarebbe un governo leggero, con un orizzonte limitato a 3-4 obiettivi precisi, una nuova legge elettorale e qualche intervento per il lavoro». «Capisco l’imbarazzo di quei parlamentari che tra pochi giorni dovrebbero votare un governo magari con Alfano e Schifani. Nella base c’è disagio, alcuni potrebbero anche lasciare il Pd. Parliamo di un centrodestra che chiede di abolire l’Imu come primo punto, che vuole Schifani al minisero dell’interno, che contesta la magistratura nei modi che abbiamo visto, che propone condono fiscale e condono edilizio. La nostra paura è che si perda solo tempo, in tanti pensiamo che quello con il Pdl si riveli un abbraccio mortale. Ed è brutto sentir pronunciare la parola espulsione verso chi non voterà la fiducia».
«Chiunque voti un governo con Alfano, Gelmini e Schifani tradisce il Pd come i 101 (i franchi tiratori che hanno affossato Prodi nella corsa al Colle, ndr). Non sarà espulso perchè poi non ci sarà più Pd», è la sentenza di Andrea Pradi, ala civatiana del partito. «Dalla campagna elettorale in poi abbiamo continuato a dire no. Un governo nato sul buonismo di Berlusconi non riuscirà a fare nulla, ad affrontare i veri nodi, sarà costantemente ricattabile da Berlusconi che certo non agisce per il bene del Paese». Pradi non nasconde le sue riserve sul presidente del consiglio incaricato: «Si è dimessa tutta la segreteria Pd tranne Letta. Io dico che il cambiamento passa per il ricambio delle idee prima che delle generazioni». Uscire dal Pd se ci sarà il governissimo? «La battaglia va fatta dentro, io nel Pd di Trento mi trovo bene, mi dispiacerebbe andarmene. Certo dipenderà da quello che succederà». Ma nelle file civatiane non tutti sono compatti per il no alle larghe intese.
Un’altra giovane del coordinamento cittadino Pd, Elisabetta Bozzarelli, del gruppo ProssimaTrento, ammette che «solo a nominare Berlusconi mi vengono i brividi». «Ma oggi, in un momento così critico, la sfida è cambiare questo Paese insieme, usando le forze migliori da una parte e dall’altra. Forse ce la facciamo, aspettiamo di vedere i nomi dei ministri. Anche i padri costituenti lavorarono insieme nella fase difficile del dopoguerra. Non possiamo stare sulle barricate, se siamo arrivati a questo punto è stata anche colpa nostra, dobbiamo dirlo, perché al disegno generale si sono mescolati i destini personali dei singoli». Apertura dunque. Come quella di Luciana Chini, vicepresidente dell’assemblea provinciale dei Democratici, bersaniana. «C’è da elaborare il lutto, certo. Nessuno avrebbe voluto questo, ma mi sembra che alternative oggi non ce ne siano. Sperando - sospira - che qualcosa di buono venga fuori». «Napolitano non scherzava, non possiamo fare i puri all’infinito, anche perchè puri non lo siamo. Non possiamo isolarci, Enrico Letta è pur sempre il vicesegretario del nostro partito. Una cosa mi auguro, che il compromesso con il Pdl sia incarnato da persone competenti e innovative». Poche ore per scoprirlo. E per provare a superare il dilemma «inciucio».