Ho apprezzato il taglio politico degli interventi del Sindaco e dell’Assessore Robol che hanno introdotto la relazione tecnica del Piano Urbano della Mobilità. Questo appuntamento segna anzi tutto un successo politico per il centrosinistra autonomista che governa la città. Dimostra coerenza di intenti e visione del futuro di Rovereto. Nell’estate del 2010 la Giunta ha messo in moto la macchina operativa che ci ha portati fin qui: quasi tre anni ci sono voluti per redigere questo strumento pianificatorio. Un plauso quindi a tutti, all’amministrazione, ai tecnici e alle commissioni urbanistica ed ambiente.
Marco Laezza, 27 aprile 2013
Il PUM è uno strumento innovativo per molti aspetti: non è un semplice piano del traffico, non è frutto di soli studi tecnici ed ingegneristici legati al traffico e alla sua gestione. Finora ci si è limitati a studiare il problema senza preoccuparsi delle dinamiche sociali e ambientali che il traffico e la mobilità portano con sé. Sociali perché pianificare la mobilità significa creare democrazia degli spostamenti, mettere tutti sullo stesso piano, fasce deboli in primis, predisporre lo spazio per le relazioni, per lo svago, per l’aggregazione. Ambientali perché pianificare il traffico significa anche ridurre l’inquinamento atmosferico, migliorare la salute e aumentare la sicurezza di tutti (pedoni, ciclisti e automobilisti che siano).
Come la storia dell’urbanistica mondiale c’insegna, nell’ultimo secolo si è passati da una concezione del piano e della figura del tecnico come esperto che calava dall’alto le scelte, una sorta di “deus ex machina”, di cui bisognava fidarsi ciecamente. I numerosi errori di questo approccio, visibili soprattutto nella nostra realtà italiana, hanno portato a ridefinire le regole della pianificazione: si è passati ad una pianificazione strategica, multi-settoriale, multi-disciplinare, che coinvolge un team di competenze diverse in sinergia tra loro. Anche dal punto di vista ambientale si sono fatti molti passi avanti: prendiamo il nostro Trentino. Nel 1967 nasce il primo piano territoriale italiano, il PUP di Samonà, che delinea il futuro sviluppo del territorio trentino, tra città e montagna. Nel 1987 si capisce che è importante l’attenzione alle problematiche ambientali e con il piano di Mancuso, anche grazie all’aumento dei dati demografici e ambientali a disposizione della Provincia, si rivoluziona il modo di pianificare.
La pianificazione strategica presuppone un metodo scientifico di base, ha l’obiettivo di produrre uno strumento di supporto alle decisioni.
Il PUM è figlio dunque di questa pianificazione strategica, un piano aperto a qualsiasi strada. Prevede una pianificazione di breve, di medio e lungo termine, e non è ideologico. Non esclude le ipotesi che negli anni sono passate sui tavoli degli uffici tecnici del Comune, ma ne produce anche di nuove, in coerenza con la pianificazione regolatrice generale: valuta tutte le soluzioni e le indirizza, partendo dal presupposto che se non si conosce il contesto in cui si inseriscono è difficile valutarne l’efficacia diretta sul traffico e sulla salute dei cittadini.
Il PUM risponde alla forte domanda di fluidificazione del traffico cittadino, un problema che è molto sentito e che nessuno ha intenzione di sottovalutare, né di nascondere. Il PUM è un’istantanea dell’esigenza dei roveretani: non potrebbe essere altrimenti dato che alla base c’è un attento processo partecipativo, che sonda le abitudini dei cittadini. L’operazione di ascolto sociale sovrappone il percepito al tecnico, come ben ha detto l’Assesore, ed è qui la vera differenza tra piano del traffico e piano della mobilità.
Da qui bisogna partire: le abitudini fanno parte della nostra vita quotidiana, vanno rispettate, ma vanno anche limate, smussate, facendo capire che ci sono anche altri modi per spostarsi e mettendo tutti nelle condizioni di scegliere. Allo stato attuale le abitudini sono A, B e C. Quando cambieranno e diventeranno E, D ed F, allora il PUM avrà bisogno di un aggiornamento e di un miglioramento, previsto anche dalla VAS. Questo è lo spirito per cui è stato ideato questo piano.
Gli spostamenti brevi verso il centro storico, ad esempio, che noi roveretani siamo abituati a fare in auto, si possono percorrere anche a piedi, realizzando una ZTL diffusa, che valorizzerebbe anche il nostro patrimonio artistico e commerciale. Certo c’è bisogno di un adeguato sistema di parcheggi a corona del centro storico. Ecco che il PUM non è solo un piano che si occupa di traffico, ma anche di sosta.
La pianificazione della mobilità si inserisce in un quadro d’insieme che comprende il PAES, il PRIC e il futuro Piano sociale, come ho detto poche settimane fa per il Bilancio previsionale. C’è un disegno ben preciso, dei principi valoriali ben concretizzati. Apprezzo molto anche la volontà del Comune di collaborare al piano della mobilità che la Comunità di Valle sta preparando assieme ai tecnici preposti. Rovereto è uno snodo intercomunale importantissimo e il ragionamento non si può concludere con il PUM cittadino, che a maggior ragione è aperto anche a questo tipo di ragionamento. Sta poi alla politica decidere: il PUM non è una bacchetta magica che risolve i problemi. Delinea alcune strade percorribili e ne valuta l’efficacia. Sta poi al decisore mettere in campo le soluzioni che più ritiene corrette, senza avere la presunzione di avere in tasca la soluzione definitiva e risolutiva.