In direzione nazionale, il segretario del partito trentino (come Bindi e Puppato) voleva il via libera a un governo solo tecnico, come quello di Monti, senza esponenti Pd.
L. Patruno, "L'Adige", 24 aprile 2013
Oggi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affiderà l'incarico per la formazione del governo a una persona scelta da lui e i nomi più gettonati restano quelli di Giuliano Amato o Enrico Letta; o comunque di una personalità di esperienza politica e caratura internazionale, anche se soprattutto nel Pd c'è chi preferirebbe una figura esclusivamente tecnica, opinione non condivisa dal capo dello Stato deciso a richiamare i partiti a una loro responsabilità piena nel nuovo esecutivo. Difficile è anche un incarico a Matteo Renzi, il nome del sindaco di Firenze, che più d'uno ha lanciato ieri nel Pd per dare un segno di cambiamento (o per bruciarlo), ma anche con la prospettiva di un governo a breve termine, di pochi mesi, con voto a ottobre, prospettiva che Napolitano cerca di scongiurare per cercare invece di fare durare la legislatura.
La direzione nazionale del Pd, che ieri ha dato il via libera a un documento con cui il partito si impegna a «dare pieno sostegno al tentativo del presidente della Repubblica a giungere alla formazione di un governo» mettendo anche a disposizione «personalità utili a questo fine». Insomma, un governo con esponenti del Pd e non solo tecnici. Ma non tutti hanno condiviso la linea della maggioranza, visto che in 7 hanno votato contro e 14 si sono astenuti. Tra questi ultimi la ex presidente del partito Rosy Bindi e, da quanto si apprende, del segretario del Pd trentino, Michele Nicoletti , che avrebbero voluto che nel documento fosse posta la condizione del sì a un governo ma solo «di scopo e a bassa caratura politica». Il senatore trentino Giorgio Tonini e il deputato Gianclaudio Bressa hanno invece votato convintamente a favore di un governo politico. «Questa è la diretta conseguenza - sostiene Bressa - dell'elezione di Napolitano dopo la settimana orribile che abbiamo vissuto per responsabilità dei nostri parlamentari che per due volte hanno disatteso le decisioni del partito. Dopo essere andati a chiedere la disponibilità di Napolitano e sentito il suo discorso ieri, direi che non potevamo che decidere di conseguenza se non volevamo coprirci di ridocolo». Secondo Bressa inoltre: «Il Pd deve metterci la faccia nel governo perché dobbiamo assumerci le nostre responsabilità verso il Paese. Chi nel Pd non voterà la fiducia, si pone fuori dal partito perché la fiducia non è un voto di coscienza».
Nelle delegazioni dei partiti che hanno partecipato alle consultazioni del presidente Napolitano c'erano ieri anche Lorenzo Dellai , come capogruppo dei deputati di Scelta Civica, e Vittorio Fravezzi , vicepresidente del Gruppo per le autonomie del Senato. Dellai, che è uno degli sponsor della prima ora del Napolitano bis, si augura che possa nascere un governo che riesca a durare il tempo sufficiente per fare le riforme, come quella costituzionale (semipresidenzialismo, dimezzamento dei parlamentari, Senato delle Regioni), almeno uno-due. «Noi - dice Dellai - non abbiamo messo veti né fatto nomi perché ci rimettiamo al presidente Napolitano che sa cosa fare. Ci auguriamo che si possa dare vita a un governo che duri e non per adottare solo misure simboliche, come operazione simpatia, e con queste andare alle elezioni ad ottobre». Il senatore dell'Upt, Vittorio Fravezzi, per la prima volta, (un mese fa era toccato a Franco Panizza) ha partecipato alle consultazioni insieme a Riccardo Nencini (Psi) e Karl Zeller (Svp) per il Gruppo per l'autonomia. «Aderiamo con convinzione e per senso di responsabilità - ha dichiarato il gruppo dopo l'incontro - agli sforzi che sta compiendo il presidente Napolitano per dare il prima possibile un Governo a questo Paese».